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A proposito di Heinrich - Tappa da censura, bravo Haussler

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Non capita tutti i giorni di vedere un'azione come quella condotta da Heinrich Haussler nella 13esima tappa del Tour de France. Al contrario, capita ormai tutti i giorni di assistere alla pantomima di un gruppo di favoriti che corre con le gambe in tasca, per tenerle al sicuro dalle intemperie e per preservarle in vista dell'Eldorado rappresentato dalla frazione in cui finalmente ci sarà spettacolo. Il problema è che quella mitologica tappa ricorda i cartelli esposti in certi negozi di alimentari di una volta: «Oggi non si fa credito, domani sì». Oggi non si attacca, domani sì.
E così, in una frazione che avrebbe dovuto essere onorata con bel altra corsa, visto il tortuoso tracciato e vista la pioggia (surplus di incertezza), i big sono rimasti intruppati tra loro ad aspettare, ed è toccato ai comprimari darsi da fare. Haussler, partito presto all'attacco, rimasto davanti coi soli Chavanel e Pérez Moreno, e poi unicamente col francese a metà tappa, ha staccato il collega nella discesa del Platzerwaser, e da lì s'è fatto 60 km tutto solo verso un memorabile successo.
Il gruppo è rimasto a guardare, permettendo al tedesco di guadagnare 4' in 30 km e di conservare il rispettabile margine fino alla fine. Le tanto annunciate tattiche aggressive non si sono viste, un po' ha tirato l'Astana, un po' la Saxo Bank, ma sul Platzerwaser nessuno si è mosso; e al tirar delle somme, l'unico movimento lì davanti ha riguardato i traguardi Gpm, sui quali Pellizotti ha fatto incetta di punti e, anche grazie alla collaborazione dei suoi compagni, è riuscito infine a conquistare la maglia a pois, strappandola a Egoi Martínez.
Che poi tra i suddetti compagni ci fosse anche un Vincenzo Nibali che non dovrebbe sprecare energie per un obiettivo del genere, ma dovrebbe fare la corsa in prima persona e per se stesso, la dice lunga sui motivi che ci stanno regalando un Tour tanto brutto. Se Nibali (parliamo di lui perché è un esempio lampante) non s'inventa qualcosa in queste frazioni intermedie, quando allora? Perché la Liquigas non ha proposto un attacco di Kreuziger, almeno, se non proprio di Vincenzo nella discesa del Platzenwaser? Per mettere Pellizotti al sicuro dal temibilissimo Egoi?
E sì che lo spazio per muoversi e guadagnare c'era, basti vedere quel che ha fatto il bravissimo Brice Feillu, corridorino proprio in gamba a cui non difetta il coraggio e che ha mostrato oggi un piacevole gusto per l'azzardo, andandosene con Txurruka nella suddetta discesa, guadagnando fino a 3' (il che lo conduceva nelle altissime posizioni di classifica), soffrendo e staccandosi (anche per colpa di un incidente meccanico) dal basco sul Firstplan (ultima scalata di giornata, a 20 km dal traguardo), ma resistendo e tenendo duro fino al traguardo, dove ha comunque portato a casa 30" di guadagno su tutti. Se c'è riuscito il quasi 24enne di casa, poteva e doveva riuscirci Nibali. O uno Schleck. O un Menchov, o un Sastre, o un Evans. Come e meglio di Feillu. Tanto più che l'Astana, che tutti i cor spaura, si era ritrovata in mattinata senza Levi Leipheimer, bloccato da una frattura allo scafoide rimediata in una caduta nel finale di tappa ieri; e quindi già più vulnerabile rispetto ai Pirenei: e se non si attacca quando si è in 20-25 nel gruppetto dei migliori, in una frazione in cui tutto può succedere, possiamo fare a meno di aspettarci miracoli anche nelle tappe alpine di Verbier e dei San Bernardi.
Poi alla fine della fiera sarà però il caso di sedersi intorno a un tavolo e interrogarsi sul declino che ha imboccato questo ciclismo: non si vedono molti motivi per cui un neofita debba appassionarsi a una schifezza del genere, per dire la verità. Anzi no: meglio che non ci siano tavoli, visto che sarebbero formati dalle stesse persone che hanno affossato questo sport negli ultimi 20 anni. Meglio rotolare mestamente, e finché dura, dura, che strapiombare di botto con qualche nuova trovata delle capocce vuote che governano (governano?) questo malinconico sport.
In tutto ciò, troviamo un motivo per sorridere con Nocentini, che prosegue la sua marcia in giallo e che in vista delle Alpi avrà domani un'altra giornata in cui non dannarsi l'anima. A patto che non nascano fughe pericolose e poco gestibili nella Colmar-Besançon, frazione altimetricamente piuttosto facile. Certo, i Ballan e i Pozzato in classifica sono lontani, quindi sarà il caso che ci provino. Anche perché poi il terreno per loro scarseggerà.

Marco Grassi

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