Hai voluto la bicicletta? - Scopriamo il mondo di Andreas Dietziker
Versione stampabile Ventisette anni il prossimo 15 ottobre, lo svizzero Andreas Dietziker vive ad Aadorf, un comune di 7000 anime nel Canton Turgovia, proprio al confine col Canton Zurigo. Una carriera cominciata nel 1994, all'età di 12 anni, che lo ha portato al professionismo nel 2005 vestendo i colori del team professional ceco ZVVZ Ed'System; nel 2006 l'approdo alla LPR, in cui milita due stagioni, per spostarsi poi al Team Volksbank e infine, quest'anno, alla Vorarlberg Corratec. Nella categoria under 23 veste invece i colori del VC Mendrisio. Il 2004 è per lui una buona annata, in cui riesce a imporsi a Broni, a Klingnau e nel campionato svizzero a cronometro. Nello stesso anno arrivano anche dei significativi piazzamenti al mondiale di Verona (un nono posto) e agli europei in Estonia (un ottavo posto). La prima vittoria tra i pro' nel 2007 al Giro del Mendrisiotto, con somma gioia della squadra organizzatrice, il 'suo' VC Mendrisio.
Perché hai scelto di correre in bicicletta?
«Mio fratello, che ha dieci anni più di me, ha corso fino alla categoria dilettanti. Andavo a vedere le sue gare e desideravo correre anch'io».
Le tue caratteristiche atletiche?
«Sono un passista veloce».
Come giudichi la tua stagione?
«Inizialmente sono andato abbastanza bene, ho ottenuto qualche risultato. Era mia intenzione andare forte nel periodo di maggio-giugno, solo che non sono riuscito a esprimermi come avrei voluto. All'inizio di maggio ho avuto un incidente, ma ho ricominciato subito ad allenarmi. Probabilmente ho commesso un errore, avrei dovuto fare una pausa».
Un incidente? «Sì, stavo facendo allenamento. Ero in una discesa, e una macchina nella direzione opposta ha curvato a sinistra senza guardare bene. Le sono finito addosso a 60 all'ora».
Che ricordo hai della vittoria al Giro del Mendrisiotto?
«È stato uno dei più bei giorni della mia vita. Dopo una fuga solitaria di 10 chilometri ho tagliato il traguardo per primo, in una gara che sognavo di vincere sin da piccolo, nel giorno in cui ero esattamente da nove anni insieme alla mia ragazza».
Come ti trovi in squadra?
«Mi trovo abbastanza bene, seguiamo un bel programma, facciamo gare in tutta Europa».
Sei più portato per le corse a tappe o per le gare di un giorno?
«Penso per le gare di un giorno».
Come è la situazione del ciclismo in Svizzera?
«In Svizzera il ciclismo non è più come qualche anno fa, perché mancano i grandi campioni, dopo Cancellara c'è un vuoto. Per rilanciare il ciclismo avremmo bisogno di una grande squadra svizzera: ci sono corridori forti che però ora come ora non possono giocare le loro carte».
I tuoi interessi al di fuori del ciclismo?
«Amo viaggiare e cucinare».
Il tuo piatto forte?
«Posso preparare tanti piatti diversi. Ma una mia specialità è il riz casimir (ricetta svizzera con riso, burro, cipolla, pollo, curry, ananas e banane, ndr)». Quante lingue parli?
«Un po' italiano, francese, inglese e soprattutto tedesco».
Cosa staresti facendo se non avessi intrapreso la carriera da ciclista?
«Ho studiato per quattro anni la professione del progettista edile, che disegna strade e costruisce case. Questo lavoro mi piace, lo voglio fare dopo il ciclismo».
Un personaggio che stimi particolarmente?
«Roger Federer. Mi sembra una persona perfetta».
Hai già dei contatti per l'anno prossimo?
«Non ho ancora firmato nulla, vediamo le occasioni che mi si presentano, qualche contatto già ce l'ho».
Hai un fans club? Chi se ne occupa?
«Sì, fanno tutto i miei genitori».
Ci descrivi il tuo carattere?
«Tranquillo, corretto, svizzero».