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Finalmente ce l'ha fatta - Ma Valverde non guida le pagelle

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André Greipel - 9
Quattro successi che gli valgono la classifica a punti e le 19 vittorie totali in stagione. È anche fortunato nella tappa di Liegi, dove gli cade dietro mezzo gruppo, così come lo è nel poter contare su un ultimo uomo come Henderson (7, vince anche una tappa). La differenza con gli altri sprinter è sembrata imbarazzata, ma a questo in casa Columbia devono essere abituati.

Alejandro Valverde - 8,5
Dopo tanto provarci, e ad un anno dal punto più basso toccato in classifica (nel 2008 fu 6°), ecco il successo finale per il murciano, che evita di dannarsi l'anima per i successi di tappa e che focalizza tutte le attenzioni sulla classifica generale. Non fosse così veloce, potremmo anche capirlo. Tra i gregari, menzione speciale per Joaquím Rodríguez Oliver che, oltre ad aiutarlo, chiude pure al 7° posto (e quindi il 7 ci sembra logico).

Samuel Sánchez - 7,5
È spesso sembrato sul punto di saltare per aria, soprattutto in salita, invece con grande intelligenza e conoscenza di sé (e dei percorsi) alla fine è riuscito anche ad impensierire Valverde fino alla cronometro di Toledo, a cui è arrivato con un gap di 1'26". Alla fine chiude a 55" dal murciano, per quello che comunque è il suo miglior risultato in un grande giro.

Fabian Cancellara - 7,5
Vince la crono di Assen (sul circuito del motomondiale) e di Valencia (sul circuito di Formula Uno), veste per cinque giorni la maglia amarillo e poi se ne torna a casuccia per preparare al meglio il Mondiale svizzero, lasciando che sia David Millar (6,5 per il britannico) a vincere la cronometro conclusiva di Toledo.

Damiano Cunego - 7,5
Quello che Cancellara ha fatto nelle cronometro, Cunego l'ha fatto in salita: vince sull'Alto de Aitana e sull'Alto Sierra de la Pandera, rompendo un digiuno nei grandi giri che durava sin dal 2004. Prima di decidere deliberatamente di uscire di classifica (prendendo 28' a Sierra Nevada) e provare a vincere la seconda tappa (riuscendoci) era anche 7° nella generale.

Cadel Evans - 7
Quella foratura sull'Alto de Monachil che gli ha fatto perdere 1'15" se la ricorderà per un bel po' l'australiano, che pure è uno abituato a perdere e quindi non ci metterà molto a catalogare anche questa come l'ennesima occasione sfumata. Riacciuffa il podio finale con la cronometro di Toledo.

Philip Deignan - 7
Leggi la top ten della generale e ti accorgi che gli unici due vincitori di tappa, tra di loro, sono il 9° e il 10°: oltre all'irlandese, difatti, soltanto Juan José Cobo Acebo della Fuji-Servetto (7 anche per lui) è andato a riparare una falla che è comunque indice della grande mediocrità dei migliori uomini da corsa a tappe rimasti in gruppo.

Paolo Tiralongo - 7
Sarà il maltempo diffuso tra Olanda e Spagna, sarà il contratto in scadenza con la Lampre, sarà che aveva voglia di far parte dell'Italia a Mendrisio (ma Ballerini non l'ha preso in considerazione: troppi Lampre?), e Tiralongo fa la corsa della vita (o quasi), piazzandosi 8° in classifica e rischiando anche di vincere una tappa.

Lars Boom - 7
Al primo grande giro, l'olandesino già campione nazionale su strada e iridato contro il tempo tra gli Under 23 si va a prendere una bella tappa in solitaria. Non ha paura delle fughe e l'aria sul viso sembra non fargli male. Prospetto più che interessante.


Anthony Roux - 7
Dopo il successo di Cunego sull'Alto de Aitana, forse il numero tecnicamente più valido di questa Vuelta è quello mostrato dal giovane francese a 600 metri dal tragaurdo di Talavera de la Reina. Anticipo (post fuga) riuscito, e velocisti beffati.


Ezequiel Mosquera - 6,5
Non fosse per Gesink, che lo beffa sul filo di lana, allo scalatore della Xacobeo andrebbe l'Oscar della sfortuna. In salita è probabilmente il migliore, ma manca il successo di tappa e chiude al 5° posto a 4'27", un po' troppo lontano pure dal podio.


Robert Gesink - 6,5
Che fosse un talento per i grandi giri ce lo mostrò già un anno fa, quando al debutto si piazzò 7°. Stava per bissare il podio in una classica (3° all'Amstel) con il podio in un grande giro nello stesso anno, poi una caduta a cinque giorni dall'arrivo di Madrid lo ha relegato in sesta posizione. Lo aspettiamo volentieri al Giro.

Tyler Farrar - 6,5
Dopo le scoppole prese da Petacchi e Cavendish al Giro e solo da quest'ultimo al Tour, riesce a vincere la sua prima tappa in una grande corsa a tappe sul traguardo di Caravaca de la Cruz, che pure aveva l'ultimo chilometro abbondante che tirava all'insù. Volata di una bellezza e potenza straripanti.

Simon Gerrans - 6,5
In due anni, questo 29enne australiano, si è preso una tappa di ogni grande giro. Prato Nevoso al Tour 2008, Bologna (San Luca) al Giro 2009 e Murcia in questa Vuelta.



David Moncoutié - 6,5
Sa quali sono le sue qualità, e spesso le fa fruttare nella maniera migliore. Maledice Cunego sull'Alto de Aitana, poi si concentra sulla maglia dei Gpm (trovando in realtà molta poca concorrenza) e riesce pure a prendersi la vittoria di tappa a Sierra Nevada.


Borut Bozic - 6,5
Non è certamente il velocista di maggior grido presente alla Vuelta, ma insieme ad una buona squadra (in cui segnaliamo l'olandese Hoogerland, spesso in fuga e 12esimo in classifica generale, a cui diamo un bel 6 pieno), ma insieme a Marcato ha provato prima a far saltare il banco a Venlo per poi riuscirci - da solo - a Xàtiva.

Gerald Ciolek - 6
Vince la prima tappa in linea ad Emmen con una volata delle sue (tempismo e potenza), ma poi - tra cadute e cattivi posizionamenti - non riesce più a piazzarsi. Corridore comunque giovane e con ampi margini di miglioramento, dovrebbe puntare ad una maggiore regolarità ad alti livelli.

Ivan Basso - 6
Va sicuramente premiato perché in un'ipotetica classifica onnicomprensiva di Giro, Tour e Vuelta sarebbe sicuramente uno dei migliori, se non il migliore, visto il 5° posto in Italia e il 4° posto finale in Spagna. Gli manca sempre l'acuto, lo scatto, il cambio di ritmo che fa male, e probabilmente gli difetta anche un po' di fantasia e di coraggio. Di certo non gli manca un gregario fenomenale, a cui diamo un bel 7,5 (parliamo del polacco Szmyd, per essere chiari).

Damien Gaudin - 6
3 ore, 29 minuti e 2 secondi in più rispetto a Valverde non sono uno scherzo per questo 23enne francese della Bbox Bouygues Telecom, dove pure si mette in mostra allo sprint un costante Bonnet (6 per i suoi quattro piazzamenti nella top five).


Jacob Fuglsang - 5,5
Alla prima corsa a tappe, evita da subito di stressarsi con la classifica generale. Cerca con insistenza un successo di tappa: 3° al primo tentativo a Murcia, 2° al secondo tentativo a La Pandera, di nuovo 3° al terzo tentativo ad Ávila. Non è fortunato, ma segnatevi questo nome, perché questi risultati vogliono dire più di quanto possa sembrare a prima vista.

Philippe Gilbert - 5,5
Nella tappa di Ávila fa quasi tenerezza, con quelle gambe che non girano più dopo un paio di chilometri corsi a tutta in salita. L'impressione è che in un paio di tappe (questa su tutte, ma anche nella crono di Toledo) si sia allenato alla grandissima in vista del Mondiale di Mendrisio. Chissà se le sue scelte pagheranno.

Tom Danielson - 5,5
Parte bene, poi cede qualcosa ed alla fine deve arrendersi ad evidenti problemi di salute. In ogni caso la Garmin, tra Farrar ed Hesjedal (un 6 anche a lui, ché dopo il pasticcio di Murcia si è rifatto sull'Alto de Velefique), esce parecchio bene dalla corsa spagnola.

Daniele Bennati - 5
In qualche frangente è sembrato più in palla Sabatini (che merita il 6,5 per la dedizione) rispetto a capitan Bennati, ma probabilmente si potrebbe dire lo stesso di Szmyd e Basso, senza averne la controprova. A dire la verità Sabatini ha al suo attivo un 2° posto ad Emmen, mentre Bennati chiude con 0 successi, è vero, ma anche con sei piazzamenti nella top five. La vera pecca rimane la tappa vinta da Farrar a Caravaca de la Cruz.

Alexandre Vinokourov - 5
Parte bene, ma poi i due anni di inattività si fanno sentire. Sfiora il colpaccio a Murcia, poi ci riprova due giorni dopo verso l'Alto de Velefique, ma prima si stacca dai compagni di fuga, poi è costretto al ritiro. Lo rivedremo a Mendrisio, ma già ci ha fatto molto piacere rivederlo in gruppo.

Tom Boonen - 4
È quasi più temibile nelle crono (2° ad Assen, 11esimo a Valencia) che non in volata, e questo per Tornado Tom non è un buon segno. In realtà, visto da altri occhi, potrebbe significare un cambiamento di allenamento in vista di un Mondiale duro come quello svizzero: meno sprint, meno esplosività, ma più fondo, più resistenza, più lavori sul passo. Lo scopriremo a breve.

Alessandro Ballan - 4
Il Mondiale di Varese arrivò dopo un successo di tappa (e un giorno in maglia da leader) in Spagna, mentre il trevigiano arriva a Mendrisio con alle spalle una Vuelta tutt'altro che memorabile. Pochissimi tentativi di attacco, un paio di volate piazzate timidamente, e poco altro. Avrà giocato a nascondersi?

Rinaldo Nocentini - 3
Risveglio brusco per il toscano in Spagna dopo il bel sogno vissuto in Francia con gli otto giorni in maglia gialla e i pensieri che volavano alla Svizzera, ai mondiali, alla maglia iridata, ad un sacco di cose. Tranne alla Vuelta, però, dove non è mai stato protagonista.

Óscar Freire - 3
Quattro piazzamenti nella top venti, con un 3° posto come miglior risultato (in Olanda, a Venlo) e poi un 7°, un 9° e un 11esimo posto a seguire. Ha provato un paio di volte la gamba in fuga, anche in salita, ma non è sembrato per niente in palla. Certo, quando sente aria di Mondiale si trasforma e sarà comunque da tenere molto in considerazione.

Andy Schleck - 2
Col fratellone Frank (stesso voto) è una delle maggiori delusioni della Vuelta. Andy abbandona durante l'8a tappa, Frank non prende il via all'11esima. E la cosa più negativa, in realtà, è che i ritiri (sebbene per problemi di salute il primo e per i postumi del dolore al ginocchio il secondo, quindi giustificati) sono state le uniche occasioni in cui si è parlato di loro.


Mario Casaldi    

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