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Divertente e un po' sconsolante - Tracciato perfetto per il ciclismo a tre quarti

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La Vuelta a España entra ufficialmente nel suo 75esimo anno di vita. Lo fa con la cerimonia di presentazione dell'edizione 2010, un'edizione che partirà da Siviglia sabato 28 agosto e si chiuderà come di consueto a Madrid, domenica 19 settembre, due settimane prima della prova mondiale di Melbourne.
E questo è un riferimento non certo casuale, visto che negli ultimi anni gli organizzatori della corsa spagnola si sono molto regolati in rapporto alla corsa iridata. Siccome nel 2010 il Mondiale sarà pianeggiante, e quindi non coinvolgerà - presumibilmente - quelli che possono essere i protagonisti della classifica di un grande giro, Unipublic è tornata un po' a osare nella terza settimana, evitando lo scialbo scemare delle ultime tappe che (allo scopo di dissuadere dal ritiro vari campioni, e di evitar loro fatiche bibliche in vista del più importante appuntamento iridato) da un po' di tempo era diventato una sorta di marchio di fabbrica della Vuelta.
Dal penultimo sabato alla passerella madrilena troviamo infatti, in 7 tappe (intercalate dal riposo l'ultimo martedì), tre arrivi in salita e una lunga cronometro, ovvero le quattro frazioni più rilevanti dell'intero percorso. Il che, a livello di pathos e di incertezza, rappresenta senz'altro un punto a favore per il tracciato. Il resto però lascia spazio a qualche perplessità. La Vuelta compie 75 anni, abbiamo detto. Come dire tre quarti di secolo; e la sensazione che rimane dopo aver guardato il disegno dell'edizione 2010 è, per l'appunto, di un tre quarti di qualcosa: tre quarti di ciclismo, se vogliamo.
Appena due frazioni toccheranno o supereranno la lunghezza di 200 km (l'undicesima, arrivo di Andorra, e la 19esima a Toledo). E una sola volta si salirà oltre i 2000 metri di quota (alla Bola del Mundo, penultima frazione). Come se il ciclismo che conosciamo non si fosse sostanziato, nei decenni, attraverso quei tapponi dei grandi giri con salite importanti una dietro l'altra e chilometraggi rilevanti. Niente di tutto questo ci ritorna da troppi dei percorsi degli ultimi anni (non solo della Vuelta, sia chiaro).
Ma del resto di tendenza in atto ce n'è anche un'altra, rintracciabile nella scarsa propensione dei protagonisti in gara a tentare azioni di ampio respiro, attacchi da costruire su più colli, voli di fantasia prima ancora che di gambe. E allora gli organizzatori forse iniziano ad adeguarsi a ciò, moltiplicando le salite brevi e secche, le rampe su cui tutto si consuma nell'arco di 5-6 chilometri, possibilmente poste solitariamente nel finale di giornata. Più o meno rispondono a questo identikit le salite (e relative tappe) di Valdepeñas (4a frazione), Cresta del Gallo (6a), Xorret del Catí (8a), Rat Penat (10a), Peña Cabarga (14a). Cinque frazioni in cui un Valverde (non sarà anche che l'hanno disegnato pensando a lui, questo percorso?) potrà esprimere il meglio di sé, ma in cui non sarà pensabile vedere distacchi pesanti tra gli uomini di classifica.
A fronte di queste tappe di media montagna, a cui vanno aggiunte le frazioni di Málaga (la 3a, col lungo Puerto del León da affrontare due volte, l'ultima a meno di 30 km dal traguardo) e di Andorra (11a, un arrivo in quota che però non promette sfracelli), si stagliano le tre frazioni che citavamo più su, quelle che rischiano di dare un indirizzo incontrovertibile alla Vuelta 2010: la 15a, arrivo ai ben noti Lagos de Covadonga, salita secca preceduta da oltre 150 km di pianura, domenica 12 settembre; la 16a, il giorno dopo, tre scalate abbastanza difficili (benché di poco sopra i 1000 metri d'altitudine) come il San Lorenzo (a 78 km dall'arrivo), la Cobertoria (a -38) e il Cotobello, inedito scenario d'arrivo, ascesa di 10 km con pendenza media dell'8% e rampe al 12; e infine la 20a, alla Bola del Mundo, che non è altro che la prosecuzione dell'insipido Puerto de Navacerrada, tre chilometri che presentano tratti al 12,5% e che metteranno i titoli di coda sulla prossima Vuelta.
In definitiva, contando anche le due cronometro (la prima a squadre, in notturna, all'apertura a Siviglia, 16,5 km di passerella; la seconda a Peñafiel, 46 km a quattro giorni dalla conclusione madrilena), arriviamo a una decina di tappe in cui qualche movimento in classifica potrà esserci, in cui attendersi che succeda qualcosa, ma in cui spesso non attendersi comunque che succeda chissacché. Comunque e in definitiva, il disegno è sicuramente più intrigante di quello del 2009, ma anche di quello del 2008, se vogliamo; sono i presupposti del grande ciclismo ad essere al ribasso. Ma di questo fatto, anche volendo, Unipublic e la Vuelta non possono essere considerati responsabili.

Marco Grassi    



Una señorita di 75 anni - La Vuelta 2010 tappa per tappa

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