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Hai voluto la bicicletta? - Scopriamo il mondo di Alessandro Proni

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Dopo le sue prime due stagioni da Professionista nella Quick Step, la squadra che lui stesso definisce il Real Madrid del ciclismo, Alessandro Proni è approdato all'ISD Cycling Team di Luca Scinto in Toscana, terra che aveva accolto il non ancora 27enne corridore laziale tra le categorie giovanili.
Alessandro, la tua nuova squadra pur non ottenendo vittorie ha corso il Giro d'Italia sempre all'attacco. Ti è dispiaciuto non essere alla partenza da Venezia?
«Sì, volevo correrlo il Giro, ero pronto e in gran forma. Ma, per continuare con un'altra metafora ciclistica, il nostro José Mourinho, vale a dire Luca Scinto, ha fatto le sue scelte tecniche che bisogna sempre e in ogni caso rispettare. Ho dimostrato di essere in forrma quando sono ritornato a correre ai primi di giugno per il Memorial Marco Pantani dove dopo quasi due mesi di stop sono rimasto col gruppo dei migliori 20, e ho lavorato eccellentemente per far vincere il mio compagno Giovanni Visconti che purtroppo alla fine è arrivato secondo. Ma di quei 20 che ci siamo giocati la vittoria io ero l'unico reduce da uno stop lungo, segno che quindi la condizione c'era».
A fine mese c'è il Campionato Italiano e penso che ti piacerebbe far rimanere la maglia tricolore nel Lazio. Come ti stai preparando per questo appuntamento?
«Dal 18 al 21 giugno farò il Giro di Slovenia poi mi concentro sul Campionato Italiano di Imola. In squadra ci sono tanti italiani e ovviamente ognuno ambisce a potersi giocare le proprie carte per conquistare il tricolore, ma in gara poi credo che sarà la "legge della gamba" a dettare le strategie migliori per poter portare la maglia in casa ISD. Qualche giorno fa mi sono allenato con Valerio Agnoli e mi ha detto che il percorso è davvero impegnativo. Credo sia meglio per me un percorso così perché preferisco i percorsi vallonati e di una certa lunghezza. Sono sempre stato un diesel, un fondista che dà il meglio nelle gare oltre i 200 km. Ad Imola si dovranno percorrere 260 km e spero di fare una gran bella corsa».
In effetti l'unica corsa vinta finora tra i Pro' è stata una tappa di 230 km al Giro di Svizzera. Dopo quella bella vittoria però sei un po' "sparito"...
«Proprio quando mi sono sbloccato alla grande, vincendo da neopro' una tappa di un'importante corsa Pro Tour, sono iniziati i miei problemi. Due giorni dopo la vittoria ho accusato un problema al tendine d'Achille che per un anno mi ha impedito praticamente di correre. Ho girato tutte le cliniche d'Europa per risolvere il problema, tutti mi dicevano che era infiammato, addirittura qualcuno mi ha detto che il mio era un problema di testa. Alla fine, dopo mille peripezie, sono riuscito a risolvere il mio problema a due passi da casa: a Roma presso Villa Stuart grazie alla dottoressa Maria Teresa Pereira. Si è scoperto che il problema derivava da un osso che ho nelle due caviglie, presente soltanto nel 5% della popolazione mondiale. Per fortuna tutto si è risolto e sono rientrato alle corse nel giugno del 2008 senza avere più problemi».
Dopo la parentesi belga sei tornato in Toscana con Scinto come quando eri dilettante. Che ambiente hai trovato?
«Ho praticamente corso sempre in Toscana, prima alla Monsummanese dove ho fatto 4 splendidi anni dove è mancata inspiegabilmente - a mio avviso - solo la convocazione ai Mondiali, specie nel 2002 e nel 2004 la meritavo. Poi da Élite sono passato con Scinto alla Finauto-Quick Step e grazie a Luca ho imparato e vinto tanto. Nei miei pensieri il ritorno in Toscana era quasi come un ritrovare l'ambiente e la mentalità dilettantistica ma mi sono subito accorto che è diverso correrci da professionista. Fai parte di un'azienda e devi lavorare sodo perchè il nostro è un lavoro duro e serio».
Parliamo un po' del movimento ciclistico laziale. Lariano, il paese dove abiti, tra te e Marta Bastianelli, tua cognata, ha sfornato già due bei corridori. Poi prima ancora c'è stato Astolfi che era un buon talento ma si è smarrito presto…
«Lariano ha una tradizione ciclistica eccellente. Purtroppo negli anni il movimento è andato a scemare, ma anche in tutto il resto del Lazio è così. I professionisti non siamo tantissimi e non c'è nemmeno grande organizzazione tra le squadre che curano i settori giovanili. Occorre per forza andare via da casa a 15 anni come ho fatto io. La Toscana è solo a due passi ma c'è un enorme abisso tra il livello delle squadre di queste due regioni, soprattutto sotto il profilo organizzativo, ma anche proprio della cultura e della passione per la bici».
Dopo gli allenamenti come cerchi di rilassarti nella tua Lariano?
«Penso solo alla mia famiglia e alle mie due bimbe. Poi ogni tanto mi diverto a giocare alla Play Station».
Due? Ma non avevi solo una figlia?
«Sì, Rebecca che ha 6 anni, ma adesso è in arrivo un'altra bimba che abbiamo deciso di chiamare Ludovica».
E alla Play Station hai mai giocato con qualche gioco di ciclismo?
«Sì, due anni fa nella PSP avevo un gioco di ciclismo, mi sono divertito anche ad autopilotarmi qualche volta».
Ed era forte il Proni virtuale?
«Per essere neoprofessionista direi di sì. Si difendeva molto bene e aveva dei buoni valori nei parametri generali».
Speriamo che nei prossimi giochi di ciclismo questi valori siano ancora più alti...
«Infatti, vorrà dire che il Proni reale si è comportato bene nelle corse. Lo spero proprio, io ce la sto mettendo tutta».


Marco Fiorilla

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