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Sylvester, che stallone! - Ventoux a Szmyd, Valverde lìdera | Cicloweb

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Sylvester, che stallone! - Ventoux a Szmyd, Valverde lìdera

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Per fortuna ci sono giorni di corsa come quello di oggi che ci fanno dimenticare di quanto sia storto ed abbietto l'ambiente del ciclismo. Per fortuna ci sono ancora montagne come il Mont Ventoux, capaci di tenere incollati allo schermo migliaia di appassionati e di catapultarli sulle strade, e per fortuna che ci sono ancora organizzatori in grado di capire questo bisogno di salite vere, di montagne epiche, di luoghi storici, di corsi e ricorsi. La giusta scenografia per dar modo agli attori di mettere in piedi uno sceneggiato come si deve: non ci sembra, in fondo, di chiedere tanto.
Al Criterium del Delfinato ci hanno abituato bene: nelle ultime otto edizioni (questa inclusa), il Mont Ventoux è stato affrontato per bene sei volte, anche se una volta mortificato con una cronoscalata. L'ultima volta, nel 2007, vinse Moreau (2° l'anno prima dietro Menchov), e secondo arrivò un polacco che correva nell'allora Lampre-Fondital: Sylvester Szmyd.
Ancora per la storia dei corsi e ricorsi, alla fine Szmyd è arrivato. Primo.
Di nuovo per la storia dei corsi e ricorsi, il Monte Ventoso (o Monte Calvo, visto il paesaggio lunare) ce lo ritroveremo decisivo anche al Tour de France: sabato 25 luglio, 20esima tappa, appena ventiquattr'ore prima della passerella conclusiva di Parigi. Roba da leccarsi i baffi ad un mese e più di distanza.
Ancora per la storia dei corsi e ricorsi (al TAS, stavolta), probabilmente il grande protagonista - con l'immenso Szmyd, di cui parleremo tra poco - della tappa di oggi, il murciano Alejandro Valverde, il campione spagnolo Alejandro Valverde, la nuova maglia gialla del Criterium del Delfinato Alejandro Valverde, il fantomatico "Piti" di Operacíon Puerto Alejandro Valverde; ebbene, Alejandro Valverde al 99% non ci sarà, il prossimo 25 luglio sulle strade del Mont Ventoux, così come non sarà a Monaco, nell'omonimo Principato, per Le Grand Depart. "Grazie" ad Ettore Torri, che ha avuto la genialata di indagare a fondo su un'azione giudiziaria datata 2006 (appartentente alla Spagna, tra l'altro), e che Valverde forse (ma diciamo quasi sicuramente) sconterà nel 2009, il murciano salterà il Tour anche qualora l'UCI decidesse di non procedere verso di lui, perché lo sconfinamento del Tour in Italia per la 16esima tappa di fatto lo costringerebbe al ritiro prima di varcare il confine del Bel Paese, avendo l'inibizione già attiva sul suolo italiano (e che solo il TAS potrà togliergli). Ah, la sete di giustizia!
Accantoniamo però l'odiosa cronaca giudiziaria, e torniamo a parlare di Delfinato e di Mont Ventoux: quattro fuggitivi della prima ora (Arrieta, Ruben Pérez, Willems e Kern) che non danno pensieri agli uomini di classifica, già belli concentrati sui 21,5 km di salita finale.
I primi a provarci, con Willems già davanti, sono stati Szmyd e Basso, ma il gruppo non ha lasciato fare. Così se ne è andato solo soletto il polacco (intorno ai meno 13). Basso però aveva in mente di scattare, così ci ha riprovato - con più fortuna - poco dopo, portandosi appresso i contrattaccanti Zubeldia, Efimkin, Fuglsang, Moinard, Moncoutie e Possoni. Qualcuno è durato poco ed è stato ringlobato dal gruppo, mentre Basso e Zubeldia si sono riportati su Szmyd (mentre Willems e Pérez si staccavano inesorabilmente dalla testa della corsa).
Ai meno 9,3, col gruppetto Basso a quasi un minuto di vantaggio sul gruppo Evans tirato da Clement della Rabobank, la stoccata l'ha data - decisa, eccome! - Valverde, che in 200 metri s'è riportato sui Efimkin, Moncoutie e Fuglsang (rimasti a bagnomaria dopo l'azione precedente) e 100 metri dopo li lasciava sul posto.
Nei pressi del cartello dei meno 8, Szmyd, Basso e Zubeldia riprendevano Arrieta e Kern, mentre Valverde riprendeva tutti, per poi rialzarsi sui pedali 400 metri dopo, facendo male a tanti, a Basso in primis. Dal gruppo Evans era Gesink il più attivo, ma nessuno ha avuto lo scatto per far male.
Solo Valverde, sempre più in testa, ha trovato gambe e tempi giusti: ai meno 7, Szmyd ha raggiunto il murciano, l'ha appaiato, gli ha detto qualcosa, e i due sono andati di comune accordo di lì in avanti. Il murciano - in classifica - puntava la maglia, il polacco puntava ovviamente la vittoria di tappa. Non essendoci abbuoni, a Valverde poteva anche star bene (prestigio a parte).
Dietro non accadeva praticamente niente, nel frattempo: prima Gesink, poi Fuglsang, davano delle piccole accelerate in progressione, ma Evans non lasciava spazio né ad uno né all'altro, cercando più che altro qualcuno che gli tenesse un ritmo sostenuto, senza strappi, per non perdere la maglia, che chilometro dopo chilometro diventava di un giallo sempre più sbiadito.
Con una progressione di Nibali (ai meno 6), Basso perdeva inesorabilmente le ruote di Evans e compagnia (il varesino finirà a 8'14" dal proprio gregario), ed il canovaccio è proseguito ancora per qualche km, sempre con Gesink, Fuglsang, Efimkin e Nibali tra i più attivi. Risultato? Ai meno 3,5, il vantaggio di Valverde e Szmyd era di 1'45", diventati poi 1'50" ai meno 2 e 2'06" sotto la flamme rouge. Fuglsang trovava finalmente lo spazio per scappare dalle grinfie di Evans, così come Gesink. Lo stesso non riusciva né a Nibali, né ad Efimkin, evidentemente ritenuti più pericolosi dei giovani nordici dall'australiano trapiantato a Stabio.
Negli ultimi 500 metri, però, mentre tutti si chiedono se veramente Valverde scanserà la gloria per ingraziarsi un collega (probabile futuro gregario? In corsa o in squadra?), Szmyd con un coupe de theatre rendeva thrilling un finale scontato: salto di catena? Noie col cambio? Crisi improvvisa? Non ci è dato saperlo, ma sappiamo che Valverde, voltandosi indietro per analizzare la gamba di Szmyd prima dello sprint, è rimasto sorpreso dall'accorgersi di essere rimasto solo, solissimo, senza nessuno a ruota.
Ma il murciano non se l'è sentita di forzare. Evidentemente ci teneva agli accordi presi, evidentemente è un signore, e sebbene questi teatrini all'arrivo ci piacciano sempre molto poco (perché diavolo un corridore come Valverde dovrebbe non voler vincere sul Mont Ventoux?), diamo atto ai due protagonisti di oggi di aver messo in piedi non solo uno splendido sceneggiato, ma anche una bellissima chiusura del sipario.
Sì, perché Valverde - geloso dell'effetto a sorpresa offerto dal polacco - s'è prodrigato in un trucco di magia che i più chiamano "il gioco dell'impiccato": ha armeggiato col cambio, ha appesantito la pedalata, ha allargato la curva finale, e s'è fatto passare dal corridore della Liquigas, già meraviglioso durante il Giro d'Italia nell'aiutare Basso e Pellizotti ed uscito - lui sì - con una gran gamba dalla corsa rosa; gamba che oggi ha sfruttato a pieno per andare ad iscrivere il proprio nome nell'albo d'oro dei grandi corridori che han vinto lassù.
Dietro l'esultanza di entrambi, eccoli gli altri attori non protagonisti: Zubeldia a 1'14", Gesink a 1'50", Fuglsang a 1'59", Evans a 2'10", Contador a 2'13" e Nibali a 2'16". In classifica generale Valverde ha ora 16" su Evans e 1'04" su Contador (apparso poco brillante), 1'43" su un eccelso Millar (11esimo oggi) e 2'21" su Zubeldia. Gesink e Nibali sono a 2'34", mentre Szmyd risale fino alla nona posizione (a 3'05").
Domani, gli ultimi 1500 metri all'insù di Briançon sembrano disegnati per valverde, ma il Col d'Izoard a 20 km dall'arrivo darà ulteriori stimoli per dare battaglia, anche perché - tranne Liquigas e Astana, che però dovranno attaccare se vorranno portarsi a casa la corsa - non ci sembra di aver visto grandi squadre in grado di spalleggiare il murciano ed Evans.

Mario Casaldi    

 

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