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«Sulle Alpi sarò pronto» - Simoni: «Il futuro? Si vedrà...»

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Spesso a fine stagione lo si è dato per pensionato, ma a 38 anni è ancora lì e guai a non tenerlo in considerazione per il "suo" Giro d'Italia. Gilberto Simoni sarà l'unico partente ad aver vinto due edizioni della corsa rosa e i sette podi conquistati tra il 1999 e il 2006 fanno di lui uno dei più grandi interpreti di sempre del Giro che compie cent'anni. L'abbiamo raggiunto al telefono per tastare le sue sensazioni della vigilia.
Apprendiamo da un comunicato stampa della tua squadra del recentissimo arrivo in Diquigiovanni di Leonardo Bertagnolli: di sicuro ci sarà il tuo zampino...
«E invece no (ride)! Ha fatto tutto, con un'intuizione geniale, Marco Bellini che ha portato in squadra un ottimo corridore, trentino come me, che mi sarà utilissimo sia nella cronosquadre che quando la strada tenderà all'insù. Sono veramente entusiasta del suo arrivo!»
Nel complesso come ti sembra la tua squadra, a confronto con le altre che si daranno battaglia durante le tre settimane?
«Dico che non siamo ai livelli delle 2-3 corazzate che tutti conosciamo, ma sicuramente faremo la nostra figura. L'amalgama è buona, con buoni passisti e ottimi scalatori che si faranno trovare pronti in ogni situazione di corsa».
E Scarponi?
«Michele sarà il mio ultimo uomo in salita».
Quindi possiamo dire che sarà totalmente a tuo servizio?
«Non sarà uno di quelli che farà "lavoro sporco" ma sì, Gianni (Savio, ndr) mi ha dato ampie rassicurazioni in merito».


Parliamo un po' delle peculiarità di questo Giro che tanto hanno fatto rumore. Alpi all'inizio: un bene o un male per te?
«Spesso ho sentito dire che Gilberto Simoni viene fuori alla distanza ma io non credo sia esattamente così. Nelle ultime edizioni è stato così perché i tapponi decisivi erano posti alla fine, ma provate a pensare al Terminillo 2003 e a Corno alle Scale 2004... State sicuri di trovarmi battagliero sin dal primo arrivo in salita».
Quindi per te i favoriti si vedranno già lì, non ci sarà spazio per nascondersi...
«Sicuramente chi vorrà vincere il Giro dovrà andare forte già lì e io sono preparato per essere davanti. Comunque la corsa dura tre settimane e la crono delle Cinque Terre e le salite appenniniche penseranno a delineare gli equilibri».
In questi giorni si parla molto dell'esclusione della Ceramica Flaminia e del campione d'Italia Simeoni. Qual è il tuo punto di vista sulla vicenda?
«Sono sinceramente dispiaciuto per Filippo perché so che ci teneva tanto e si meritava di essere al via da Venezia. Comportandosi così gli organizzatori danno un pessimo esempio ai giovani, non si fa trasparire il messaggio che chi ha lavorato bene partecipa al Giro, ma piuttosto si mettono in evidenza altri tipi di dinamiche diverse dalla meritocrazia che dovrebbe essere l'unica valida al momento degli inviti».
Cosa ti ha realmente spinto ad andare avanti ancora un anno?
«Il Giro d'Italia. Lo sento come la mia corsa, non potevo mancare l'appuntamento con il Centenario. Anche quest'anno Savio ha creato un ottimo gruppo, con uno zoccolo duro di trentini con cui divido con molto piacere gli allenamenti. E in più ho tantissimi tifosi che - anche loro - mi hanno dato la forza di prendere questa decisione di cui non sono assolutamente pentito».
E dopo aver corso il Giro del Centenario?
«Si vedrà... (ride)».

Giuseppe Cristiano



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