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Bialystokkata di Furlan - Bozic mantiene la maglia di leader

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A volte si deve avere quasi l'impressione di essere sulle montagne russe, quando si ha una tale alternanza tra momenti piacevoli ed altri di sofferenza e sconforto, specie se una carriera destinata ad essere ben più luminosa agli esordi in realtà poi vive un percorso ben più accidentato, in cui si è pressoché costretti a guadagnarsi anno dopo anno la pagnotta. È stato così finora anche il 2009 di Angelo Furlan, specie negli ultimi mesi: la vittoria ritrovata al Delfinato, con dato di sverniciata senza troppi complimenti a Tom Boonen, poi un Tour de France costellato di cadute e quindi bende e cerotti (e pure, tanto per gradire, un po' di rimbrotti neanche troppo cortesi di Lance Armstrong in qualche finale di gara) che, dopo una stoica difesa nella quotidiana lotta contro il tempo massimo, l'hanno costretto ad abdicare, ma oggi, dopo aver lasciato il proscenio a Gavazzi nella prima frazione, ecco la nuova rinascita in una volata incasinata quanto basta ed in cui, se vogliamo, la vittima illustre c'è ancora ed ancora una volta ha l'identico nome del primo giorno: André Greipel.
Il tedescone della Columbia, dopo settimane sfavillanti, sembra aver perso un po' della sua brillantezza negli ultimi metri e neppure il resto del team non ha brillato come al solito, non facendo la consueta voce grossa negli ultimi chilometri per mettere tutti in fila indiana ai sessanta orari e lanciare quindi al meglio il proprio velocista di punta. Il buon Furlan non può quindi chiedere di meglio e se nei grandi Giri dopo la splendida Vuelta 2002 la buona sorte sembra avergli voltato un po' le spalle, nelle brevi corse a tappe la carica di dinamite nei polpacci è ancora tale da rendere pomeriggi come questo assolutamente goderecci.
In una tappa come questa, lunga 219 chilometri da Serock a Bialystock e praticamente priva di difficoltà altimetriche, l'unico antidoto parziale alla noia poteva essere riposto solo in qualche coraggioso e volenteroso (se vogliamo anche pazzo) che si sobbarcasse un'intera giornata col vento in faccia in avanscoperta e difatti, dopo una partenza che definire pancia a terra sarebbe poco (51 km/h di media nei primi 20 chilometri, in cui anche Ballan ha provato a mettere il naso fuori dal gruppo), sono stati in quattro a recitare questo ruolo: il tedesco Roels della Milram, il belga Cornu della Quick Step, lo statunitense Cozza (già da un bel pezzo privo dei suoi pittoreschi baffi che lo avevano fatto prendere in simpatia a molti) e l'atleta di casa Matysiak. Tutta gente che sul passo non scherza, tanto che il vantaggio massimo raggiunge quasi i 10 minuti e mezzo su un gruppo in cui solo la Rabobank e la Katusha, oltre alla Vacansoleil del leader Bozic, sembrano avere la volontà di spendersi per ricucire il gap. Il vantaggio scende, anche se comunque si mantiene buono negli ultimi trenta chilometri (ancora poco meno di quattro minuti da gestire), fino a che, entrati nel circuito finale, da dietro si è cominciato a far sul serio, con ancora i Rabobank (per Brown) ed anche gli ISD (per il belga Abakoumov) a menare le danze superati i dieci chilometri dall'arrivo.
Ai meno 4 mentre alle spalle si vivevano momenti di esitazione con la Quick Step in testa ma con Cornu ancora nella fuga e con la Katusha che timidamente cercava di condurre nuovamente l'azione in attesa di lanciare Napolitano (mentre continuava la latitanza di uomini Columbia), Roels ha deciso di giocarsi il tutto per tutto assieme a Matysiak, mentre per Cozza e Cornu i sogni di gloria si sono infranti a 3 chilometri dal traguardo. Generosa e notevole la tenacia degli ultimi due superstiti di un tentativo durato pressoché duecento chilometri ma ai meno due dal traguardo semaforo rosso anche per loro.
Ci si comincia a preparare per la volata ma ad 1,5 km dall'arrivo c'è ancora il tempo per una fiammata, anzi di un lampo d'arcobaleno se è vero che sul lato sinistro della strada Alessandro Ballan (già prezioso ieri in appoggio Gavazzi nel finale) tenta una stoccata delle sue. Questione di metri purtroppo, se è vero che il gruppo viaggia fortissimo (e magari il veneto è ancora alla ricerca della miglior gamba) ed è così la Columbia ad incaricarsi di chiudere in prima persona con un suo rappresentante. Superato l'ultimo chilometro inizia la volata vera e propria ma qui bisogna prestare molta attenzione per poter seguire il filo logico: prima è la Garmin a tentare di lanciare Sutton, che però è ancora troppo indietro; poi è il danese Morkov a cercare di lanciare Haedo ma, nel voltarsi, si accorge che l'argentino non è alla sua ruota; si aprono così le ostilità e così provano un po' tutti: sul lato sinistro della strada ai 250 metri circa prova la soluzione di forza Guarnieri mentre da dietro si notano sia Napolitano che Bazayev, che però restano intruppati nelle retrovie, ma il giovane talento della Liquigas non riesce a dare impulso alla sua azione (finirà 15esimo) ed è così Greipel sulla destra a cercare di recitare il suo consueto ruolo di guastatore dello sprint. Il tedesco però non pare in grado di piazzare la botta vincente, si scompone e si pianta, rimbalzando indietro fino alla sesta posizione finale. A questo punto negli ultimi cento metri due rette parallele fendono la strada: Furlan sulla destra ed il giovane belga Roelandts sulla sinistra, che danno vita ad una lotta all'ultimo respiro. Il colpo di reni finale è però il giudice più eloquente e decreta il successo del veneto per mezza ruota abbondante mentre Haedo, finalmente uscito alla distanza, completa il podio di giornata. Alle loro spalle un ritorno nelle zone buone dello sprint per Usov (con la Cofidis che piazza anche Duclos-Lassalle al nono posto), un po' meno buono invece il quinto posto di Brown dopo il gran lavoro operato dai suoi compagni mentre ancora poca soddisfazione per Napolitano, 13esimo. Bozic mantiene la maglia nonostante Furlan gli sia ora appaiato nella generale e nella nuova lunga frazione di domani (altri 225 km per arrivare a Lublin) ci sarà ancora spazio per sgomitare dopo il triangolo rosso. A meno che qualcuno non voglia tentare di modificare la scena finale.

Vivian Ghianni

 

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