Mark is not too Far(rar) - Vince ancora Cavendish su Tyler
Se vince anche su arrivi del genere, allora non c'è proprio niente da fare. Oddio, qualcosa ci sarebbe, ma l'ignavia di squadre, corridori e direttori sportivi non permette letture alternative a quello che sta diventando un copione quantomai ripetitivo.
Il protagonista di tutto questo parlare si chiama Mark Cavendish e ormai hanno imparato a memoria il suo nome anche le pietre dei castelli di Francia sfiorati dalla carovana gialla. Non è che il britannico avesse la stretta necessità di aggiudicarsi anche l'11esima tappa, oggi a Saint-Fargeau, visto che già senza quest'ultimo successo era a quota tre frazioni incamerate, somma della doppietta Brignoles-La Grande Motte di inizio Tour, e dell'affermazione di Issoudun ieri.
Ma il buon Mark non è tipo da lasciare briciole per gli altri (nel senso che tende a raccogliere pure quelle), e allora, se questi altri in questione non fanno niente per arginare la sua famelica predisposizione, lui non può far altro che vincere, vincere, vincere.
Ormai s'era già capito che il ragazzo aveva più forza in una gamba che i suoi rivali in tutte e due. Ma gli avversari, evidentemente mai soddisfatti abbastanza delle batoste, hanno continuato anche oggi a nicchiare (e a buscarle meritatamente): forse speravano che sull'arrivo in leggerissima ascesa di Saint-Fargeau, il 24enne si lasciasse prendere in mezzo da qualcuno. Ma lui, facendo spallucce, si è una volta di più giovato del fatto di essere lanciato alla perfezione dal Team Columbia, e poi, una volta partito ai 200 metri, ha badato a non far rimontare un pur bravo Farrar, e poi ha piazzato la bandierina anche su questo tipo di traguardo.
Insomma, in volata Cavendish non si batte. E allora (e torniamo al discorso di partenza), perché non provare alternative tattiche? Perché non promuovere azioni da lontano, ma serie, mica come quella che oggi ha visto all'attacco due disperati come Vansummeren e Sapa (disperati perché sapevano che sarebbero stati ripresi)?
Troppo genio, ci vuole, su quelle ammiraglie, per promuovere una fuga da 10-15 uomini? E torniamo così al discorso delle radioline, che tanto discutere ha fatto ieri: il problema della carenza di fantasia è da imputare ai progressi tecnologici o alla scarsa attitudine tattica di chi guida questi team? Perché l'UCI non si cura di mettere in ammiraglia gente più qualificata di quella che c'è oggi, anziché inseguire (a braccetto con ASO) chimere antistoriche e passatiste?
Intanto prepariamoci a vivere un terzo giorno consecutivo di purgatorio, visto che la Tonnerre-Vittel di domani ha un disegno praticamente identico alle ultime due frazioni. Ma chissà che alla fine non prevalga la voglia di una botta di vita, e che non si riesca a vedere con 24 ore d'anticipo un po' dello spettacolo atteso per la tappa di Colmar. Sperare non costa poi troppo.