Un vichingo sull'Hushovd - Thor fulmina Freire sul Montjuich
Con Thor Hushovd che esibisce il suo spunto irresistibile sulla salita del Montjuich a Barcellona, fulmina Oscar Freire e si porta a casa anche quest'anno un bel successo di tappa, si chiude ufficialmente la prima parte di Tour de France, nell'attesa che domani si apra il thrilling dei Pirenei.
Frazione interamente spagnola, pardon, catalana, partita da Girona, la sesta di questo Tour è stata martoriata da pioggia insistente, asfalto viscido e scivoloni in serie: per restare alle più rilevanti, ricordiamo le cadute di Rogers, Haussler e Farrar (a 30 dal traguardo), quelle di Ten Dam, Arashiro e Lloyd a una decina di km dalla conclusione, e infine quella di Boonen ai -6.
Una tappa di inseguimento costante e responsabile ai 3 (poi diventati strada facendo 4) fuggitivi: Augé, Millar, Chavanel, quindi anche Txurruka. Il gruppo non ha mai dato molta corda agli attaccanti, vista la presenza tra di loro di Millar, troppo su in classifica per avere spazio. Vista la pioggia e le conseguenti insidie, più che la Saxo di Cancellara (sempre maglia gialla), più che la Rabobank (per Freire) o la Columbia (per Kirchen), è stata la Astana a comandare il gruppo, per tenere davanti i suoi gioielli da classifica (Armstrong, Contador, Klöden e Leipheimer occupano nella generale le posizioni dalla seconda alla quinta), al riparo da sorprese.
A 28 km dalla fine, Millar, capito di che morte si andava a morire, ha provato la stoccata solitaria: un tentativo che è durato 27 km, e che si è infranto a 1500 metri dall'arrivo, con le squadre già organizzate per l'atipica volata all'insù del Montjuich (salita non difficile e che si è quindi prestata a uno sprint misto tra velocisti resistenti e finisseur): al di là di un blando tentativo di Le Mevel ai 1400, e di uno ancor più blando di Feillu ai 400, nessuno ha provato ad anticipare la volata.
Pozzato, uno dei più annunciati stamattina, è partito forte ai 300 metri: un'azione a metà tra il tentativo di anticipo e lo sprint lunghissimo. Fatto sta che Poz è stato ben marcato da Freire, che però a sua volta è stato marcato ancor meglio da Hushovd, che negli ultimi 50 metri ha scartato e apposto la sua firma norvegese.
Domani, come ampiamente detto, si sale, ma di brutto. Andorra è il primo arrivo in quota di questo Tour, e come tale (siccome di salita vera e dura si tratta) farà sconquassi: aspettiamoci che salti qualche grosso nome di classifica (poi magari rientrerà più avanti). Frazione lunga (224 km), e con altre salite prima di quella finale, quindi lo sparpaglìo sarà importante. Purtroppo tra i primissimi lottatori di classifica non ci sarà Menchov, che oggi ha lasciato per strada un altro minuto (a causa dei frazionamenti del finale, figli delle varie cadute), e si ritrova nella condizione di chi deve fare il kamikaze se vuol rientrare nelle zone alte per lottare per (almeno) il podio. Non è detto che, nell'economia della corsa, ciò sia necessariamente un male: ma il buon Denis (che in genere non sbaglia mai la prima tappa di montagna di un grande giro) pare abbastanza disilluso. In ogni caso in bocca al lupo al vincitore del Giro, che sulla carta resta comunque in corsa per tentare l'accoppiata magica centrata per l'ultima volta 11 anni fa da un certo...