Il mio primo Giro d'Italia - Milano: la crono conclusiva del Giro '71
Versione stampabile La prima volta che vidi passare il Giro d'Italia fu nel 1971 e la tappa era la cronometro conclusiva da Lainate a Milano di 20 km. Avevo 9 anni e quel giovedì non si andava a scuola poiché era la festa del Corpus Domini (festività poi soppressa qualche anno dopo). Quale occasione migliore per vedere passare il Giro d'Italia?
Quando era prossimo l'arrivo degli uomini di classifica mi andai a piazzare in un posto strategico vicino ad un semaforo, in modo da evitare di andare nel centro del paese dove c'era troppa ressa.
Purtroppo l'ora in cui transitarono i corridori meglio piazzati in classifica fu accompagnata da un violento acquazzone, rendendo ancora più difficoltosa la prova a causa anche del pavé (la strada che attraversava il mio paese era, appunto, fatta così) che diventava viscido. Inoltre scese anche l'oscurità.
Io non conoscevo i nomi dei corridori se non con qualche eccezione: sapevo di Gianni Motta, per il quale tifavo, sapevo di Gimondi, di Bitossi, di Rota (corridore di Clusone la cui sorella era collega di una mia zia con la quale ero stato a casa sua e avevo visto le coppe e i trofei vinti) e di pochi altri. Ed è per questo motivo che ritenevo di fondamentale importanza impadronirmi di uno di quei volantini pubblicitari che venivano lanciati dalle auto al seguito della corsa e che sul retro avevano le formazioni delle squadre e i numeri dei corridori. Finalmente ne raccolsi uno, della Salvarani se non ricordo male, che pur essendo fradicio era leggibile. Quindi cominciai a capire il nome di chi passava guardando il numero sulla maglia. Così vidi passare Gianni Motta(ricordo gli incitamenti della folla al suo passaggio), Miro Panizza, Gimondi, Galdos, Bitossi, Lanzafame, e un certo Uribezubia (che divenne da allora un mio pupillo), poi ancora Ugo Colombo, Van Springel e infine, ormai al buio a causa del temporale, la maglia rosa Gosta Pettersson, che poi si aggiudicò il Giro, illuminata dall'ammiraglia e dalle moto al seguito. La tappa invece la vinse Ole Ritter. Tornai a casa felicissimo non solo per avere visto il Giro, ma soprattutto per avere rimediato quel volantino con scritti tutti i nomi dei corridori.
Nelle settimane seguenti ricordo che andavo in cortile con la mia biciclettina e con in tasca quel volantino pedalavo immaginando di correre il Giro d'Italia, e di volta in volta diventavo Zandegù, Boifava, Sercu, Gualazzini, Basso, Paolini, ma soprattutto Uribezubia e Lanzafame, per i loro buffi nomi. Ora sì che iniziavo a conoscere i nomi dei corridori. Mentre sfrecciavo per il cortile ripetevo questi nomi imitando la cantilena di Adriano De Zan (ma come faceva a riconoscere così velocemente i corridori quando passava il gruppo?). Tra l'altro il cortile non era poi così grande e di conseguenza mentre sfrecciavo rischiavo di finire contro qualche macchina parcheggiata e contro qualche donna che tornava dalla spesa.
Poi naturalmente quel volantino, che col tempo diventava sempre più consunto, andò a finire chissà dove, ma rimane impresso nella mia memoria e se chiudo gli occhi lo rivedo ancora nelle mie mani e mi pare ancora di leggere i nomi dei miei beniamini. Ecco, con la mia bicicletta e con quel foglietto spiegazzato mi divertii e sognai più che con qualsiasi altro gioco. Naturalmente quando poi eravamo in parecchi, ragazzini con la bicicletta, il gioco diventava ancora più divertente (immaginate una decina di bambini che imitano De Zan) e ognuno di noi sceglieva un corridore. Poi venne l'estate e al mare in colonia conobbi un altro bellissimo gioco, la corsa su una pista fatta nella sabbia con le biglie di plastica con le foto dei corridori. Quell'anno a me sarebbe toccato sempre Bitossi.