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Cronosquadre alla Carabobo - Chacón primo leader. Rujano a 9"

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Dopo le numerose difficoltà ed incomprensioni della vigilia, e con un orecchio rivolto alle drammatiche notizie provenienti da Haiti, la Vuelta al Táchira ha finalmente ripreso il proprio cammino - tra qualche novità e molti punti fermi - da dove s'era convulsamente interrotto il 17 gennaio scorso, ossia dal suo epicentro geografico, politico e ciclistico naturale: San Cristóbal.
La prima costante che non si può far a meno di rilevare, anche a costo d'essere ripetitivi, è l'ennesima straordinaria dimostrazione di attaccamento della gente a questa manifestazione. Se un anno fa le aspettative dei comunque numerosi spettatori accorsi per il circuito conclusivo, che in un primo tempo si concentravano unicamente sul possibile ritorno al successo del figliol prodigo Rujano, furono felicemente disattese da un colpo di mano - a suo modo indimenticabile orchestrato - dai beniamini della Lotería del Táchira (riaccendendo sopiti entusiasmi da troppe edizioni di incomprensibili disfatte e dominio "straniero"), la partecipazione di massa di ieri tra le "avenidas" della città del Mondiale 1977 (vinto da Francesco Moser) è stata quella della consapevolezza di aver finalmente ritrovato al proprio posto tutti i tasselli per godersi un grande spettacolo, corridori di casa compresi. Una presenza ad ogni modo ordinata nonostante, come vi anticipavamo, un sistema di sicurezza raccogliticcio, che per diatribe meramente politiche non conta sul tradizionale appoggio di Esercito e Guardia Nazionale (sono presenti comunque le forze di polizia locale).
Un elemento di parziale novità invece è il reinserimento della cronosquadre (di 15 km circa nella fattispecie) nel percorso della Vuelta, a ragion del vero più una necessità che una scelta degli organizzatori, per non paralizzare eccessivamente il traffico della capitale (come sarebbe potuto accadere con una prova individuale).
Un esercizio - quello della cronosquadre - che in Sudamerica però, ed in particolare nelle regioni andine, presenta per svariate ragioni (logistiche in primis) alcuni risvolti paradossali, perché se è pur vero che i team dei favoriti sono perfettamente equipaggiati per offrire una buona immagine complessiva di loro stessi in una prova di questo tipo e suscitare interesse tra i magari non esigentissimi appassionati, praticamente tutte le altre squadre partecipanti corrono senza alcun supporto aerodinamico, fornendo uno spettacolo di compattezza e tecnologia certamente non di livello apprezzabile, talvolta sconfinante nell'indecoroso per gli standard europei.
Passando alle considerazione prettamente sportive della giornata (da considerarsi positiva ad ogni modo), il successo del Gobierno de Carabobo si potrebbe nuovamente inquadrare come una situazione costante, in quanto la squadra in questione non fa altro che confermare la vittoria ottenuta dall'estroso velocista Ubeto nella frazione inaugurale di un anno fa. Una squadra, quella che rappresenta lo stato costiero di Carabobo, che andrà anche di fretta - essendo oltrettutto partita per prima - ma che presenta nelle proprie fila delle discrete individualità, a partire da quel José Chacón che oggi vestirà la maglia di leader; 32enne tachirense, capitano designato ed in quanto tale primo a tagliare il traguardo, con i suoi 3 Giri del Venezuela in bacheca, 5 titoli nazionali e 1 continentale a cronometro, una partecipazione alle Olimpiadi (Atene 2004) e 14 nella corsa di casa con 10 tappe vinte (di cui ora 2 cronosquadre), Chacón, che rientrava da un rovinoso infortunio occorsogli allo scorso Tour de Guadeloupe e che l'aveva costretto a tre mesi di lontananza dalla bicicletta, è da considerarsi senz'altro uno dei corridori più esperti, completi e combattivi dell'intero panorama ciclistico locale degli ultimi 10 anni. Tra i compagni che hanno contribuito a raggiungere l'importante obbiettivo, oltre ad un "consumado rodador" abituato al vento in faccia come Jhon Navas, lo sprinter Ubeto per l'appunto, l'ex-Cinelli Juan Torres ed i meno conosciuti Alvaro Torres e Daniel Medina, vale la pena menzionare due giovani pistard molto promettenti come Yosvang Rojas (rivelazione dell'ultimo Giro del Venezuela) ed il 18enne larense Carlos Linares, entrambi fondamentali con il loro apporto (in particolare nella prima metà di percorso) per far registrare il miglior tempo finale di 17'48".
Al secondo posto, fermando i cronometri con un tempo superiore di 5 secondi soltanto a quello del Gobierno de Carabobo, si è piazzata la Lotería del Táchira del campione uscente Ronald González, con una prestazione non eclatante ma comunque di confortante compattezza (al traguardo a pieni effettivi). Un'omogeneità ed un'amalgama del gruppo pazientemente cucita nelle ultime stagione da Roberto Sánchez, nonostante i vincitori di 4 edizioni complessive in organico, che sarà senz'altro il valore aggiunto su cui la squadra di casa potrà contare nelle prossime frazioni. Completa "soltanto" il podio a 9", nonostante gli ambiziosi proclami del loro "pittoresco" tecnico, la Gobernación del Zulia di Rujano e del "Gato" Manuel Medina, assieme al "lotero" Noel Vásquez, in corsa per la terza corona tachirense. Una prova discreta, causata principalmente dell'assenza dei suoi migliori passisti (Victor Moreno e l'ex Diquigiovanni Richard Ochoa), ma ciononostante sintomatica di tenacia e superiore resistenza dei singoli, in quanto unica squadra capace di invertire la tendenza nella seconda metà di gara.
Tra gli sconfitti di giornata - anche se gli sbarramenti stabiliti per ogni piazzamento delle squadre li salvano almeno parzialmente per la classifica generale - si possono annoverare i colombiani Gregorio Ladino (1° classificato dell'UCI America Tour 2008-2009) e Fernando Camargo (vincitore in novembre del Giro dell'Ecuador), quarti a 20" con la continental Boyacá Orgullo de América; il merideño José Alarcon (maglia gialla fino all'ultimo circuito un'anno fa) della Sumiglov a 30" e Yonathan Monsalve (3° a sorpresa nel 2009), in corsa con i colori del team élite-under 23 italiano GS Mastromarco - con i tecnici Carlo Franceschi e Giuseppe Di Fresco che hanno portato gli italiani Leonardo Bonifazio, Samuele Galligani, Matteo Mammini, Mirko Piccioni, Emanuel Roberti, Antonio Santoro e Marco Sesti in supporto al corridore autoctono - a 45".
Un altro protagonista della scorsa edizione, Juan Murillo della Gobernación del Zulia, perde oltre due minuti per motivi non ancora chiarissimi, che ci riserviamo di appurare nei prossimi giorni.
Oggi e domani vi saranno le uniche opportunità che questa Vuelta al Táchira riserva concretamente alle ruote veloci. I capitani rimarranno sicuramente ben coperti in gruppo, risparmiando energie ed evitando cadute, cercando di interpretare le proprie sensazioni in attesa che con le prime salite tutti i dubbi vengano spazzati via, e che per il pubblico si accenda lo spettacolo.

Nicolò Fassan

 

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