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Gli spagnoli corrono da isolati - L'Australia corona un Mondiale di sacrificio | Cicloweb

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Gli spagnoli corrono da isolati - L'Australia corona un Mondiale di sacrificio

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Cadel Evans - 10
A febbraio compirà 33 anni, e li festeggerà con indosso la maglia iridata di Campione del Mondo. Il percorso lo conosceva a meraviglia, visto che casa sua è a Stabio, praticamente sul tracciato iridato. Nell'ultimo giro passa a pochi secondi dai primi in cima ad Acqua Fresca, poi capisce che l'azione di JRO può essere importante e si accoda appena ne ha la possibilità. Nel finale è quello che ne ha di più, abbandonando la compagnia degli altri due fuggitivi appena inizia la salita di Novazzano ed arriva al traguardo con 27" di vantaggio.

Alexandr Kolobnev - 8
Al Mondiale c'è sempre e dopo l'argento di Stoccarda si prende anche il 2° posto in Svizzera. Prende la palla al balzo negli ultimi due giri, mettendosi a ruota di Pozzato e Basso al penultimo passaggio su Novazzano. Poi nella volata dei battuti regola senza troppi problemi JRO. Gli manca il supporto di Ivanov, ma trova un volitivo Vorganov per strada.

Joaquím Rodríguez - 7
Per il club, dal 2010 s'è organizzato: passerà al Team Katusha e niente più duelli interni nella Caisse d'Epargne. Per la squadra nazionale, dovrà organizzarsi (bussare all'Argentina, ad esempio: anche se pare non porti troppo bene), perché nell'azione di metà corsa la Spagna dimostra di non fidarsi affatto del Purito, tirando con Gárate e Moreno mentre JRO si dà da fare in testa al drappello dei contrattaccanti. Nel finale, invece di stare passivo alla ruota di Evans e Kolobnev, si mette a collaborare nonostante abbia Valverde e SSG subito dietro. Il bronzo non mette in secondo piano questa condotta di gara in chiaroscuro, viziata certamente dal comportamento di ct e connazionali nei giri precedenti.

Australia - 9
Col solo Rogers nella fuga dei 29 che si forma a metà corsa, gli aussie non si fidano e si mettono in testa a tirare il gruppo con Hayman, O'Grady, ma soprattutto con Sulzberger, che ringrazia poi il cielo quando la Spagna decide di dargli una mano. Oltre all'oro di Evans, anche il 10° posto di Gerrans è un ottimo bottino (a cui si aggiunge l'oro di Bobridge nella cronometro degli Under 23).

Damiano Cunego - 5,5
Si vede per la prima volta al penultimo giro sull'Acqua Fresca, però durante l'ultimo giro, sempre sulla stessa salita, paga di qualche decina di metri una progressione infernale di Cancellara. È solo il preludio di ciò che accadrà: sceglie di curare le ruote di Valverde e SSG, e ci può stare, poi però scatta fuori tempo - e in pianura - prima della Torrazza e non fa in tempo a scollinare con gli altri a Novazzano. 8° a 51" da Evans: non era questo quello che si aspettava, e che ci si aspettava da lui.

Fabian Cancellara - 6,5
La selezione elvetica corre alla grande, con Zaugg, Albasini e Bertogliati che s'infilano in maniera passiva nel corposo gruppo di contrattaccanti che rischiava di decidere la corsa. Durante l'ultimo giro è un ossesso: attacca sull'Acqua Fresca, si avvantaggia in discesa mettendo in difficoltà anche Samuel Sánchez, poi tutti gli corrono un po' contro ed è costretto ad alzare bandiera bianca quando JRO, Evans e Kolobnev se ne vanno. In cima a Novazzano dà un'altra accelerata, ma lo stesso SSG gli soffia anche il 4° posto.

Spagna - 4
José Luis De Santos continua sulla falsariga del suo predecessore Antequera: senza il Freire dei tempi d'oro, i ct spagnoli non riescono a far convivere le grandi individualità di cui dispongono ed ottengono un bronzo che non può non lasciare loro tanto amaro in bocca. Non si fidano di JRO in fuga (con Barredo e Cobo), poi Valverde e Samuel Sánchez subiscono la corsa in maniera passiva e soprattutto SSG non coglie l'occasione della vita collaborando con Cancellara dopo la discesa dell'Acqua Fresca nell'ultimo giro.

Belgio - 6,5
Corsa galiarda ed interpretata veramente alla grande. Manca il solo Nuyens nello scacchiere del ct Bomans, però si trova nella fuga dei 28 con De Waele, Van Avermaet, De Greef e soprattutto Boonen e per un attimo accarezzano il sogno - rompendo i cambi in gruppo - di conquistare il secondo iride con Tornado Tom. All'ultimo giro Gilbert c'è, ma non riesce a fare la differenza.

Johnny Hoogerland - 6+
Si è rivelato alla Vuelta ed anche oggi ha dimostrato di avere gambe e voglia di far bene. Resta in primo piano fino all'ultima ascesa dell'Acqua Fresca, andando a riprendere Vinokourov insieme a Kolobnev, che poi li lascia sul posto. All'arrivo è 14esimo a 2'02", precedendo "in volata" Freire.

Matti Breschel - 6+
Va più forte di quanto si pensi, dimostrando che la scelta di abbandonare la Vuelta a metà per preparare il Mondiale è una leggenda metropolitana che sarebbe il caso di sfatare anche altrove. Non ha lo scatto che fa male, ma come l'anno scorso si ritrova nel finale con Chris Sørensen a dargli una mano, anche se il bronzo di un anno fa si tramuta "solo" in un 6° posto, che però gli apre (forse, visto la squadra in cui corre) una nuova dimensione di corridore.

Alexandre Vinokourov - 6
Non vi fate ingannare dalla 26esima piazza e dai 2'50" pagati all'arrivo, perché "Vino" è stato competitivo fino all'ultimo giro, rispondendo bene agli attacchi degli avversari sulla salita di Acqua Fresca e Novazzano al penultimo giro e provando addirittura in prima persona, appena iniziato la 19esima ed ultima tornata, per poi venire essere ripreso da Kolobnev e Hoogerland durante l'ultima ascesa dell'Acqua Fresca, penultima salita di giornata.

Filippo Pozzato - 5
Corre in maniera intelligente e col piglio da leader quando il gruppo dei 28 - coi 4 azzurri dentro - è in avanscoperta. Si mette in testa al gruppo, parlamenta, rallenta l'andatura, rompe i cambi. Quando le carte si rimescolano è bravo a restare agganciato sulla prima salita, poi a tirare - un po' poco, in verità - su Novazzano. Prova a salvare la gamba per restare aggrappato ai migliori, ma l'andatura di Cancellara all'ultimo giro gli manda le gambe per aria.

Alessandro Ballan - 5
Il fatto che lo scatto di Duque, alla fine del 16esimo giro, lo innervosisca tanto non è certo un bel segnale sulla sua condizione, sia fisica che mentale. A parte un allungo in discesa con due belgi attaccatti al mozzo posteriore, però, si vede davvero poco, ed alza bandiera bianca verso Novazzano al penultimo giro.

Ivan Basso - 4,5
Ci rimarrà il dubbio del suo ruolo in questo Mondiale: mezza punta, gregario di lusso? Non è stato né una né l'altra cosa, tirando molto poco verso Novazzano al penultimo passaggio e poi staccandosi (all'arrivo sarà 16esimo) con un po' troppa facilità nell'ultimo giro, lasciando Cunego davanti in inferiorità numerica.

Gorazd Stangelj - 7,5
Fa la corsa della vita, nonostante all'arrivo sia 48esimo e paghi 5'20" ad Evans. Contrattacca (con 6 battistrada già in fuga) al 3° giro e all'inizio del 18esimo giro lo ritroviamo ancora all'attacco, nonostante si fossero già messi in moto parecchi grossi calibri. Un Mondiale strepitoso.

José Rujano - 6+
In salita è probabilmente uno dei migliori, se non il migliore, ma - ahilui - l'azione che battezza come decisiva non è quella buona, visto che al penultimo giro il suo gruppo viene ripreso. All'arrivo sarà 50esimo, ed il rimpianto per non aver potuto orchestrare una tattica un poco più attendista - alla Evans, per dire - rimarrà per parecchio tempo. Ci si poteva arrivare, da soli, al termine di un percorso simile.

Andy Schleck - 2
Citiamo il giovane lussemburghese (che pure non era al top della forma) per dare un brutto voto a tutti quei corridori attesi che man mano che i chilometri passavano si sono sfaldati: l'uomo Saxo Bank si ritira come Kreuziger e Millar, ma dietro la lavagna ci finiscono anche Boasson Hagen (60esimo a 5'20"), Fédrigo (46esimo a 4'29"), Gesink (36esimo a 3'01"), Peter Velits (100esimo a 10'54").

Marzio Bruseghin - 7
Dal 7° al 12esimo giro è lui l'azzurro che lavora. Anzi, è lui l'unico del gruppo che lavora, visto che Plaza e O'Grady gli danno una mano solo per onor di firma. Il suo lavoro lo fa sempre con ottima precisione e grande puntualità.


Giovanni Visconti - 6,5
Forse tirare alla morte (insieme a Scarponi, con cui accorpiamo giudizio e voto) un gruppo di 28 atleti non è stata la scelta più saggia, ma il siciliano si mette a disposizione degli ordini del ct senza battere ciglio. Visto come si sono poi messe le cose, forse il lavoro sporco - in quei frangenti - sarebbe toccato a Ballan e non a loro due, ma chi avrebbe avuto cuore (e polso) di chiedere al campione del mondo uscente un simile dispendio di energie a metà percorso?

Luca Paolini - 7
Ci sembrava inadatto ad un Mondiale "tanto duro" come era stato descritto, ed invece il lombardo fa il suo (e anche qualcosa di più) con grande dedizione ed un ottimo colpo di pedale, gestendo anche con intellligenza una fase di gara - quella in cui la fuga dei 28 stava per essere ripresa - che poteva essere parecchio più nervosa di come è stata. Una volta riassorbito non tira i remi in barca, bensì aiuta capitan Cunego prima delle azioni decisive delle altre nazionali.

Stefano Garzelli - 2
Deve aver preso troppo alla lettera il ruolo di regista in corsa che gli aveva affibiato Ballerini alla viglia: dov'è stato Garzelli per tutti i 262,2 km del Mondiale di Mendrisio? In ammiraglia? In cabina di regia di qualche tv? Sul set di qualche fiction o film? A parte gli scherzi, manca clamorosamente, e non è da lui. Tosatto, messo in panca non senza polemiche, si starà rodendo il fegato.

Franco Ballerini (ct Italia) - 5,5
Vincere il quarto Mondiale di fila non dev'essere facile, visto che non ci è riucito nessuno - finora - nel ciclismo. Ballerini lo sapeva e lo sa bene, anche perché sulla bici non ha più Bettini ed ha dovuto inventarsi una squadra con Cunego capitano, uno che non ha certo il carisma - soprattutto coi compagni - del toscano. La sua tattica è onesta, forse troppo dispendiosa quando Scarponi e Visconti si finiscono già a metà percorso (avrebbero potuto tirare con meno foga) e poi troppo parsimoniosa quando Pozzato e Basso fanno troppo poco per giustificare la loro presenza in gara. Garzelli - invisibile - non gli dà una mano, ma comunque siamo arrivati all'8° posto (e non al 132esimo) e bisogna anche saper perdere.

Mario Casaldi    

 

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