Pizza e Nicki (Sørensen) - Pellizotti ancora battuto nel finale
Ci sono periodi in cui l'amore degli appassionati per il ciclismo viene messo a dura prova. Periodi difficili, controversi, in cui non è semplice tenere la barra a dritta e continuare a seguire le vicende dei pedalatori, ma verrebbe forse più spontaneo mandare tutto al diavolo.
Parliamo forse di qualcuno dei ciclici scandali doping? Ma quando mai! Molto più semplicemente, stiamo dicendo che è arduo uscire vivi da una tre giorni di tappe interlocutorie al Tour de France, specie se quei tre giorni seguono un riposo e tre frazioni pirenaiche più che deludenti.
Ma se dio vuole ce l'abbiamo fatta, e ci possiamo ora predisporre a un menu più vario e più degno di una corsa a tappe della levatura di una Grande Boucle: tanto per cominciare, domani da Vittel a Colmar si affronteranno un bel po' di salite sui Vosgi, su tutte la cima di Platzerwasel (vetta al km 138 dei 200 complessivi), terzo Gpm di giornata (dopo i facili Xertigny e Schlucht) che presenta 10 km di ascesa all'8% di pendenza media (salita duretta rispetto agli standard del Tour). Dalla cima al traguardo ci saranno un dentello di terza categoria (Bannstein) e un'altra rampa di 10 km scarsi (Firstplan, dalla cui cima mancheranno 20 km alla fine).
Non si tratta di un tappone montagnoso, ma di una frazione parecchio insidiosa, tantopiù se si pensa che la salita più dura è praticamente sconosciuta ai più, e quindi prepariamoci ad assistere a qualche sorpresa. Rinaldo Nocentini, brillante portatore della maglia gialla da una settimana, dovrà tenere 100 occhi aperti (e soprattutto far mulinare bene il paio di gambe che ha) se vuole arrivare sulle Alpi da primo in classifica. Non è detto che non ci riesca.
I dubbi maggiori riguardano come al solito la famiglia Astana, e nella fattispecie i movimenti che vedremo (o non vedremo) tra Contador e Armstrong; ma soprattutto: c'è caso che qualcuno possa provare a mettere in difficoltà il team più forte della corsa? Sarebbe anche ora che Andy Schleck, o Cadel Evans, o (perché no) Vincenzo Nibali si inventassero qualcosa per recuperare in classifica (posto che Sastre si è praticamente chiamato fuori dalla lotta, e Menchov è troppo lontano).
Chi si è inventato qualcosa già oggi è stato Franco Pellizotti, uscito per raccattare punti Gpm e ritrovatosi in fuga con altri 6 dopo 70 km di tappa. Tra questi Egoi Martínez, bravo a seguire il suo inseguitore nella classifica della maglia a pois (alla fine l'italiano ha rosicchiato 6 punti, portandosi a -17), i francesi Pauriol, Lefèvre e Calzati, il tedesco Marcus Fothen e poi Nicki Sørensen, ultimo ad agguantare il drappelletto all'attacco, ma primo a scattare (dopo oltre 100 km d'amore e d'accordo), quando al traguardo mancavano 22 km. Alla sua ruota è stato bravo a inserirsi Calzati, che però nulla ha potuto quando ai 6 km il danese ha dato un'altra sgasata e se l'è filata da solo, per andare poi meritatamente a vincere.
Gli immediati inseguitori (col gruppo che aveva lasciato tranquillamente fare) non si sono però accordati per andare dietro a Sørensen, che così ha conservato quei 10-15" per tutto il tempo della sua azione; fatto che ha urtato non poco Pellizotti, che si deve accontentare di un terzo posto che va ad aggiungersi al secondo conquistato a Tarbes. Ci riproverà.