Paolini infila il secHondo - Eneco, Farrar ci ha preso gusto
- Coppa Bernocchi 2009
- Eneco Tour of Benelux 2009
- Acqua & Sapone - Caffè Mokambo 2009
- Barloworld 2009
- CarmioOro - A Style 2009
- Garmin - Slipstream 2009
- Lampre - N.G.C. 2009
- PSK Whirlpool - Author 2009
- Alessandro Proni
- Danilo Hondo
- Daryl Impey
- Enrico Gasparotto
- Enrico Magazzini
- Luca Paolini
- Mauro Finetto
- Mauro Santambrogio
- Nick Nuyens
- Stephen Cummings
- Tyler Farrar
- Yauheni Hutarovich
- Uomini
Se è vero che più indizi fanno una prova, dopo la giornata di quest'oggi Franco Ballerini nella sua già corposa lista di azzurrabili farà bene a cerchiare e non perdere d'occhio il nome di Luca Paolini.
Il comasco, già protagonista di un'ottima Tre Valli Varesine in cui aveva prima cercato l’anticipo e poi si era messo completamente al servizio di Francesco Masciarelli, è riuscito questa volta a far sua quella Coppa Bernocchi sfuggitagli nel 2006, quando dovette accontentarsi della piazza d'onore alle spalle di Napolitano ma soprattutto ha ancora ribadito, con una condotta di gara garibaldina ed al tempo stesso caratterizzata dal piglio di chi la sa lunga, la sua gran voglia di nazionale, lui che per l'ultima volta la vestì a Salisburgo nel giorno del primo trionfo di Paolo Bettini. Il fatto poi di aver ritrovato il successo dopo oltre quattro mesi (ultimo acuto ancora sulle strade lombarde, nell'ultima frazione della Settimana Lombarda in aprile), in cui c'era stato anche il tempo di salire sul gradino più basso del podio al campionato italiano, rappresenta probabilmente la miglior iniezione di fiducia per quest'ultimo scorcio di stagione, in cui nell'ideale "biglietteria" per Mendrisio sembra esserci più coda di quel che sembra.
Non si può poi non affermare che le ultime due edizioni della Coppa Bernocchi si siano rivelate meno scontate del previsto e se è vero che, come si dice spesso, la corsa la fanno i corridori evidentemente in futuro chi vorrà ancora portare le proprie ruote veloci sfrecciare a Legnano dovrà tener conto che una partenza pancia a terra e l'astuzia di qualche team manager, capace di inserire un bel blocco di atleti in avanscoperta non appena la quiete apparente in gara ha la sua conclusione, possono far si che i volatoni a ranghi compatti possano diventare ben presto un lontano ricordo col passare dei chilometri.
Proprio questo si è visto quest'oggi dove, dopo una partenza che più "a blocco" non si può (prima ora a cinquanta orari costanti nonostante la nuova giornata di caldo asfissiante), le prime schermaglie nate dopo il cinquantesimo chilometro, con i vari Cummings, Viganò, Santaromita, Fumagalli, Rossi hanno finito per stuzzicare la fantasia di più di un protagonista, cosicchè i battistrada sono diventati via via dieci, quindici, venti fino a divenire trentatre nel corso dei cinque giri del classico circuito fatto di strappetti vari con la celebre salita di Morazzone ormai conosciuta come "Piccolo Stelvio". La corsa dei velocisti più attesi, vale a dire Alessandro Petacchi (in cerca di rivincite dopo un Giro del Portogallo concluso a bocca asciutta e con il dilemma di un eventuale passaggio alla Lampre ancora in atto) e Danilo Napolitano (vincitore per tre anni consecutivi a Legnano), è praticamente morta lì con il divario ormai allargatosi a tre-quattro minuti mentre davanti era interessante notare come alla buona riuscita dell'azione abbia sicuramente contribuito la grossa rappresentanza di due squadre su tutte, vale a dire Barloworld (con Cummings, Thomas, Longo Borghini, Caccia e un Daryl Impey la cui presenza non può che far piacere riscontrare dopo i noti fatti) e Acqua e Sapone (che ha risposto con Andriotto, Paolini, Marzoli, Palumbo e Di Paolo). Mettiamoci anche un bel terzetto di CarmioOro (composto dall'enfant du pays Colli, Ventoso e Kocjan), un paio di Liquigas (Zaugg e Santaromita), un paio di Lampre (Gasparotto e Magazzini), un paio di Centri della Calzatura (Callegarin e D'Angelo), un paio di ISD (Proni e Mirenda, raggiunti poi anche da Visconti) e qualche atleta senza dubbio valido come Finetto (con Frapporti), Petrov e Hondo ed ecco che il menù di giornata è servito in tutta la sua completezza. Sui vari passaggi sul Piccolo Stelvio è Callegarin a fare la parte del leone ma nel corso del terzo giro è Zaugg a dare una bella stilettata a cui risponde prontamente Finetto, prima che sia Gasparotto a cercar di portar via l'azione nel corso della tornata successiva verso Gornate Olona.
Intanto Paolini mette alla frusta i suoi, col varesino Andriotto a scandire il passo in salita prima che Cummings piazzi il primo deciso allungo della sua personale giornata, in cui da vincitore uscente ha deciso che questa corsa va onorata al meglio in tutto e per tutto. Il britannico viene poi raggiunto ma riesce ad allungare nuovamente prima dell'ultimo giro del circuito della Valle Olona ed al chilometro 125, con 70 chilometri ancora da percorrere, si forma di fatto il gruppo di battistrada che finirà per giocarsi la corsa, se è vero che a Cummings si aggiungono un più che attivo Gasparotto (con un bravissimo Magazzini, professionista da appena un mese), un secondo britannico Barloworld (Geraint Thomas), Paolini, Hondo e Finetto. Il gruppetto in realtà è costituito da nove unita ma mentre l'abruzzese D'Angelo perde contatto, l'unico rappresentate ISD, ovvero il laziale Proni, viene fermato dall'ammiraglia per poter dare il proprio contributo alla causa di Visconti, che frattanto veleggiava a circa 40 secondi assieme ad altri sette corridori. Come si vedrà anche per quest'oggi, col senno di poi, la tattica degli uomini di Scinto non darà i frutti sperati in termini di risultato finale, anche se non saranno i soli protagonisti dell'inghippo accaduto ad una ventina di chilometri dalla conclusione. Accade infatti un colpo di scena inaspettato: con i sette battistrada sempre avanti di buona lena il gruppetto inseguitore, costituito dai vari Visconti, Proni, Colli, Kocjan, Petrov, Santaromita, Callegarin, Marzoli e Caccia imbocca la strada sbagliata nei pressi di una rotonda, indotti probabilmente in errore da una moto ed è così che la frittata è fatta. Il vantaggio già arduo da colmare passa così da 40-50 secondi a ben 2'-2'30" ponendo così fine ai sogni di gloria degli inseguitori. Davanti le acque si mantengono così calme fino al triangolo rosso dell'ultimo chilometro, con Magazzini in ottima evidenza a preparare al meglio il terreno per Gasparotto ed il redivivo Hondo, atleta che avrà pur perso un po' di spunto ma che ha sicuramente guadagnato in fondo e resistenza ed in volata sa ancora far male se vuole (l'ottimo Giro del Portogallo, con tanto di successo parziale in cascina, lo sta a dimostrare), già pronto in seconda ruota. Con l'approssimarsi del traguardo però è la Barloworld a prendere in mano la situazione con Thomas che parte lungo ai 250 metri nel tentativo di favorire il bis di Cummings ma qualcosa evidentemente nei meccanismi si inceppa ed in più il vincitore uscente non sembra avere le gambe per tirar dritto fino in fondo. Esce così Hondo ma con una mossa perfetta sulla destra Paolini scarta Cummings, supera il tedesco e piazza il colpo di reni vincente. Terza piazza con qualche rammarico per Gasparotto che comunque con la prestazione odierna si iscrive anch'egli alla lista di Lampre che coltivano il sogno di vestire l'azzurro in terra svizzera. Malinconica quarta e quinta piazza per Cummings e Thomas mentre dopo gli esausti Magazzini e Finetto è Proni a conquistare un amaro ottavo posto proprio davanti a Visconti a due minuti e mezzo buoni.
A far calare il sipario su questo Trittico Lombardo la premiazione di Mauro Santambrogio che, in gara anche quest'oggi contrariamente alle previsioni, fa suo grazie alla somma dei piazzamenti il tradizionale diamante riservato al corridore più costante della tre giorni di gara. In attesa che il Trofeo Melinda di sabato regali nuove indicazioni in chiave nazionale. (Vivian Ghianni)
Spesso nel ciclismo ci si trova a discutere su cosa sia più importante tra un percorso ben disegnato e l'inventiva dei corridori per poter assistere ad una corsa spettacolare: con ogni probabilità bisogna trovare il giusto compromesso tra i due fattori e proprio per questo motivo ci rimane un po' di rammarico a pensare a quello che sarebbe potuto succedere nella seconda tappa dell'Eneco Tour se solo fosse stata disegnata in maniera un po' diversa. Lungo i 178 km tra Ardooie e Brussel, infatti, erano disseminati molti classici muri fiamminghi tra cui il Kruisberg, l'Oude Kwaremont, il Leberg, il Berendries e l'accoppiata Grammont-Borsberg, uno dei punti chiave del Giro delle Fiadre: l'unico (ma grosso) problema di questo tracciato era che dal Bosberg al traguardo mancavano ancora 70 km quasi tutti in pianura e così, seppure un po' scremato, il gruppo è riuscito a completare il proprio inseguimento e Tyler Farrar è andato a conquistare il suo terzo successo in cinque giorni (tanti quanti ne aveva conquistati fino a Ferragosto), il secondo consecutivo all'Eneco Tour.
Fin dai primi chilometri in gruppo s'era capito che i corridori di vertice avevano intenzioni molto battagliere: dopo 18 km sono partiti in fuga Deroo, Haedo, Hayman, Kangert e Roy ma nonostante un buon accordo non sono riusciti a guadagnare più di 2'40"; come era prevedibile la corsa si è infiammata sul Muro di Grammont (affrontato solo per metà) quando una potente accelerazione di Greg Van Avermaet, seguito a ruota da Flecha e Boonen, ha creato una prima grossa selezione. Quest'azione però è stata solo il preludio a quanto invece è accaduto sulle rampe del Bosberg: grazie ad uno scatto di Flecha una decina di corridori tra cui lo stesso spagnolo, Van Den Broeck, De Jongh, Hoj ed il nostro Oss è riuscita a riportarsi sui quattro fuggitivi (Haedo aveva perso contatto sul Muur) mentre alle loro spalle il gruppo dei migliori si era assottigliato fino ad una quarantina di unità.
Questo drappetto è resistito in testa per una decina scarsa di chilometri quanto un grande lavoro del Team Columbia ha permesso alla prima parte di gruppo di rientrare: neanche il tempo di rifiatare che a 55 km dall'arrivo è partita un'altra fuga con protagonisti Boasson Hagen, Weylandt, Tjallingii, Da Dalto, Honig ed Hoj raggiunti 15 km dopo da Zeits, Gaudin, Pliuschin ed un sempre più convincente Fabrice Piemontesi. I dieci ciclisti al comando riescono a toccare un vantaggio massimo di 52" in corrispondenza dello sprint intermedio con abbuoni vinto da Boasson Hagen (altri 3" guadagnati per lui) ma Silence-Lotto e Garmin, due squadre non rappresentate nella fuga, si sono messe a tirare pancia a terra per ridurre il margine. Sull'ultima asperità di giornata, il Putberg, la situazione di corsa è cambiata ancora come se fossimo in una delle tante classiche fiamminghe di inizio stagione: alcuni corridori tra cui Van Avermaet, Nibali, Gavazzi ed il trio Rabobank formato da Posthuma, Flecha e Nuyens sono riusciti a rientrare mentre quello che restava del plotone principali si è frazionato in più parte con il leader Farrar che con la sua corsa in difesa si trovava con 35" da recuperare sulla testa.
A questo punto la Rabobank si è trovata con ben quattro corridori davanti ed infatti a 17 km dalla conclusione è stato il forte passista Joost Posthuma a rompere gli indugi e a tentare l'azione in solitaria: l'olandese ha guadagnato una quindicina di secondi sugli inseguitori mentre il gruppo si era distante poco meno di 30". Nel giro di un paio di chilometri, però, Joost è stato ripreso da Boasson Hagen e Tjillingii prima e da Hoj e Nuyens subito dopo regalando alla Rabobank una superiorità numerica incredibile a soli 9 km dal traguardo con i velocisti ad inseguire ad una ventina di secondi: una situazione che ricordava un po' quella creatasi anche nella terza tappa della Parigi-Nizza di quest'anno quando gli orange, nonostante la superiorità numerica in fuga riuscirono a non vincere la tappa a causa del troppo attendismo. Forse, memori proprio di quell'occasione i ds della Rabobank hanno pensato bene di agire in maniera completamente opposta nonostante il vantaggio fosse tutt'altro che ampio: così è stato Nuyens ad attaccare per primo quando dall'arrivo si distava ancora 8 km.
Il finale è quindi facilmente immaginabile: Boasson e Hoj, già provati dagli attacchi precedenti, non riescono a riprendere il belga ed il gruppo li riprende a circa 2 km dall'arrivo con Nuyens avanti ancora di 6" ma con il destino ormai segnato; Nick viene ripreso infatti proprio nel momento in cui viene lanciata la volata. Il testa al gruppo è Weylandt a partire lungo ai 300 metri finali ma alla sua ruota non c'è Boonen (che lancia la sua volata da oltre la ventisima posizione e chiude decimo) bensì Farrar che s'impone dopo un lungo spalla a spalla con Hutarovich mentre in terza posizione si vede ancora una volta un indomito Boasson Hagen che si propone quindi come grande favorito per la vittoria finale viste le sue ottime doti a cronometro.