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Dilettanti allo sbaraglio - Errori su errori, stoccata di Ivanov

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E poi dicono che il ciclismo non è divertente. Invece è addirittura da sganasciarsi dalle risate, se certi direttori sportivi guidano le loro squadre con la stessa sagacia con cui guiderebbero un trattore.
Vista la Colmar-Besançon di oggi visto tutto, verrebbe da dire. Una tappa consacrata alla fuga da lontano, visto il suo essere incastonata tra due frazioni difficili come quella di Colmar (risoltasi ieri con un nulla di fatto tra i big) e quella di Verbier (domani pseudoarrivo in quota sulle Alpi con annesso sconfinamento in Svizzera): in un giorno del genere il grosso del plotone tende a recuperare e risparmiare energie, e quindi chi ha gambe e volontà prende il largo.
Esattamente quanto successo con 12 uomini (Bennati, Willems, Hincapie, Ciolek, Righi, Le Mével, Roche, Timmer, Maaskant, Roulston, Minard e Ivanov), partiti al km 14 (su 199 totali) con anche Cavendish e Voigt a far parte della compagnia. E se il primo si è rialzato subito visto che i colleghi non se lo sarebbero certo portato fino al traguardo per farsi spennare, il secondo si è dovuto arrendere strada facendo a una foratura. I restanti 12 hanno faticato parecchio per ottenere un margine decente, ma alla fine sono riusciti ad aumentare il vantaggio sul gruppo fino a raggiungere termini piuttosto rassicuranti.
La politica dell'AG2R, squadra della maglia gialla Nocentini, era quella di lasciar fare: con Roche davanti (che non collaborava), la formazione francese si sentiva evidentemente coperta. Il problema per Rinaldo (e di converso per la sua stessa squadra), però, era che Hincapie e Le Mevel, piuttosto vicini in classifica, si son ritrovati a un certo punto ad avere un vantaggio che permetteva loro di scavalcare il toscano al primo posto della generale: quando il margine ha superato gli 8' (a circa 60 km dal traguardo), gli AG2R si son ricordati che forse non era il caso buttar via così la maglia, e son tornati a tirare, facendo il doppio della fatica che avrebbero fatto tenendo la fuga più vicina sin da subito.
Nel finale, tra gli attaccanti, il consueto gioco di gatti e topi, coi più lenti in volata a provare l'anticipo: Maaskant, poi Le Mével, poi, ai 10 km, Ivanov: la sparata del russo vincitore dell'ultima Amstel, bellissima ed efficace, l'ha proiettato verso un meritato successo di tappa.
Alle sue spalle, le barzellette: Roche partiva in contropiede favorendo Hincapie (alla sua ruota) contro Nocentini. L'americano, che aveva 5'25" di ritardo dal toscano, ha approfittato dell'aiuto insperato dell'irlandese per guadagnare il più possibile. Sembrava quasi fatta per lui, ma negli ultimi chilometri il gruppo ha incredibilmente recuperato (chiudendo a 5'20") grazie a chi? Oltre ai Garmin e ai Silence, grazie a chi? Ai Columbia (compagni di Hincapie!) che nell'ultimo km hanno tirato fortissimo per lanciare la volata a Cavendish (ancora all'inseguimento della maglia verde di Hushovd).
Risultato: la trenata finale dei suoi rivali di giornata ha consentito a Nocentini di conservare la maglia per 5" sullo stesso Hincapie; e Cavendish, che aveva stretto troppo Hushovd alle transenne, è stato pure declassato per volata scorretta. Ma se anche avesse superato il norvegese, Mark avrebbe guadagnato 1 o 2 punti: un'inezia rispetto alla possibilità di prendere la maglia gialla.
Il fatto che Hincapie, uno dei pupilli del gruppo (oltre che presenza storica, oltre che amicone di Lance), si sia visto sfuggire il bersaglio grosso (sarebbe stato un bel premio alla carriera) qualche strascico lo lascerà: in primis all'interno del Team Columbia, e poi nei rapporti tra squadre. Se non altro avremo qualche tema in più per interpretare le prossime tappe alpine.

Marco Grassi

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