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Cronomaître Cancellara - Fabian schianta tutti. Pinotti è 5°

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Il compito del bravo cronista sarebbe raccontare con trasporto ed enfasi questa cronometro mondiale. Il compito del bravo articolista sarebbe snocciolare - dati alla mano - distacchi, rilevamenti, tempi intermedi e distacchi finali. Il compito del bravo editorialista sarebbe trovare i dettagli tecnici e i momenti chiave dei 49,8 km contro il tempo di Mendrisio.
Ma ci dobbiamo arrendere. Alziamo bandiera bianca. Come tutti, del resto, dinnanzi a Fabian Cancellara. Applausi, e via.
Sì, perché il terzo alloro iridato dello svizzero, intervallato da un paio di medaglie olimpiche (oro nella cronometro, bronzo in linea), è stato della solita disarmante superiorità. E vivaddio che comunque Fabian sa pennellare le curve come pochi, macinare rapporti duri (il 54x11, nella fattispecie) facendoli sembrare agili, riprendere addirittura tre corridori davanti a sé (Larsson, Wiggins e Rosseler, mica tre atleti qualunque), e far segnare all'arrivo una media di 51,580 km/h nonostante inizi ad esultare quasi 300 metri prima dell'arrivo, salutando il suo pubblico e baciando - dedicando la vittoria al Paese - la croce bianca che campeggia sul suo torace rosso.
Dicevamo, per fortuna che Cancellara sa fare questo, almeno qualche emozione riusciamo comunque a scovarla - qua e là - anche se la fatica è tanta e la voglia di arrendersi sul serio e far parlare solo i numeri ci sarebbe ed è alta, inutile negarlo.

Prima tranche
Alle 11.30 prende il via James Weekes, atleta di Saint Kitts & Nevis che all'arrivo sarà poi 66esimo ed ultimo (a più di 37') per uno strano scherzo del destino. I primi tempi degni di nota arrivano da Serpa (1h02'51"), ma soprattutto dal francese Péraud, campione francese a cronometro, che ferma il tempo 1'12" prima del colombiano e 1'41" prima rispetto al portoghese Paulinho, che completa la più che provvisoria top 3.
Delude invece molto José Iván Gutiérrez Palacios, che sbaglia la curva a sinistra posta dopo poche pedalate dal via e vizia così tutta la sua prova (pur non cadendo): alla fine sarà 35esimo; quasi un insulto per chi addirittura è salito sul podio (2° a Madrid).

Seconda tranche
Alle 12.36 parte Eduard Novak, atleta rumeno che ai più non dirà nulla, ma che nel suo piccolo (insomma!) è entrato oggi nella storia: primo atleta paralimpico - per via della protesi alla gamba destra - a partecipare ad un Campionato del Mondo su strada di ciclismo tra i cosidetti "normodotati". All'arrivo è 63esimo, davanti al connazionale Pop e ai due caraibici Douglas e Weekes: 1h09'01" il suo tempo, 43,283 km/h la sua media. Infiniti, invece, i nostri applausi. Non solo a lui, ma anche a tutti quelli che, a differenza di Novak, vivono e vivranno con meno riflettori puntati.
Per il tempo, uno si aspetta lo svizzero Bertogliati ed invece ad appassionare è la lotta tra McCann e Zirbel, con lo statunitense che riprende l'irlandese a metà percorso, ma con quest'ultimo che non s'arrende e lo ripassa lungo l'ultima salita. All'arrivo il prossimo acquisto della Garmin ha 1h00'42" con 49,2 km/h di media, mentre l'irlandese si insedia in seconda posizione a 53", con 3" di vantaggio sull'ex capolista Péraud.
Tenete a mente la lotta tra McCann e Zirbel, perché ci torneremo su.

Terza tranche
La terza ondata di atleti è quella che atleticamente dice meno: male l'australiano Hansen (30esimo) e il francese Coppel (56esimo), qualche spunto ci viene offerto da Froome, Bak, Moerenhout, Bodnar ed il rientrante Kashechkin. Questi ultimi due però si sfaldano un po' troppo presto, Bak e Froome resistono un po' di più (chiuderanno 13esimo e 18esimo), mentre l'olandese Morenhout, al via solo perché il campione nazionale contro il tempo Clement è stato costretto al forfait da un malanno, tiene costanemente un buon ritmo sin dal primo intertempo (11'29" come Zirbel) e all'arrivo paga soltanto 25" al possente passista americano: 2° posto parziale per lui.

Quarta tranche
La quarta parte di cronometro parte subito col botto: Cornu abbassa di 2" il tempo di Zirbel al km 9,16. Pinotti - dopo pochi minuti - abbassa di 13" il tempo di Cornu (14esimo al termine): 11'14" per l'azzurro, e la giornata inizia ad assumere connotati tricolori che mai ci saremmo aspettati alla vigilia: ci aspettava un Cantele-bis al traguardo?
Pinotti è una scheggia: passa Kiryienka, Rasmussen e Machado a doppia velocità, gestendo forse un po' troppo le fasi appena precedenti i sorpassi. Zirbel è sempre dietro al 2° e 3° rilevamento, ma torna avanti (di 1") alla fine del 2° giro. Altri 2" persi dal bergamasco al km 42,36, secondi che diventano 15 all'arrivo. In ogni caso Moerenhout è scalzato, ma il podio - visti i nomi della quinta ed ultima batteria - pare veramente un miraggio lontano.
Bravo anche Konovalovas, il vincitore della crono di Roma al Giro d'Italia, che alla fine sarà 9° a 3'33" da Cancellara.

Quinta tranche
I nomi sono tutti altisonanti: ci sono i favoriti, inutile nascondersi. Non tutti partono bene, però: Boom e Vinokourov sono dietro Pinotti, Rabon pure, Boasson Hagen di poco, e addirittura Wiggins, Larsson e Grabsch sono più lenti. A scalzare l'azzurro - a quel punto lo capiamo: è stato davvero bravo - sono in due: Tony Martin (11'10") e Fabian Cancellara.
Lo svedese Larsson passa Pinotti al termine del 1° giro (km 16,6) per 2": niente è compromesso. Il "guaio" è che Larsson viene passato - fisicamente, proprio - da quel treno di Cancellara, e a quel punto lo svedese si fa un giretto bello scarrozzato (sebbene richiamato dai giudici, per un remake in chiave podio di quanto già visto tra McCann e Zirbel) dallo svizzero, compagno di squadra nel Team Saxo Bank. Per carità, Larsson ha fatto bene ed ha fatto quello che avrebbe fatto anche Pinotti: diciamo che è stato fortunato a sfruttare il grande errore dell'organizzazione, che ha fatto partire tutti gli atleti - anche i big - ad un solo minuto di distanza l'uno dall'altro.
Qualche speranza per l'azzurro torna al km 33,2, quando Tony Martin subisce una flessione che lo porta al 5° posto; nel frattempo, Cancellara e Larsson riprendono Wiggins, che se avesse gestito bene - come ha fatto lo svedese - quella parte di gara probabilmente sarebbe anche potuto finire sul gradino più basso del podio. Invece lungo l'ultima ascesa a Rancate il cambio del britannico fa i capricci e vuole più saperne di tornare sulla corona grande. Wiggins perde le staffe, sgancia i pedali, scende dalla sella e scaraventa la bici per terra: di certo non c'è un bel rapporto tra i telai della Garmin e i corridori britannici (ricorderete Millar al Giro 2008). Ci vuole il meccanico per convincerlo a risalire (finirà 21esimo a 4'50").
Boom, Boasson Hagen (partito forte, avrà tirato i freni in vista di domenica?), Ignatiev, Rabon, Tuft e Rosseler sono fuori dai giochi per la top five, ed anche per la top ten. Il migliore tra loro sarà Tuft (15esimo e sempre molto lontano dal livello che lo ha portato all'argento in quel di Varese).

La top ten, la top five e il podio
Vinokourov chiude alla grande (3° miglior intermedio sia nel penultimo che nell'ultimo tratto) la sua prova e finirà nei dieci: non male, per essere al rientro dopo più di due anni. È bravo anche Brajkovic, che fa 12" meglio del kazako dopo un'annata tutt'altro che brillante.
La top ten, detto di Brajkovic (6°), Moerenhout (7°), Vinokourov (8°) e Konovalovas (9°), è completata dal campione del mondo uscente, il tedesco Bert Grabsch, partito benino ma autore di un finale di cronometro disastrosa: evidentemente le tre salite, per quanto brevi, gli hanno tarpato le ali: 3'37" il distacco dall'oro, 1'07" quello dal bronzo. In ogni caso, pollice verso.
Tony Martin, grazie ad uno strepitoso finale (2° parziale), tiene a distanza Zirbel per la medaglia di bronzo: 17" allo statunitense, e pazienza se Larsson è lontano 1'03", con Cancellara addirittura a 2'30". Conta che per il tedesco, 24 anni, è la prima medaglia in un Mondiale tra i professionisti, e viste le doti non comuni immaginiamo che non sarà neanche l'ultima.
Zirbel - eccezionale! - è 4° e Pinotti scivola al 5° posto (come Malori tra gli Under 23) a 3'02" da Cancellara e a 32" dal podio. Era dal 1996 (sempre in Svizzera, a Lugano) che un azzurro non si posizionava tra i primi cinque: ci riuscirono Peron e Nardello, oggi Pinotti. Se non accadeva da 13 anni, vuol dire che tanto facile - per un italiano - non deve esserlo. Bravo Marco.

Il trionfo del mago Fabian
Sarebbe bello scrivere tutti i rilevamenti, tutti i tempi intermedi, tutti i dati dei 49,8 km a cronometro del fenomeno elvetico. Sarebbe bello, ma renderebbe il tutto un filo confusionario. Fatevi bastare un numero: 1.
Sempre 1° dal km 9,16 alla fine. Sempre 1° ad ogni rilevamento, sempre 1° in ogni tratto, ad ogni intermedio. Con i suoi 57'55" finali annichilisce gli avversari e la sua media di 51,580 km/h lo sposta ancora di un po' nell'altra dimensione in cui già viveva da prima di Mendrisio.
A Salisburgo, nel 2006, al secondo (Zabriskie) diede 1'30", ma la media si fermò a 50,6 km/h. A Mendrisio il secondo è 3" più vicino (Larsson è stato bravissimo col suo 59'22" finale), ma è proprio la media oraria a lasciare a bocca aperta. Lo stesso Larsson, medaglia d'argento, s'è fermato a 50,318 km/h, Martin è addirittura sotto i 50. Una superiorità schiacciante.
E questo è anche un dato falsato, visto che - come già vi abbiamo raccontato - l'arrivo di Cancellara è avvenuto in parata: niente a che vedere con gli arrivi classici delle cronometro, coi protagonisti sempre a tutta fin sotto lo striscione d'arrivo per cercare di limare ogni secondo, ogni centesimo, ogni attimo di tempo. Come a Berna, cronometro finale del Tour de Suisse (vinto sempre dal Fenomeno), Cancellara s'è concesso alla platea: s'è rialzato a circa 300 metri dal traguardo (mica pochi), s'è sistemato, ha tirato baci, ha pensato dediche, ha alzato braccia e dita al cielo e s'è goduto al massimo quegli attimi; senza pedalare, ché tanto era lo stesso.
Ha perso una decina di secondi e qualche punto di media, ma che importa? Ci ha guadagnato in magìa, in sensazioni, in pure emozioni.

Mario Casaldi    

 

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