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Valverde quasi a dama - Ale difende e rilancia. Vince Cobo

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Si può trovare il modo di vivere la giornata pressoché perfetta restando ancora a bocca asciutta con le vittorie di tappa? Evidentemente sì. Non poteva desiderare giornata migliore (a parte il tempo) l'Alejandro Valverde forse più insolito di sempre, che con una condotta di gara impeccabile, compagni di squadra al posto giusto nel momento giusto e costretti a mollare solo allo stremo delle forze, e quel giorno di crisi che questa volta non si è mai materializzato, ha di fatto messo una più che seria ipoteca su quella che è destinata a diventare la prima vittoria in un grande giro della carriera.
Una giornata pressoché perfetta dicevamo perché il destino gramo sottoforma di dolore insopportabile al ginocchio malconcio ha posto fine a tutte le speranze di vittoria e di podio di Robert Gesink. Niente da fare, a volte una corsa a tappe può vedersi compromessa nella tappa più insignificante del lotto, a dimostrazione dello stress che accompagna i cosiddetti "uomini di classifica" nell'arco di venti giorni. Può scapparci il ventaglio o anche semplicemente una caduta che si rivela più dolorosa del previsto; e se ieri la giornata di semivacanza del plotone aveva contribuito a salvare capra e cavoli, quest'oggi per l'olandesino della Rabobank, rivelatosi zanzara più che fastidiosa al pari di Mosquera (curiosamente anche compagno di sventura nella strada verso Talavera de la Reina, ma con cui la sorte è stata molto più benevola), si è capito subito che le cose si sarebbero messe male: staccato già sulla seconda salita di giornata, il Puerto de la Morcuera, con ancora più di 60 km di tappa da percorrere, è riuscito a limitare parzialmente i danni, scollinando con 38" di ritardo e rientrando nel lungo tratto di discesa e leggera salita verso la seconda ascesa al Navacerrada.
Appena iniziata la salita finale però luce spenta, il conforto dei compagni di squadra ad alleviare la sofferenza ma un fardello di 4'44" accusati sul traguardo, che significano ora un 6° posto nella generale a 5'30" dal murciano.
Giornata pressoché perfetta per Valverde, lo ribadiamo, anche per il fatto di aver messo in cascina un bel gruzzoletto di abbuoni (16" tra arrivo e l'ultimo sprint bonificación, posto lungo la seconda ascesa del Navacerrada) e pazienza se a circa 2700 metri dal traguardo si è consumata la rinascita di Juan José Cobo, involatosi a conquistare la seconda vittoria stagionale ed il secondo successo in un Grand Tour, dopo quello ottenuto a Lourdès Hautacam nel Tour 2008, corsa che in pratica fu l'inizio dei tormenti, per via delle note vicende della Saunier Duval quando lo spagnolo pedalava al massimo della forma.
Non restano quindi che da citare altre due variabili per completare il quadro idilliaco dell'Embatido: un Samuel Sánchez che ha provato a fare la voce grossa in discesa ma vuoi per il bagnato, vuoi per una strada ben poco tecnica nella seconda parte, non è riuscito a fare la cosiddetta differenza ed in più si è visto superato anche da Evans nello sprint per il secondo posto, con 8" che sono quindi finiti in cascina all'australiano, anche oggi parzialmente infastidito da un guaio meccanico (a cui si è rimediato con prontezza questa volta) sull'ultima ascesa; un Ivan Basso che, soprattutto con il lavoro effettuato dal suo team con la partecipazione della Silence sulla Morcuera per cercare di far fuori definitivamente Gesink, sembrava far presagire una voglia di battaglia sul Navacerrada ed invece? Niente di nuovo, nessun attacco pazzo, nessun atteggiamento scriteriato ma uno Szmyd a cui andrebbe eretto un monumento per l'abnegazione, e le consuete difficoltà in una discesa presa anche troppo indietro, difficoltà superata grazie a un percorso meno impegnativo negli ultimi 10 chilometri.
A questo punto ci si chiede: questo Basso ha dimostrato nuovamente che più di così non poteva fare oppure una volta fuori dai giochi Gesink la consapevolezza di farcela a salire sul podio è aumentata, nonostante un Evans distante appena 14" alla vigilia dell'ultima cronometro? Sarà, ma chi si aspettava spettacolo qualche mugugno adesso lo esternerà e vedremo se il gioco è valso davvero la candela.
La tappa odierna era partita di buona lena con attacchi nei primissimi chilometri di una decina di atleti (tra i quali anche Zubeldia e Moinard, posizionati tra i primi quindici della generale) che però non hanno trovato semaforo verde, finchè attorno al 25esimo chilometro Riblon, Vorganov e Daniel Martin (ancora irlandesi sugli scudi) hanno potuto finalmente prendere il largo, con un vantaggio massimo di 6'55" in vetta al primo passaggio sul Puerto de Navacerrada.
A quel punto la gara non ha regalato altri spunti se non un tempo da lupi, un Matteo Tosatto che ha deciso di far le valigie e tornare in Italia con qualche giorno in anticipo e il sopracitato primo cedimento di Gesink. Il vantaggio del trio è andato lentamente scemando grazie al gran lavoro di Euskaltel e Caisse d'Epargne, che a poco meno di 40 dall'arrivo ha ridotto il margine ad appena un minuto. Con la sorte dei fuggitivi ormai segnata si è visto solo qualche breve allungo con poca fortuna di qualche coraggioso (Kolobnev, Hoogerland, Martínez Acevedo, Moncoutié e Di Gregorio) ma a circa 30 dall'arrivo il plotone è tornato compatto.
È quindi iniziata la nuova ascesa al Puerto de Navacerrada, da un versante diverso dal precedente e con pochi chilometri realmente impegnativi, cosicchè appurata la defezione di Gesink, il primo a smuovere le acque è stato il veterano Cuesta, dopo circa 3,5 km di ascesa. Tentativo che dura neppure un chilometro, rintuzzato poco dopo l'ultimo sprint con abbuoni, quando qualcosa in testa si comincia a muovere, con un pimpante Antón a forzare l'andatura ed un ottimo Tiralongo in terza ruota. Il forcing del basco opera la prima scrematura ma è quando si porta in testa Szmyd che si comincia a far sul serio e davanti restano in dieci, vale a dire tutti i primi della generale (ad eccezione di Deignan, che però non va affatto alla deriva): Valverde, Basso, il sopracitato Szmyd, Sánchez, Cobo, Tiralongo, Mosquera, Evans e con più difficoltà i due compagni della maglia oro Rodríguez e Moreno.
Il ritmo del polacco, iniziato ai -4 dalla vetta, è sostenuto e non si registrano scatti nel drappello, tanto che il solo Sánchez cerca di anticipare il gruppetto in vista della discesa quando il ritmo cala, ma l'asturiano trova ancora sulla sua strada uno Szmyd eccezionale a rintuzzare. In prossimità della vetta parte Cobo ed è ancora un pronto Sánchez a muoversi, seguito ottimamente da Valverde, con entrambi a prendere di petto la discesa finale mentre Basso si fa sorprendere più indietro.
Detto che la discesa però non crea i dovuti danni, ai primi due della generale si riaccodano pian piano tutti, compreso Basso che rientra ai -9 dal traguardo. Con un Valverde leader ma anche ruota più veloce del gruppetto (che nelle ultime pedalate del Gpm aveva intanto perso il sostegno di Joaquím Rodríguez), lo sprint è inevitabilmente un suicidio ed è per questo che Mosquera (ai -5 e ai -3,5) e Tiralongo (ai -4) cercano di giocare l'anticipo ma vanno a cozzare contro uno straordinario Dani Moreno, che riporta tutti sotto. Lo sforzo del compagno della maglia oro è comunque notevole e bene fa J.J. Cobo ad accorgersene, partendo poco dopo lo striscione dei meno 3 all'arrivo.
Questa volta Moreno ammaina la bandiera e si lascia sfilare, lasciando ad altri l'onere di chiudere. Le curve finali favoriscono però l'azione dell'atleta della Fuji-Servetto nonostante un ottimo Tiralongo, 7° nella generale a 6'49" e che a questo punto forse una maglia per Mendrisio l'avrebbe meritata, provi l'inseguimento per vivere il sogno della prima vittoria da professionista. Nulla da fare però, sul siciliano chiude Sánchez mentre 2 secondi sono sufficienti a Cobo per esultare su Valverde che, come da pronostico, regola tutti gli altri con Tiralongo 7° e Basso 8°.
Dicevamo di un Deignan che non va alla deriva e difatti l'irlandese, arrivando 13esimo a 1'34" riesce a conservare la nona piazza nella generale mentre in chiave mondiale senza dubbio convincente la prova odierna di Breschel, che su un percorso sicuramente impegnativo per le caratteristiche del danese, accusa solo 2'51".
Domani ultima crono a Toledo e se Valverde può dormire sonni un po' più tranquilli, Sanchez (2° a 1'26"), Basso (3° a 1'45") ed Evans (4° a 1'59") si giocheranno presumibilmente i vari gradini del podio, visto che le non eccelse doti contro il tempo di Mosquera (5° a 2'11") non dovrebbero costituire un pericolo.

Vivian Ghianni

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