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Voti e volti del Ricciolo - Le nostre pagelle del Tour 2009

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Alberto Contador - 10
Gli neghiamo la lode per il mancato attacco sul Ventoux, per una vittoria di tappa in maglia gialla che sarebbe stata neanche storia, bensì epica. Corre un grande Tour de France, nonostante la presenza ingombrante di Armstrong in squadra, dimostrandosi padrone delle salite in ogni occasione. Prova di maturità e di nervi tesi, che pure altre volte gli avevano ceduto. A 27 anni può già vantare 2 Tour de France (oltre al Giro ed alla Vuelta).

Mark Cavendish - 10
Gli neghiamo la lode per quella maglia verde che non riesce a conquistare, un po' per la cocciutaggine di Hushovd, un po' per l'apatia del britannico negli sprint intermedi delle prime tappe piane. Raggiunge quota 10 vittorie di tappa al Tour alla seconda partecipazione: 4 un anno fa, 6 quest'anno, con la ciliegina di Parigi che fa da degna cornice ad un quadro splendido.

Lance Armstrong - 9
Non fa niente di staordinario, se vogliamo escludere dalla staordinarietà il fatto di conquistare il podio (sebbene il gradino più basso) dopo tre anni di assenza. È perfido e quasi sadico nel far soffrire Contador in un paio di frangenti (nella vigilia e col ventaglio Columbia a La Grande-Motte) e un po' duro con lo stesso spagnolo ad Andorra e Le Grand-Bornard. Però sulla strada si conferma un gran combattente, nonostante i giovani crescano.

Bradley Wiggins - 8,5
L'idea gli era venuta durante il Giro d'Italia, quando tra San Martino di Castrozza ed Alpe di Siusi si era accorto di non pagare poi molto dai migliori in salita. Quest'idea l'ha concretizzata al Tour, andandosi a prendere un 4° posto (ad una trentina di secondi da Armstrong) che, nonostante i 29 anni, può essere un nuovo punto di partenza per il fenomeno della pista, che dopo aver vinto tutto il possibile sull'anello, ha deciso di provare a stupire su strada. Con Vande Velde (6+) non si fanno mai vedere all'attacco, ma con regolarità regalano due top ten alla Garmin (lo statunitese finisce all'8° posto).

Vincenzo Nibali - 8,5
Da 18esimo (nel 2008) a 7° c'è un bel balzo in avanti in una sola stagione, così come per il distacco, decurtato di più di venti minuti. Le cose più belle Vincenzino da Messina le offre in salita, anche se parte già bene nel prologo di Monaco e poi è solo una continua conferma del suo ottimo stato di forma. Un piazzamento che ci voleva, per il siciliano, che rischiava altrimenti di portarsi addosso l'etichetta di eterna promessa. Anche per la maglia bianca, i 3'24" da Andy Schleck non sono certo un'eternità.

Andy Schleck - 8+
È l'antagonista più reale di Contador, finendogli comunque abbastanza distante. Bravo a provarci sia a Le Grand-Bornard che sul Ventoux, anche se in entrambe le situazioni si fa un po' soggiogare dalla presenza in gruppo del fratello Frank (a cui diamo un 5,5, nonostante la tappa vinta/regalata, per la mancanza di umiltà), lasciandogli una tappa (invece di giocarsela con Contador) e tirando i freni sull'ultima salita del Tour, nonostante i circa dieci scatti proposti. C'è classe e qualità, ma si liberi dell'etichetta di "fratello minore": Frank saprà cavarsela da solo.

Thor Hushovd - 8
Una tappa (Barcellona, uno dei scenari più belli di questo Tour) e la maglia verde, bissata dopo il successo del 2005. Ha sfruttato l'unico arrivo non adattissimo a Cavendish, sul Santuario di Montjuich, per festeggiare la settima vittoria totale al Tour, e poi ha cercato la maglia verde su ogni traguardo volante, anche quelli posti dopo due salite di 2a e 1a categoria.

Rinaldo Nocentini - 7,5
Se era dal 2000 che nessun italiano vestiva la maglia gialla, significa che tanto semplice proprio non deve essere. Portarla per 8 giorni è stato un bellissimo sogno, che è diventato realtà beccando la fuga giusta verso Andorra e ringraziando l'eccessivo attendismo del gruppo, con Contador che gli arrivò vicino di 6". Manca il successo di tappa, ma si porta a casa un sacco di foto ricordo, forse una nuova dimensione e sicuramente il 14esimo posto nella classifica finale.

Franco Pellizotti - 7
Altro tabù sfatato per l'Italia: dopo la doppietta di Chiappucci ('91 e '92), il veneto-friulano della Liquigas-Doimo riporta la maglia a pois nello Stivale nostrano. Sfortunato e poco accorto tatticamente nelle fughe (Tarbes, Vittel e Bourg-Saint-Maurice gli regalano un 2°, un 3° e un 7° posto) e poi è anche bravo a Barcellona e sul Mont Ventoux (anche se poteva essere con Gárate e Martin). Ci risulta un po' indigesta questa sua decisione di uscire arbitrariamente di classifica, senza provarci, ma il suo bilancio è comunque in attivo.

Heinrich Haussler - 7
Si prende la tappa di Colmar, nella pioggia, devastando i compagni di fuga e i contrattaccanti, aggiungendo questo successo al Tour ai tanti piazzamenti della prima parte di stagione. È un lampo in un Tour de France non certo eccelso per continuità, ma forse la sua è stata l'azione più interessante, dal punto di vista atletico - insieme alla tappa di Feillu ed ai successi di Contador - della Grande Boucle.

Brice Feillu - 7
Ha compiuto 24 anni durante la tappa di Parigi, ma questo lungagnone francese dalle leve lunghe e la corporatura esile il regalo se l'era già fatto qualche giorno prima, beccando - da neoprofessionista - la fuga verso Andorra e poi staccando tutti i compagni d'avventura andando a vincere in solitaria. Nelle ultime tappe paga dazio e finisce al 25esimo posto in classifica generale, ma già il prossimo anno potrebbe essere un outsider per la top ten e la maglia a pois.

Fabian Cancellara - 7
Sei giorni in giallo, con lo spettacolo della cronometro di Monaco al termine della quale rifila 18" al secondo (Contador). Lo spagnolo però si "vendica" nella crono di Annecy, lasciando il campione svizzero al palo per 3". Viene a mancare in qualche tappa intermedia (quella di Aubenas, ad esempio), e in salita era andato molto più forte un anno fa.

Luís Leon Sánchez Gil - 6,5
Il vincitore della Parigi-Nizza (mandò in tilt Contador) ha evidenti limiti sulle tre settimane, visto che conclude in 26esima posizione a più di 40 minuti dall'amico e connazionale (e futuro collega?) Contador. Però il ragazzo è sveglio, guida la bici in maniera eccezionale, e si va a prendere la tappa di Saint-Girons con uno sprint ristretto da applausi. E per il secondo anno consecutivo vince la tappa dell'11 luglio al Tour.

Thomas Voeckler - 6,5
I dieci giorni in maglia gialla del 2004 non erano mai stati accompagnati - finora - da una vittoria di tappa, che per un motivo o per un altro gli era sempre sfuggita. A Perpignan invece è abile ad indovinare lo scatto giusto ai meno 3 km dal traguardo per anticipare di quel tanto che è bastato l'ennesima volata regolata da Cavendish. Ed alla Bbox Bouygues Telecom riesce anche il bis con Fédrigo (6,5 anche per lui), anche se il giovane Rolland delude per quanto riguarda la classifica generale (finisce 22esimo, e gli diamo un 5).

Christophe Le Mével - 6,5
Si infila nella fuga verso Besançon recuperando così quasi sei minuti a tutti gli altri. Poi il francese è bravo a restare nelle zone alte della classifica fino alla fine, ottenendo un 10° posto nella classifica finale che è comunque una grande sopresa. Nella Française des Jeux si comporta bene anche Casar che, nonostante la vittoria di tappa continui a sfuggirgli, si piazza al 12esimo posto.

Mikel Astarloza - 6,5
Una vittoria di tappa importantissima per tutto il ciclismo basco, che non vinceva al Tour dal 2003 (grazie ad Iban Mayo). Una vittoria di gambe e di testa, con l'allungo ai meno 2 km dal traguardo a Bourg-Saint-Maurice, beffando chi era all'attacco da più chilometri del basco, che invece era rientrato sugli uomini di testa in un secondo momento. L'11esimo posto in classifica sposta poco e non dice niente di più sul suo Tour.

Roman Kreuziger - 6
Inizia con qualche malanno, ma da chi in due anni s'è preso un Giro di Svizzera (2008) e un Giro di Romandia ci si attendeva forse qualcosa di più di un 9° posto con quasi un quarto d'ora di distacco da Contador e quasi 7 minuti dal compagno di squadra Nibali, col quale doveva fare corsa parallela. Il giudizio diventa non negativo per via della giovane età (è un '86) e per via della tappa del Ventoux: se uno resta con la maglia gialla su una salita del genere, al penultimo giorno, vuol dire che le qualità per le grandi corse a tappe ci sono tutte.

Yahueni Hutarovich - 6
Finisce il Tour correndo quasi 22 tappe anziché 21, viste le 4h16'27" di ritardo che paga da Contador. Il bielorusso succede a Wim Vansevenant (che veniva da tre successi consecutivi) nell'albo d'oro della maglia nera del Tour de France, ma il velocista della Française des Jeux s'è fatto comunque valere ottenendo il 3° posto a Saint-Fargeau e il 5° a Parigi.

Alessandro Ballan - 5,5
Due piazzamenti nei 10 che non dicono niente per uno che è campione del mondo, che si fa molto più apprezzare per il tentativo nella tappa di Aubenas a 20 km dall'arrivo: attacco svanito a 1000 metri dall'arrivo per colpa del Team Columbia e per colpa di un compagno di fuga (Lefèvre) troppo stanco per collaborare. Se ha acquisito fondo, potrà essere protagonista fino a fine stagione.

Daniele Bennati - 5
Parte col piede sbagliato, e cioè con due costole incrinate (per una caduta in allenamento a fine giugno). Non va oltre il 9° posto di tappa, provandoci anche con le fughe (Besançon su tutte), ma non mostrando mai quel colpo di pedale che gli aveva portato due successi di tappa - tra cui i Campi Elisi - al Tour 2007.

Oscar Freire - 4,5
L'unica volata che vince è quella per il 3° posto a Tarbes, ma il miglior piazzamento è il 2° posto "in casa" dietro Hushovd, a Barcellona. Non è mai il Freire dei giorni migliori, e non mostra quei colpi da furetto a cui aveva abituato ed anche ad Aubenas, nonostante un Gpm vicino al traguardo, non va oltre il 5° posto.

Carlos Sastre - 4
Resta in gara fino a Verbier (quando pure era 11esimo in classifica), ma poi salta nel tappone alpino e si perde completamente, non riuscendo neanche nella codata d'orgoglio sul Mont Ventoux. Il vincitore uscente del Tour abdica in maniera non proprio eccelsa (finendo 17esimo a 26'21"), lamentando poca considerazione da organizzazione e media e avvisando che - dopo questa Grande Boucle - avrà voglia di staccare dalla bicicletta.

Tom Boonen - 4
Prende il via da Monaco all'ultimo minuto, per non dire secondo, grazie alla genialità dell'ASO, che pretendeva di appellarsi a regole che non esistono per non vedere il campione belga al via. Boonen parte, ma tra dolori di stomaco e scarsa concentrazione (e come potrebbe essere altrimenti?), fino alla mancata partenza nella tappa 15. E fino a quel momento, non era andato più in là della 16esima piazza.

Denis Menchov - 3
Dopo il Giro d'Italia dominato, il 31enne russo era atteso a ben altra prova in terra francese. Ed invece a Monaco si fa passare da Cancellara, cade nella cronosquadre, perde per infortunio Gesink (a cui va per forza di cose un s.v.) e poi cerca un paio di volte la fuga, mettendosi diligentemente a disposizione della Rabobank, e nella fattispecie Freire, anche se poi il team olandese festeggia solo grazie a Gárate, corridore troppo spesso dimenticato e che invece è altrettanto spesso una garanzia (e a cui diamo un bel 7, visto lo scenario del successo).

Filippo Pozzato - 3
Si nota più per le beghe con la FCI per la maglia di campione italiano che prima non va bene, poi va bene, poi non va di nuovo bene ed infine va bene, che non per un Tour de France davvero troppo in sordina, a parte un tentativo di allungo ai 300 metri dal traguardo di Barcellona che gli vale il 6° posto. E poi c'è poco, pochissimo altro; neanche un tentativo di fuga (dove invece riesce bene Ivanov: 6,5).

Kim Kirchen - 2,5
Portabandiera di quei corridori da classiche che si intestardiscono a voler far classifica in un grande giro, snaturando anche alcune caratteristiche (la sparata sugli strappi) per prediligere il cronometro: risultato? Dopo il comunque onorevole 7° posto del 2008, quest'anno ottiene il 57esimo posto a quasi un'ora e mezzo da Contador: nel Team Columbia falliscono la generale anche Monfort e Rogers, che pure partivano con qualche speranza. Molto meglio Tony Martin (6+), che è maglia bianca per qualche tappa e finisce con un 2° posto sul Mont Ventoux.

Cadel Evans - 2
23" nel 2007 e 58" nel 2008: per neanche un minuto e mezzo complessivi aveva perso due Tour de France negli ultimi due anni. L'attesa del risultato l'ha mandato in tilt, non tanto di gambe quanto di testa. Bravo a non mollare e riposizionare il focus sulla Vuelta, è comunque la delusione più grande del Tour, col suo 30esimo posto in classifica generale.

Mario Casaldi    

 

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