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Hai voluto la bicicletta? - Scopriamo il mondo di Marco Frapporti

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Compirà 24 anni a fine mese Marco Frapporti, e un regalo intanto se l'è già fatto, con un mese d'anticipo, lo scorso 14 febbraio ad Orbetello quando, per la prima volta da quando corre tra i pro', ha potuto alzare le braccia al cielo in segno di trionfo. Una vittoria frutto del caso per molti, visto che Marco ha approfittato di una dormita del gruppo che a poche centinaia di metri dall'arrivo ha sbagliato strada, ma se si guarda con più attenzione il ruolino di piazzamenti del giovane atleta bresciano in avvio di stagione, si capisce che la fortuna in questo caso è stata davvero dalla parte degli audaci.
Marco, raccontaci meglio il finale della tappa vinta al Giro della Provincia di Grosseto.
«Eravamo rimasti una cinquantina nel gruppo di testa, tra questi i super-favoriti Petacchi e Bennati. Al triangolo rosso ero nelle primissime posizioni, ma a causa di un rallentamento in curva mi sono ritrovato un po' più dietro, diciamo attorno alla quindicesima posizione. Arrivati a un certo punto la testa del gruppo ha sbagliato strada, eravamo già passati da quel rettilineo nel giro precedente e io senza esitare ho fatto la strada giusta. Tra l'altro nessuno gridava per far capire che si stava sbagliando, ciò nonostante ero sicuro di aver preso la strada giusta e pensavo addirittura di avere il resto del gruppo a ruota. Invece c'era il solo Bernucci...».
Hai coronato in questo modo un ottimo inizio di stagione.
«In effetti nel mese di febbraio mi sono piazzato in diverse corse tra i primi dieci: a Donoratico, in un'altra tappa del Giro della Provincia di Grosseto, dove nella classifica finale sono arrivato 7°; poi ho anche fatto due noni posti in due tappe del Giro di Sardegna, vestendo anche la maglia di leader dei giovani. Purtroppo da dopo il Friuli avrò un lungo stop forzato che non ci voleva proprio. La mia squadra, la CSF Group-Navigare, non è stata invitata né alla Tirreno né alla Sanremo, rientrerò quasi sicuramente alla Coppi e Bartali, nel frattempo spero che la mia condizione rimanga a questi livelli perché mi sento davvero molto bene».
Avevi programmato un inizio di stagione così brillante?
«A dire il vero no, non avevo l'intenzione di partire forte visto che sono rimasto scottato dall'esperienza dell'anno scorso: ero al primo anno da pro' e volevo fare le cose per bene, sono partito a tutta e infatti non ho sofferto particolarmente il passaggio dagli under. Ma a metà stagione mi sono ritrovato finito per colpa di questo mio strafare. Poi però nel finale mi sono ripreso sfiorando il successo al GP Industria & Commercio di Prato».
Che ricordo hai delle categorie giovanili?
«Ho iniziato per gioco a dieci anni: un mio cugino correva in bici e ho voluto provare anche io. Ma fino alla categoria Allievi è stato davvero un gioco per me, l'importante era divertirsi, portare al termine le gare e magari qualche volta vincere. Non avevo infatti nemmeno una grande passione per i campioni di ciclismo e non seguivo tanto le gare in tv. Solo in seguito mi sono appassionato totalmente grazie a campioni come Pantani e Cipollini prima, Pozzato e Cancellara poi. La svolta professionale nella mia carriera è arrivata tra gli Juniores con Marco Artunghi, ex gregario di Chiappucci e di Pantani: lui mi ha insegnato come ci si deve allenare e come ci si deve comportare in corsa, a sfruttare il lavoro degli altri per vincere».
E da dilettante?
«I quattro anni alla corte di Leali all'Unidelta sono stati importantissimi: 8 vittorie, infiniti piazzamenti, la maglia azzurra a Stoccarda nel 2007. Ma ci sono anche ricordi un po' più brutti, come le cadute: mi sono fratturato 2 clavicole, una volta cadendo addirittura sulla linea del traguardo mentre disputavo una volata che avrei sicuramente vinto. Alla fine, pur cadendo, sono arrivato secondo».
E in tutti questi anni hai anche sviluppato un certo interesse per la meccanica della bicicletta, per la sua componentistica?
«Non tanto, non mi appassiono di queste cose, però con la mia bici sono molto pignolo, fin troppo. La curo al millimetro. Se c'è qualcosa che non va, una piccola cosa fuori posto, me ne accorgo subito e se non provvedo a sistemarla immediatamente mi innervosisco. Il mio attrezzo da lavoro deve essere perfetto».
Il tempo libero come lo trascorri?
«Il tempo davvero libero è poco. La bici ne porta via tanto: quando si fa distanza si rientra tardi e stanchi, poi ci sono i massaggi da fare, quando ho qualche piccolo problemino fisico vado a fare la fisioterapia. Nei momenti vuoti sto a casa coi miei fratelli, aiuto i miei genitori nell'azienda di famiglia o faccio un giro in montagna».
Adori per caso anche il mare? Lo preferisci per andare in vacanza?
«Non è che mi faccia impazzire. Quest'anno per la prima volta ho fatto la vacanza al mare all'estero, ma tornando indietro non la rifarei».
Come mai?
«Motivi molto personali, di natura sentimentale».
Ci puoi dire un pregio e un difetto del tuo carattere?
«Il mio pregio maggiore è che sono una persona sincera e schietta quando devo dire una cosa. Un mio difetto è invece che in determinate situazioni dovrei essere più furbo con la gente, ma non lo sono a sufficienza».
Hai abbastanza sostenitori?
«I miei primi sostenitori sono i miei familiari e gli amici. Ho anche un Fans Club ufficiale curato da alcuni miei amici: il Fans Club Frappo, che prende spunto dal mio soprannome. Hanno anche creato un sito internet e un gruppo su Facebook».


Marco Fiorilla

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