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Cave-Lance, via col vento - Columbia show, Armstrong ora 3° | Cicloweb

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Cave-Lance, via col vento - Columbia show, Armstrong ora 3°

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Come andò che nei 30 chilometri altimetricamente più facili di tutto il Tour, la corsa prese una svolta inattesa e foriera di grandi sussulti?
Andò che quando c'è una squadra di indiavolati a fare e disfare davanti al gruppo, capita che una folata di vento possa risultare determinante per modificare tutti gli equilibri: e questo è successo nel finale di una tappa, quella di La Grande-Motte, in cui non si aspettava altro che il volatone di gruppo, e invece ci si è ritrovati con una lotta col coltello tra i denti tra uomini di classifica ad attaccare e uomini di classifica ad inseguire.
Mancavano poco più di 30 km al traguardo, davanti quattro fuggitivi (Dumoulin, Bouet, De Kort e Pérez Moreno) stavano spremendo le ultime energie prima di essere raggiunti, e il vento laterale sul gruppo si è messo a rimescolare le carte: in queste condizioni un attimo di distrazione, una pedalata in meno di chiunque nel plotone può causare un buco, che poi, proprio a causa del vento, diventa difficilissimo chiudere. In gergo si chiama ventaglio.
Ma nell'occasione, la Columbia ci ha messo parecchio del suo: gli uomini di Aldag erano davanti a tirare per Cavendish, e hanno deciso di accelerare proprio per cogliere di sorpresa - grazie al vento - qualche avversario. La squadra del britannico, praticamente al completo nelle prime posizioni, è perfettamente riuscita nell'intento, e una volta formato il ventaglio (con poco più di 20 uomini) ha iniziato a trenare in doppia fila per avvantaggiarsi il più possibile. Tra i 20 c'era la maglia gialla Cancellara; c'era il velocista Hushovd, pronto nel caso a contendere a Cavendish una vittoria che altrimenti sarebbe stata troppo scontata; c'erano i tedeschi Wegmann e Gerdemann; c'erano diversi Skil-Shimano; e soprattutto c'era Lance Armstrong, con tanto di scorta formata da Popovych e Zubeldia.
Intanto che dietro le squadre dei big si organizzavano per inseguire, gli attaccanti avevano già 20" di margine. E quando un Team Columbia si mette a improvvisare una cronosquadre a sorpresa, c'è poco da fare per chi insegue (ma molto da lavorare per limitare i danni). I 20" sono diventati 25, poi 30, e i piccoli momenti di recupero del plotone (tirato prima dai Saxo di Schleck - che però avevano Cancellara davanti - poi dai Garmin, poi dai Silence di Evans, quindi da un po' tutte le squadre escluse dal ventaglio) si rivelavano illusori.
Quando anche Lance ha messo i due compagni che erano con lui a collaborare coi Columbia, è diventato chiaro che il ricongiungimento non ci sarebbe stato.
E infatti non rimanevano che la volata (occorre descriverla? Non basta dire che Cavendish ha fatto un sol boccone di Hushovd e di tutti gli altri?) e il conteggio del distacco: 41" per i primi sul gruppo di tutti i principali favoriti del Tour, scusate se è poco.

E ora la cronosquadre. A Montpellier 39 km che daranno un altro corposo assestamento alla classifica, dopo le mattane di oggi. I favoriti sarebbero obbligatoriamente i Columbia, se non avessero speso tanto nella tappa di La Grande-Motte. Recupereranno in tempo per dare un altro scossone?
Ma in realtà le cose più interessanti avvengono in casa Astana: che si trattasse di una formazione bicefala (Contador da una parte, Armstrong dall'altra), era ormai ufficiale; ma oggi per la prima volta Lance ha fatto liberamente la sua corsa, che non coincideva con gli interessi di Alberto, anche se quest'ultimo assunto è vero fino a un certo punto: certo, avere un compagno di squadra davanti (con un margine poi non pesante, appena 19") e poter correre di rimessa, sarebbe una manna per chiunque. E infatti, se lì al terzo posto della classifica ci fosse un Leipheimer, o un Klöden, Contador starebbe dormendo sonni tranquilli.
Il problema per il madrileno è che in vantaggio su di lui c'è proprio Armstrong, ovvero il collettore di quasi tutte le attenzioni in questo Tour (fatto che già indispone lo spagnolo), oltre che il secondo capitano riconosciuto della squadra, oltre che il pupillo del team manager Bruyneel, oltre che uno che farà di tutto per vincerla, la corsa (che poi ci riesca, è un altro discorso). Purtroppo per Alberto, il rischio è che prevalga (come già accaduto in passato, in altre corse - meno importanti, tra l'altro) la componente emotiva, e che il vincitore del Giro 2008 si ritrovi a correre contro le sue paure prima ancora che contro gli avversari.
Non è che Bruyneel ignorasse che, con la collaborazione Astana all'attacco dei Columbia, si sarebbe creata una situazione delicatissima nel team kazako. Ma il team manager belga non può dire di no a Lance, a cui è legato da una lunga storia di vittorie e amicizia: e quindi ha dato il suo assenso al progetto di Lance, pur sapendo che Contador (il vero cavallo di razza, attualmente) sarebbe stato messo in difficoltà da questa situazione, ancor più di quanto non lo sia stato da tutto quel che ha preceduto (difficili equilibri di squadra, scelte tecniche, convocazioni degli uomini per il Tour).
A ben vedere, c'è una forte componente tragica, in questo passaggio: perché, anche se ora è terzo in classifica (a 40" da Cancellara in giallo), Armstrong non è certo sicuro di poter vincere il Tour: che farà sulle montagne? Il Giro da lui corso non ha sciolto i dubbi in questo senso; e in ogni caso, è arduo pensare che un Lance al rientro dopo 3 anni di stop sia superiore in salita al Contador visto nelle ultime stagioni.
Invece Contador, l'uomo deputato al successo a Parigi, vive male la situazione e peggio la vivrà da qui ad Andorra: e se saltasse, a livello mentale e conseguentemente fisico? E se la squadra più attrezzata per la generale si ritrovasse alla fine con un pugno di mosche in mano? E se l'antica solidarietà tra Bruyneel e Armstrong si ritorcesse contro tutto il team, che già ora vive notevoli tensioni interne? Di sicuro non si può negare che tutto ciò rappresenti un plus di pathos intorno al Tour 2009. Per il momento gli appassionati ringraziano sentitamente.

Ma non di sola Astana si vive. Ci sono anche altre squadre che vivono situazioni quasi paradossali: vedere oggi la Saxo Bank di Cancellara tirare per recuperare sulla sua maglia gialla in fuga è stato senz'altro intrigante. Fabian è convinto di poter conquistare una Grande Boucle, prima o poi, e nel ruolo di leader della corsa in questi giorni si sta seriamente chiedendo se la sua grande occasione non sia proprio questa del 2009. Però, al contrario di quanto fatto da Armstrong, lo svizzero non ha collaborato all'attacco del Team Columbia: l'altro lato della medaglia in casa Riis è infatti rappresentato da un Andy Schleck che ha 1'41" di ritardo da Cancellara, e - seppur in proporzioni ridotte - sta sperimentando quello che in Astana sta vivendo Contador. Più di Bruyneel, però, Riis dà salde garanzie a livello di gestione delle forze dei suoi, ed è da escludere che nella Saxo Bank si scateni una lotta fratricida come quella vista oggi nel team kazako (il comportamento odierno di Fabian è una conferma in tal senso).
Ciò non vuol comunque dire che il livello di tensione agonistica (e para-agonistica) non salga anche tra le fila della formazione danese: e anche qui, chi avrà i nervi più saldi avrà ragione.
Chi invece vive su una nuvola, sono gli uomini del Team Columbia, autentici mattatori di questo inizio di Tour. Alle due vittorie di Cavendish si somma il secondo posto in classifica di Martin, a 33" da Cancellara, e con la possibilità (in caso di cronosquadre perfetta domani) di strappare la maglia gialla all'elvetico. Con l'attacco di oggi, poi, si sono avvicinati alle zone nobili della generale uomini come Monfort, Rogers e Hincapie; e Kim Kirchen ha potuto rimediare in parte alla brutta scoppola presa nella cronometro d'apertura (ora è a 1'57" dal primo posto). Come già al Giro, la formazione americana sta spadroneggiando in questo avvio. Che poi duri fino alla fine è tutto da vedere, ma una superiorità come questa, da parte di una squadra, non si era vista spesso in passato.

Marco Grassi

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