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Alejandro, puoi esultare - Crono a Millar, Vuelta a Valverde

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In una città come Toledo, famosa in tutto il mondo per la produzione di spade, magari qualche fendente, qualche stilettata, qualche briciolo di suspence in più quando ci si presenta all'ultima cronometro con distacchi abbastanza contenuti ce li si poteva attendere, specie per un discorso podio ancora tutto aperto. Stilettate sì ma miracoli evidentemente no ed è così che questa penultima frazione della Vuelta 2009 si è risolta sostanzialmente in un nulla di fatto, con tutti i pronostici della vigilia ampiamente rispettati. Gongola ed esulta senza dubbio Alejandro Valverde, che con 1'26" da gestire nei confronti di Samuel Sánchez doveva solo badare ad evitare clamorosi fuori giri ed alla fine c'è riuscito senza troppi affanni: 2" appena resi al capitano dell'Euskaltel al primo rilevamento del 10° chilometro; 15" al secondo posto al termine dello strappo più impegnativo inserito nei 27,8 km del tracciato; 32" sul traguardo, frutto soprattutto del gran finale di Sánchez di cui più avanti parleremo.
Tutto secondo i piani, col divario nella generale che si riduce a meno di un minuto (55" per la precisione) ma che consentirà domani al murciano di fare finalmente centro al sesto tentativo nella corsa a tappe di casa, in cui finora spiccavano i podi del 2006 (secondo) e del 2003 (terzo) e di entrare così in maglia oro (e sarà l'ultimo a farlo vista la decisione di adottare la maglia rossa come simbolo del primato a partire dal 2010) a Madrid. Della strana Vuelta di Alejandro avevamo parlato già parlato nei giorni scorsi, visto che è cosa insolita per chi è abituato a vincere non meno di 8-10 corse l'anno chiudere un grande giro vittorioso senza successi parziali. Bisogna però aggiungere anche un particolare nuovo a tutto il discorso, ossia che questa Vuelta 2009 passerà ormai con certezza alla storia per il fatto che nessuno tra i primi otto corridori della generale è riuscito ad imporsi in alcuna tappa.
Ed allora si ripensa a Cunego e alle sue due splendide stoccate prima del previsto ritorno in patria, al fatto che Gesink e Mosquera, gli unici a tentare concretamente qualcosa in salita, siano stati penalizzati anche dalla sorte, come pure Evans sostanzialmente fatto fuori dai giochi per il successo da un pastrocchio nel cambio-ruota ai piedi di Sierra Nevada, ed al fatto che troppe volte la filosofia della radiolina, del "tanto c'è l'abbuono all'arrivo", del non rischiare più del dovuto per non perdere una misera posizione in classifica siano ormai la peggior tarpata di ali che si possa ammirare in una gara a tappe, specie quando viene anche a mancare qualcuno che un pizzico di fantasia e coraggio in più oltre la media l'avrebbe (eh si, basta nominare un Alberto a caso).
Insomma non certo uno degli spettacoli più memorabili che si possano ricordare ed in cui anche uno che fino a pochi anni fa era soprannominato sovente "Embatido" sembra essersi omologato. Con la differenza però che questa volta il tanto paventato cedimento non è arrivato (o non è stato provocato da chi di dovere) e che questa potrebbe essere anche la prima di una serie di rivincite contro tutto e tutti che in caso di buona riuscita a Mendrisio avrebbero del clamoroso.
Contento Alejandro e contento anche David Millar, che quest'oggi senza Cancellara e Grabsch di mezzo non poteva proprio fallire e che va a prendersi nello stesso tempo il primo successo stagionale e la quarta vittoria di tappa alla Vuelta, dove a Cuenca nel 2006, sempre in una gara contro il tempo, aveva ottenuto l'ultimo suo successo in un grande giro. Il britannico della Garmin è andato forte ma non fortissimo come si poteva pensare, se è vero che la prima parte corsa in conserva (sesto tempo al primo rilevamento) poteva procurargli qualche bel grattacapo in vista degli arrivi di chi più che la tappa era impegnato a giocarsi il podio.
Alla fine comunque tempo fermato sui 35'53", appena 5 secondi meglio di un Samuel Sánchez autore di una seconda parte di cronometro assolutamente ottima, in cui ha mostrato una bella pedalata ed una voglia di provarci fino in fondo, tanto da rimontare oltre 7 secondi ad Evans rispetto al primo rilevamento, in cui l'australiano aveva fatto meglio (12'24" contro 12'31"). Il campione olimpico suggella comunque con una buona prestazione una Vuelta su cui aveva giocato tutte le proprie carte di quest'annata ma a cui è probabilmente mancato qualcosa in salita, se è vero che un'oculata gestione delle proprie risorse tra Sierra Nevada e Sierra de la Pandera gli ha impedito di andare alla deriva.
Dicevamo di Evans, terzo di giornata con 9" e per il quale lo scontato sorpasso operato su Ivan Basso (11" di vantaggio al km 10, diventati 41" al km 19,5 e ben 54" sulla linea d'arrivo) rappresenta una magra consolazione ma forse risparmia la beffa di una nuova piazza d'onore da far schiumar veramente rabbia. Almeno il buon Cadel in questo caso ha dimostrato di tener duro psicologicamente a differenza del disastroso Tour de France, che pure era l'obiettivo principale della stagione. Cosa poteva essere e non è stato invece del 1'32" con cui si presenta alla vigilia della passerella finale non è lecito saperlo né immaginarlo, sta di fatto che i "ritenta e sarai più fortunato" sono diventati per l'australiano una costante al limite della seccatura.
Quanto ad Ivan Basso facevamo presagire ieri come 14" per conservare il podio fossero una garanzia pari ad un fuscello piegato dal vento ed allora, alla luce di una prova ancora una volta non esaltante rispetto ai giorni belli (18esimo a 1'03" da Millar), perché non tentare davvero qualcosa di alternativo, da far lustrare gli occhi, pur a costo di mettere a rischio una quarta posizione che anche per propria ammissione di fatto nulla cambiava nel palmarès di chi è già salito sul podio di Giro e Tour? La classifica recita ora 2'12" per un 4° posto che si aggiunge al 5° del Giro d'Italia e che non consola, se si pensa che le inattese disavventure di Gesink ed Evans di questi giornate qualcosa in più dovevano smuovere, dal momento che comunque non è troppo in discussione una condizione che a Mendrisio potrà ritornare utile nel momento in cui occorrerà fare corsa dura.
Se le prove odierne di Gesink (30esimo a 1'46") e Mosquera (64esimo a 2'52") non mettevano comunque in pericolo le rispettive posizioni in classifica, Joaquím Rodríguez è invece riuscito, pur senza uno sforzo eclatante (35esimo a 2'02") a sopravanzare per appena 3" (9'08" contro 9'11" nella generale) un Paolo Tiralongo (70esimo a 2'58") che ha comunque marchiato questa Vuelta con la miglior prestazione di una carriera fatta fin qui di tanta fatica per i capitani e poche occasioni per esporsi in prima persona.
Si potrà poi dir tutto meno che Philippe Gilbert non sia un corridore divertente nel bene e nel male, se è vero che il belga si stava rendendo protagonista di un clamoroso exploit al primo intermedio, quando dopo 10 km vantava ben 34" di vantaggio su Millar, lui che non è propriamente un mago del cronometro ma che in 9 chilometri e mezzo si è visto dilapidare incredibilmente il proprio vantaggio, cedendo nettamente un minuto, prima di concludere in sesta piazza a 34".
Per il resto una Xacobeo nuovamente tra le sorprese di giornata con César Veloso (4° a 20") e David Herrero (8° a 37"), già in buona evidenza a Valencia, ed una Liquigas che almeno si consola con le buone prestazioni di Kreuziger (5° a 30") e Bodnar (11esimo a 44") mentre da Lars Boom (21esimo a 1'24", sarà pretattica in vista di Mendrisio?) ci si attendeva qualcosa in più.
Sostanzialmente però ben poco è cambiato e domani col probabile ultimo sprint di Madrid anche sull'ultimo grande giro del 2009 calerà il sipario.

Vivian Ghianni

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