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Un Palio tutto per Lövkvist - Thomas vince a Piazza del Campo

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Partiamo dal rammarico più grande: non aver visto su quelle spettacolari Strade Bianche la maglia iridata sagomata sull'elegante figura di Alessandro Ballan. Il forfait del Campione del Mondo, dovuto a disturbi influenzali patiti alla vigilia, ha privato il campo dei partenti di un personaggio fondamentale, e ha anche mandato in perdita per l'Italia il bilancio tra i favoriti: senza il trevigiano, i nostri erano nel complesso meno portati al successo in una corsa del genere, rispetto a un gruppetto non nutritissimo ma ben assortito di rivali venuti dall'estero: sarebbero riusciti i Ginanni-Visconti-Bennati-Bernucci-Pozzato a opporsi efficacemente a Hammond e Eisel, Arvesen e Andy Schleck, Gerdemann e Elmiger, Klier e Lövkvist, Rogers e Ignatiev, Wegmann e Ciolek, Breschel e O'Grady?
Senza star lì a porsi questa fondamentale questione, dopo 28 km sono partiti in fuga quattro uomini: Caccia, Pierfelici, Kvachuk e Chiarini, quest'ultimo nativo di Marradi, poco a nord del senese dove si svolge l'Eroica. Un paesino che diede i natali anche a Dino Campana, poeta romantico e un po' pazzo. E con la giusta miscela di romanticismo e pazzia, proprio Chiarini è stato il più convinto nel cercare di portare al traguardo prima degli altri quelle gambe sempre più stanche.
Con un vantaggio che ha anche toccato i 5' ma che poco prima del tratto in sterrato numero 5 (uno dei più lunghi, coi suoi 11,5 km) si era già ridotto al punto di permettere il rientro solitario di Grivko, avvenuto a circa 50 km dal traguardo, i fuggitivi hanno perso in quel frangente anche Pierfelici e Kvachuk, rimasti senza birra sul più bello.
A 20 km dalla fine il il terzetto Chiarini-Caccia-Grivko conservava 40" sul gruppo degli inseguitori, ma nel settore in sterrato numero 7 Bennati ha deciso di scompigliare i piani a un po' di gente ed è andato all'attacco sulla salitella. Velits ha provato a tamponare, mentre il gruppo dei più forti si selezionava sulle rampe di quello che era un vero e proprio muro, nella località di San Giorgio. Tra i più reattivi, da segnalare Gerdemann, Lövkvist e Wegmann tra i big stranieri, e Ginanni e Visconti - con Pozzato subito a ruota - tra quelli di casa Italia.
Il tentativo di Bennati era tutto fuorché estemporaneo: Daniele ha insistito nella sua azione, isolando in testa un drappello con Hesjedal, Visconti e Andy Schleck: i 4 hanno ripreso prima Grivko, poi Caccia e Chiarini, e si sono presentati belli carichi all'approccio dell'ottavo e ultimo settore in sterrato, a 14 km dalla fine: un altro muro (Le Tolfe) su cui Bennati, lanciato dalla discesina subito prima della rampa, ha forzato per spaccare il gruppetto, ed è andato in fretta giù di carburatore, con Visconti che ha chiuso il buco. Tanto ha patito l'aretino nelle ultime pedalate in salita, che si è quasi staccato.
Peggio è andata a Pozzato e Ginanni, entrambi vittime di crampi (evidentemente lo scherzo discesa-impennata ha ingolfato più di un motore), ed entrambi esclusi di fatto dai giochi per un piazzamento valido. L'azione a quattro (i fuggitivi del mattino si erano persi per strada) ha continuato ad avere 10-20" di margine, ma è stata messa in discussione dapprima da un tentativo di inseguimento di Elmiger, Lövkvist e Wegmann, poi dal ritorno di un più corposo plotoncino formato da 14 unità.
Col destino ormai visibile alle loro spalle, ai quattro non restava che tentare qualche contropiede: ci ha provato prima Visconti, scattato ai 7 km; poi, ai 6, anche un Bennati che ci credeva fino a un certo punto, e che ha smesso definitivamente di farlo quando Gerdemann è partito poco dopo per andare a vivere i suoi cinque minuti da cavaliere solitario. Ma sullo strappo che porta al cuore di Siena, verso l'arrivo di Piazza del Campo, era un altro il nome che si sarebbe fatto largo sul lastricato del Palio.
Thomas Lövkvist, sempre nel vivo della corsa, ha tirato il collo a tutti sin dall'inizio della salitella finale, per prendere qualche secondo di margine e concludere vittoriosamente il suo anticipo: solo tardivamente Wegmann, alle sue spalle, ha dato una sgasata per ritornare sul collega. Si accontenta del secondo posto, il tedesco, mentre terzo chiude Elmiger e per trovare un italiano (Visconti) bisogna scendere fino al sesto posto (Bennati undicesimo). In tre anni di Eroica, siamo a tre vincitori stranieri (Kolobnev e Cancellara prima del 25enne svedese del Team Columbia primo oggi): se c'è una cosa che non manca, nella possibile classica toscana, è l'internazionalità.

Marco Grassi

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