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L'agostone di Visconti - Eneco, tappa e maglia per Farrar | Cicloweb

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L'agostone di Visconti - Eneco, tappa e maglia per Farrar

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Una strada lunga e lastricata di un'infinità di piazzamenti, di parecchie delusioni, di gioie anche importanti come i giorni in maglia rosa al Giro 2008 e il successo al GP Fourmies nello stesso anno. È la strada che ha riportato Giovanni Visconti alla vittoria (individuale) in una gara italiana, a un bel po' di mesi di distanza da quell'11 ottobre 2007 in cui il siciliano s'impose nella Coppa Sabatini con indosso la maglia tricolore conquistata a Genova qualche tempo prima. Quest'anno, Visconti aveva pur raccolto con la sua ISD un successo nella cronosquadre inaugurale della Settimana Coppi e Bartali e un paio di mesi fa aveva alzato le mani al cielo a Ljubljana in una tappa del modesto Giro di Slovenia, ma nel mezzo era stato protagonista di un Giro d'Italia molto sottotono, corso insistentemente all'attacco, troppo spesso in modo scriteriato, specialmente alla luce delle sue caratteristiche e su percorsi che suggerivano altro.
Anche per questo, la bella affermazione odierna nella Coppa Agostoni può e deve essere un po' un nuovo rompere il ghiaccio, comunque un punto di partenza per un atleta ancora parecchio giovane e dotato di motore e doti da corridore vincente. Doti che potrà meglio esprimere con qualche pressione mediatica in meno (iniziamo noi, col dire che Visconti mai e poi mai sarà il nuovo Bettini, se non altro per caratteristiche diverse rispetto al "Grillo", che per dirne una non aveva la stessa propensione a cronometro del siciliano) e una bella registrata dal punto di vista tattico.
E c'è da dire che oggi, in una 63esima Coppa Agostoni di lettura davvero complicata, l'interpretazione tattica di Visconti è stata decisamente avveduta e soprattutto efficace. Sempre nelle posizioni d'avanguardia, l'atleta dell'ISD-Neri ha rotto gli indugi al termine della quinta delle sei ascese al Lissolo, raggiungendo in discesa il vincitore della Tre Valli Varesine Mauro Santambrogio, che aveva staccato tutti con un pregevole scatto negli ultimi 500 metri di salita. Proprio attorno al comasco della Lampre e a Visconti nascerà - come si vedrà - l'azione buona. Ma andiamo con ordine.
La prima parte di gara è animata dai prevedibili scatti e controscatti, dai quali al km 16 emergono quattro atleti: si tratta degli italiani Caccia (Barloworld), Muraglia (Centri della Calzatura) e Laganà (LPR) e del giovanissimo tedesco Thurau (Elk Haus), recente 14esimo a Carnago. Il drappello riesce a prendere il largo, mentre dal gruppo principale, intorno al km 20, prova a lanciarsi al suo inseguimento Maurizio Biondo. Il 28enne del team Ceramiche Flaminia è giunto ieri nono, a 49" dal vincitore Santambrogio: è uomo che può quindi ambire al diamante messo in palio per l’atleta meglio piazzato nella classifica complessiva del Trittico Lombardo, che si è aperto ieri con la Tre Valli Varesine e domani avrà nella più agevole Coppa Bernocchi il tradizionale epilogo.
Biondo viene di conseguenza marcato stretto e quasi immediatamente ripreso, mentre il quartetto inizia a guadagnare rapidamente terreno, ottenendo un vantaggio massimo di 5'25" all'altezza del km 32, margine che inizia a scendere fin dalla prima ascesa al Lissolo (sei le tornate in programma dell'esigente circuito), quando il gruppo transita con 3'55", anticipato di una manciata di secondi dal russo Rovny, anch'egli poi immediatamente ripreso.
Il gap si stabilizza nel corso del secondo giro, tanto che i fuggitivi riescono ad incrementare leggermente, fino ai 4'04" rilevati in vetta al Lissolo, ma in coincidenza della terza ascesa il plotone torna a fare sul serio, portandosi dapprima a 2'50" (rilevati in cima al gpm), quindi avvicinandosi di un ulteriore minuto all'inizio del quarto giro. Nel corso della quarta ascesa, mentre il gruppo di testa è ormai ridotto a tre unità (perde terreno Muraglia) e si avvia ad essere riassorbito, escono dal gruppo Scarponi (Diquigiovanni), Giampaolo Caruso (Flaminia), Failli (Acqua&Sapone) e un Santambrogio ancora molto tonico e anche sorprendente, su questi livelli, in salita. L'appetito vien mangiando ed è evidente - e comprensibile - che il corridore della Lampre abbia fatto più di un pensierino al diamante di cui si diceva.
Il poker di inseguitori diventa presto un quintetto, con Bertagnolli a raggiungere i quattro e sancire la superiorità numerica della Diquigiovanni, un tema che ritroveremo anche più avanti. In cima al Lissolo il distacco del gruppo-Santambrogio da Thurau, Caccia e Laganà è di 25", mentre è di 35" il vantaggio sul gruppo principale. La discesa e il successivo, abbastanza lungo, tratto di falsopiano rimescolano assai le carte: il gruppo riprende i contrattaccanti e tende a ricompattarsi e da esso escono Philipp Mamos (Amore&Vita), il bielorusso Sobal (Centri della Calzatura) e Manuele Mori (Lampre), che in pochi chilometri raggiungono i fuggitivi. La situazione è molto fluida, tanto che al nuovo approccio dell'erta di Lissolo i battistrada sono nove: esce di scena uno stremato Thurau e al contrario si portano sulla testa della corsa gli attivissimi Caruso e Bertolini, insieme a Solari (Diquigiovanni) e a Borisov (Amore&Vita). Il gruppo, riportato sotto da un Ballan in versione gregario di lusso, è però a meno di 20".
Mentre Borisov e Laganà si staccano, è la Diquigiovanni a prendere in mano la situazione, con il prezioso Solari a menare le danze in salita in favore di Bertolini, altro candidato al diamante (che ha peraltro già conquistato nel corso del suo splendido 2007). Da dietro però accelerano vari atleti, in primis proprio Visconti e Santambrogio, che raggiungono la testa della corsa insieme a Fernández (Fuji-Servetto), Rubiano Chávez (Centri della Calzatura) e altri due forti atleti del team di Gianni Savio, ovvero Scarponi e Bertagnolli.
I Diquigiovanni non riescono però a mantenere la vantaggiosa situazione, visto che - come anticipato - Santambrogio addirittura attacca nell'ultimo tratto di salita, confermando la forma smagliante staccando tutti gli avversari. Con molti chilometri ancora da percorrere, non ha senso insistere per il vincitore della "Tre Valli", che viene raggiunto in testa da Visconti e in un amen da alcuni degli ultimi fuggitivi, Bertolini, Scarponi e Rubiano, insieme alla new-entry Ventoso, velocista della CarmioOro nel tempo ben adattatosi a percorsi più misti e recente vincitore della Paris-Corrèze.
I sei guadagnano fino a 55" all'altezza del 160esimo km di gara, gap che si riduce fino a 35" in vetta al Lissolo, affrontato per l'ultima volta quando mancano circa 30 km all'arrivo. Il drappello rimane compatto con Rubiano e Scarponi ad alternarsi in testa a fare l'andatura. Dietro sono rimasti ormai non più di una trentina, dal momento che il clima torrido ha indotto buone parte degli atleti a ritirarsi (tra di loro un Garzelli apparso in palla, ma vittima di un colpo di calore). Tra questi, è soprattutto il team spagnolo Fuji-Servetto a farsi carico dell'inseguimento, forte di un Fernández particolarmente in palla e del veloce Viganò, che ha ben digerito le salite e sarebbe carta importante in uno sprint ristretto.
Grazie anche ad un'accelerazione da parte di Damiano Caruso, talentuoso giovane neoprofessionista in casa LPR, gli inseguitori si portano fino a 10" dai battistrada, che paiono non avere scampo. Ma la troppa sicurezza a volte fa brutti scherzi, il traguardo si avvicina e qualche cambio salta, grazie all'ottimo lavoro di disturbo da parte della Lampre e dei compagni di Francisco Ventoso, tra cui il rientrante Sella, visto in discreta forma. Al contrario, davanti procedono di ottima lena e altrettanto eccellente accordo. Il gap torna così a salire, raddoppia a 8 km dall'arrivo, è triplicato ai -6, quando al passaggio sul traguardo per i sei di testa ci sono 30" abbastanza rassicuranti da gestire, magari senza eccedere nel fare calcoli.
Tre chilometri più tardi, gli inseguitori hanno rosicchiato solo 8", i buoi sembrano scappati - e effettivamente lo sono - al punto che c'è chi prova il ricongiungimento solitario: è Pasquale Muto, corridore che sulle strade italiane ha racimolato più di qualche piazzamento (come il 4° all'ultimo Giro dell'Appennino e il 6° posto finale al Brixia Tour), ma che ancora è alla ricerca del primo successo.
Successo che dovrà ancora attendere, perché al napoletano della Miche riesce sì la piccola impresa di raggiungere i battistrada, proprio in coincidenza dell'ultimo chilometro, ma manca poi la lucidità, proprio quando più gli servirebbe. Muto infatti, invece di rifiatare, decide di tirar dritto, ma non riesce a staccare i rivali e finisce così per tirare loro la volata. Lo sprint vede il teorico favorito Ventoso rimanere un po' a corto di energie: lo spagnolo esce dalla scia di Rubiano sulla destra della sede stradale, ma si pianta un po' negli ultimi 100 metri, mentre sulla sinistra prevale lo spunto dell'eccellente Santambrogio, ma ancor più quello di Visconti, che esce dalla scia del comasco e lo supera in bello stile. Onore dunque alla splendida prova del siciliano, altro nome certamente nel taccuino di Ballerini, e ancor più alla sua speciale dedica ai due giovanissimi atleti della Neri Comauto, Fabio Fazio e Oleksandr Shapoval, venuti di recente tragicamente a mancare. (Stefano Rizzato)

Dopo aver visto l'epilogo della prima tappa in linea, e quindi la prima volata, dell'Eneco Tour possiamo affermare con certezza che la più grande sfortuna di Tyler Farrar in questo 2009 è stata quella di avere un calendario di corse pressoché identico a quello di Mark Cavendish; le ultime gare, infatti, ci stanno mostrando un Tyler Farrar fortissimo e quasi inavvicinabile per gli avversari: dopo il successo di domenica ad Amburgo nella Vattenfall Cyclassics oggi è arrivata un'altra netta vittoria (la quinta stagione) che, grazie anche al secondo posto nel prologo, lo proietta in vetta a questo Eneco Tour of Benelux.
La tappa odierna, tutta in territorio belga da Aalter ad Ardooie, non presentava grosse difficoltà (come a dire il vero un po' tutte le frazioni di questa corsa) ed è toccato ad Arashiro, Bak, Bodnar, De Vocht e Vanspeybrouck tentare di movimentare un po' le cose: il gruppo però non ha mai lasciato spazio e nonostante la grande grinta e combattività di Bodnar si è arrivati tutti assieme. Ai quattro km dal traguardo è stata proprio la Liquigas a prendere in mano il controllo della corsa ma gli uomini di Amadio hanno sbagliato un po' i tempi e all'ultimo km si sono disuniti rendendo la testa del gruppo abbastanza caotica, vista l'assenza di treni.
Proprio per questo motivo negli ultimi 500 metri tutti i velocisti che volevano prendere la posizione non si sono risparmiati spallate e destra e sinistra: logica conseguenza di tutto ciò è stata la maxi caduta ai 150 metri nata da un contatto tra il basco Koldo Fernández e Baden Cooke e che ha coinvolto molti altri corridori che arrivavano dalle retrovie (su tutti i francesi Turgot e Offredo). I corridori che avevano lanciato la volata in testa non hanno avuto problemi e così Farrar si è imposto per più di una bicicletta su un ritrovato Tom Boonen (bravissimo a risalire dopo una foratura a 8 km dall'arrivo) e su Edvald Boasson Hagen che inizia così la sua personale caccia agli abbuoni in vista della cronometro finale che deciderà la corsa.
Domani si rimarrà ancora in Belgio con la Ardooie-Brussel di 178 km. si dovrebbe finire nuovamente in volata ma nelle fasi centrali della corsa i corridori dovranno affrontare numerosi "muri" che potranno frazionare il gruppo o lanciare un drappello di fuggitivi.

Sebastiano Cipriani

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