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Fédrigo-Pelli, buona la fuga - Ma Prudhomme deve nascondersi | Cicloweb

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Fédrigo-Pelli, buona la fuga - Ma Prudhomme deve nascondersi

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E pensare che sarebbe una giornata piena di complimenti per un bel po' di persone, se non ci fosse una montagna (chiamata Tourmalet) di recriminazioni a fare ombra al bello che pure c'è stato nell'ultima tappa pseudopirenaica prima del riposo-trasferimento che domani ci introdurrà alla seconda settimana di gara.
Ha vinto Pierrick Fédrigo, a Tarbes, in capo a una fuga memorabile, iniziata con 13 corridori, continuata tra Aspin e Tourmalet col drappello di testa che perdeva pezzi (gli ultimi a cedere: Voigt e Duque) ma non vigore nella sua rincorsa al risultato grosso; e finita col francese e con un ammirevole Franco Pellizotti a tener duro, in perfetto accordo fino al traguardo, per respingere il ritorno veemente del plotone, un ritorno orchestrato da Rabobank (per Freire che ha tenuto duro sul Tourmalet per poi rientrare in discesa) e Caisse d'Epargne (che aveva in Rojas una ruota velocissima e un corridore tignoso come Oscarito nella resistenza sulle salite di giornata), ma non coronato dal successo.
Né possiamo non definire appassionanti gli ultimi 70 km della giornata, dopo che sul Tourmalet Pellizotti aveva scollinato per primo (una bella soddisfazione) sulla montagna se non più alta (i due San Bernardo la superano), più densa di storia di questo Tour. Il veneto-friulano, rimasto col solo Fédrigo accanto, aveva avuto buon gioco a liberarsi della compagnia di tutti gli altri fuggitivi, e di tenere a distanza anche un gruppetto di contrattaccanti formatosi sulla salita e animato, tra gli altri, da Van den Broeck (gregario di Evans) e Gárate (luogotenente di Menchov).
Pellizotti e Fédrigo, da buoni amici, si sono spartiti l'onere di tirare a tutta (malgrado ampi tratti di vento contrario) fino a Tarbes, e solo quando, all'ultimo chilometro, hanno capito che il mezzo minuto abbondante (rimasto dalla dote di oltre 5' che avevano in cima al Tourmalet) conservato sul gruppo era ormai incolmabile, solo allora i due si sono rilassati e preparati allo sprint. L'italiano ha preso in testa il rettilineo finale, ma Fédrigo l'ha bruciato negli ultimi 100 metri, come aveva peraltro fatto 3 anni fa con Commesso in occasione della sua precedente affermazione di giornata alla Grande Boucle.
Protagonista - anche se sfortunato - Pellizotti, andato vicinissimo ad un'affermazione chirurgica (ieri aveva volutamente preso un quarto d'ora per essere libero di agire oggi); e protagonista, ancora e meritatamente, Rinaldo Nocentini, che ha brillantemente difeso la maglia gialla e sul Tourmalet, pedalando davanti al gruppo senza timori reverenziali, e che si è calato alla perfezione nei panni di chi guida la classifica di cotanta corsa: le immagini del toscano lì nelle prime posizioni, oltre a inorgoglire i suoi tifosi, lo proiettano verso una prolungata detenzione di quel simbolo del primato: se sta attento e non si fa sfuggire qualche fuga di uomini vicini nella generale, almeno fino a venerdì (se non domenica) nessuno lo butterà giù dal trono.

E le recriminazioni? Quelle di vedere simili montagne svilite da un percorso idiota (70 km dal Tourmalet all'arrivo, lo ricordiamo)? C'est le Tour, dicono in Francia. Sta di fatto che i Pirenei passano senza aver detto quasi nulla riguardo alla lotta per la classifica, se non che l'Astana è praticamente inattaccabile: ma per mettere in difficoltà Contador e soci servirebbe un percorso adatto, e non un tracciato che permette a un gruppo di 74 uomini di arrivare compatto a un passo dal giocarsi il successo di giornata. La tappa ha - come spiegato su - avuto un suo perché, ma era questo che ci si poteva aspettare dalla frazione del Tourmalet? Nessun attacco di uomini di classifica (che stavolta però sono giustificati nel loro immobilismo), ogni discorso rinviato, una situazione di classifica cristallizzata.
Capiranno, i padroni di casa della ASO, rappresentati da Christian Prudhomme, che questo non è modo? E che alla lunga il Pau-ismo (ovvero la tendenza a piazzare un arrivo - che di solito è Pau, anche se quest'anno non si fa tappa nella località in questione - lontanissimo dalle montagne) sfibra gli occhi e il cuore degli appassionati?
Tanto per restare in tema di percorso insignificante, dopo il riposo di domani ci saranno tre tappe ultra-interlocutorie, poi finalmente qualcosa si muoverà, anche se prima dell'ultima settimana (che sulla carta è effettivamente molto interessante) possiamo fare a meno di aspettarci grosse novità.

Marco Grassi

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