Prima la fuga, poi i veleni - Tappa a Gerrans, furibondi gli LPR
Non è che ci si aspettasse uno sfacelo generale dalla tappa bolognese del San Luca, ma nemmeno i miseri 3" di differenza che si sono segnati tra alcuni dei più accreditati contendenti di questo Giro.
Si sapeva da giorni che il principale avversario nella rincorsa di Danilo Di Luca agli abbuoni di queste tappe intermedie sarebbe stato la possibilità che qualche fuga arrivasse in porto: su percorsi accidentati come quelli di queste frazioni appenniniche, tenere la corsa chiusa sarebbe un'impresa anche per il più forte degli squadroni.
La LPR dell'abruzzese invece fa quel che può, ma fatalmente ha bisogno dell'aiuto di qualcun altro per inseguire i fuggitivi di giornata. Il problema per Di Luca oggi è stato che nessuno ha voluto dare una mano ai suoi gregari: troppo favorito Danilo su quello strappo, perché i suoi interessi collimassero con quelli di avversari che non vogliono più regalare niente all'abruzzese.
E allora, una volta partita - al km 12 - la fuga formata da Kiryienka, Froome, Deignan, Grivko, Vorganov, Petrov, Cheula, Visconti, Gavazzi, Bonnafond, Reda, Müller, Bertogliati e Gerrans (per una volta li citiamo tutti), i 14 attaccanti hanno avuto buon gioco a guadagnare quasi 5'.
La LPR di Di Luca si è messa a inseguire a un centinaio di km dalla fine, ma davanti erano per l'appunto in 14 a tirare, dietro solo in 8, quindi il ricongiungimento è parso da subito impresa poco realizzabile, e questa sensazione si è rafforzata col passare dei chilometri e il persistere delle altre squadre nella scelta di non aiutare Danilo e i suoi.
L'inseguimento fallito
In ogni caso, qualcosa s'è limato, ovvio: anche un generoso Petacchi ha contribuito alla causa del suo capitano, e a 20 km dalla fine il margine era sceso a 1'36": recuperare un'altra quarantina di secondi avrebbe significato arrivare ai piedi del San Luca con la possibilità, per Danilo, di recuperare tutto il resto con una delle sue sparate sulla salita.
Ma la rampetta di Mongardino ai 23 km aveva da una parte fatto staccare alcuni dei fuggitivi, sfoltendo e di fatto compattando il drappello in testa; dall'altra era risultata indigesta anche per quasi tutti i compagni di Di Luca, rimasto solo con Spezialetti, Golcer e Bosisio: sicché il margine degli attaccanti è risalito, permettendo ai superstiti in fuga di giocarsi il successo di giornata. Grivko ha provato ad anticipare davanti il San Luca, ma non appena iniziata la salita è rimbalzato indietro; Bertogliati ci ha provato ai 2 km, ma anche lui si è piantato; invece Froome, partito in contropiede subito dopo, si è proprio inchiodato all'ultimo km, e a quel punto Simon Gerrans (già vincente nella tappa di Pratonevoso al Tour 2008), che era rimasto a ruota del kenyano, ha avuto buon gioco ad andarsene da solo, resistendo al ritorno di Bertogliati.
Tra i big, una volta sfumata la possibilità di raggiungere degli abbuoni, la lotta si è limitata ad un paio di trenate di Di Luca che hanno fatto un po' male a Basso e Leipheimer, ma che non hanno trovato (ancora) supporto da parte dei vari Menchov e Pellizotti. Ivan e Levi sono infatti rientrati ai 500 metri, per perdere poi appena 3" all'atto della volata per il decimo posto (vinta da Pellizotti su Di Luca, Garzelli e Menchov). Un brutto colpo l'ha subìto Gibo Simoni, che ha lasciato altri 39" ai suoi rivali e che dice definitivamente addio ai sogni di gloria. Per il resto, in classifica in sostanza non cambia niente, e ogni discorso è rinviato alle prossime due tappe. Domani si parte con la Forlì-Faenza, 161 km con 6 salite (l'ultima, il Monte Trebbio, svetta a 26 km dal traguardo): terreno per attacchi ce ne sarebbe, ma chi si muoverà?
Prospettive e possibilità
A fine tappa (anche durante, per dire la verità) si sono sprecati gli strali da casa LPR nei confronti di altri team rei di non collaborare: nella fattispecie, Di Luca e il suo tm Bordonali ce l'avevano con la Liquigas. Ma perché la Liquigas avrebbe dovuto aiutare Danilo a infliggere, con tutta probabilità, 8 o 12 secondi di abbuono a Pellizotti e 20 a Basso? Messa così, la scelta di Amadio e Zanatta non fa una piega: i verdeblu non si sono stancati, mentre i rivali in maglia grigioverde si sono letteralmente sfiancati per raggiungere un risultato che invece è sfuggito, e di certo pagheranno (sia a livello mentale che fisico) gli sforzi nei prossimi importantissimi giorni. Questa è una prospettiva.
Ma ce n'è anche un'altra, che forse è stata un po' sottovalutata dall'ammiraglia Liquigas: ovvero, in maglia rosa non c'è Danilo Di Luca, ma Denis Menchov. E sarebbe il caso di attaccarlo, questo russo che vince in montagna e vince a cronometro. Sarebbe il caso di far qualcosa per mettere in difficoltà lui e la sua squadra (che passa per non essere fortissima), perché non vorremmo trovarci a Roma (con Denis che avrà il match point contro il tempo dalla sua) con le recriminazioni di chi rimpiangerà di non averlo attaccato quando avrebbe potuto.
La Liquigas ha due punte (ma evidentemente, visto che oggi non si è creduto nelle possibilità di far risultato di Pellizotti, si corre ancora per Basso che pure è 1'03" dietro al suo compagno), e dovrebbe orchestrare qualcosa per permettere loro di riavvicinarsi, perché rinviare tutto a domani o a lunedì potrebbe non essere sufficiente. Tantopiù che ci sarebbe anche un Leipheimer da togliere di mezzo.
Dove staccare Menchov domani? Come orchestrare un attacco? Sicuramente Basso o Pellizotti dovranno partire da lontano, per stanare il russo (ed eventualmente anche Danilo e Levi); e ripartire in contrattacco se il primo assalto verrà annullato. Certo che se dovesse prevalere ancora una volta l'attendismo (che è un po' la malattia di questo ciclismo), molti giudizi verranno rivisti al ribasso. Anche quelli su chi ha disegnato questo Giro alternativo che finora non ha riservato momenti realmente memorabili.