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Hai voluto la bicicletta? - Scopriamo il mondo di Federico Canuti | Cicloweb

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Hai voluto la bicicletta? - Scopriamo il mondo di Federico Canuti

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Federico Canuti vive a Bottega di Colbordolo, dove risiede anche Luca Pierfelici. Questo piccolo paese marchigiano si trova esattamente a metà strada tra Pesaro ed Urbino, tra il Mar Adriatico ed i rilievi appenninici, primo fra tutti quel Monte Petrano che ospiterà l'arrivo della 16esima tappa del prossimo Giro d'Italia. Proprio Pesaro ha dato i natali nel 1985 («quasi 24 anni fa, sono nato il 30 agosto») al corridore della CSF Group–Navigare. Federico è passato professionista all'inizio del 2008 e dopo più di un anno nel mondo del ciclismo dei grandi si è raccontato, con la sua profonda voce tra il timido e l'assonnato. Il tempo è tutto dalla sua parte, intanto entriamo nel suo mondo...
Iniziamo dalle tue origini, ovvero da dove giunge la tua passione viscerale per la bicicletta?
«La passione viene da lontano: mio padre Enzo era già un appassionato della bici e tutta la sua generazione lo era. Io ho iniziato a giocare a calcio ed a praticare nuoto. Poi un giorno il babbo mi ha fatto provare un allenamento per il ciclismo e da lì è nato il mio innamoramento per le due ruote».
A che età hai iniziato a correre?
«Ho iniziato a 10 anni, nella S.C. Pesarese. Da giovanissimo ero proprio un battagliero ed ho vinto un po' di corse. Non tante, perché non avevo un grande spunto veloce e quindi ero costretto ad arrivare al traguardo sempre in solitaria. Da allievo ho continuato a vincere, ma sempre in arrivi in solitaria. La volata non è proprio il mio forte, ci dovrò lavorare negli anni a venire».
Dopo gli Juniores, corsi sempre nella S.C. Pesarese, sei passato agli Under 23; come ti sei trovato in quella categoria?
«Mi sono trovato bene, senza ombra di dubbio. I primi tre anni li ho trascorsi imparando e correndo con la squadra di Chioccioli, la Futura Team. Nel quarto anno, nel 2007, ho corso nella Monsummanese Bedogni, dove ho colto tre belle vittorie ed una miriade di secondi posti e piazzamenti».
Con chi lottavi maggiormente in questa categoria?
«Dei ciclisti che hanno sfondato ricordo senza dubbio i miei compagni di squadra Frapporti e Finetto, poi Ginanni e ancora Simone Ponzi».
Quindi il passaggio tra i prò nel 2008, alla corte dei Reverberi. Perché questa scelta?
«Un po' grazie al mio procuratore, un po' perché la CSF Group–Navigare è la squadra ideale per il giovane al primo anno di professionismo. Di solito quando passi pro' e vai in uno squadrone sei destinato a fare solo il lavoro sporco. Fai il gregario, in poche parole. Con Reverberi invece devi essere sempre pronto, perché se c'è da aiutare la squadra tu non devi fallire, ma se capita la giornata in cui ti senti in forma e vuoi fare la tua corsa, sei messo nelle condizioni di farlo, e capirete che questo non è poco per un neopro'».
Com'è stato il bilancio del tuo primo anno da professionista?
«Buono, più che buono direi. Sono partito piano, perché in inverno tendo ad acquisire peso, poi però sono entrato in forma ed il mio finale di stagione lo dimostra. Ho concluso il Giro di Lombardia al 16esimo posto, una sensazione bellissima, una corsa storica affascinante».
Che tipo di corridore sei?
«Da piccolo credevo di essere un velocista, poi ho capito di essere un passista scalatore. Diciamo che sono un passista che quando va in forma è anche uno scalatore (ride)».
Qual è la corsa che vorresti vincere a tutti i costi?
«Vi dico solo che sono un uomo da corse a tappe... per scaramanzia non dico la mia corsa dei sogni, ma magari la rivelerò tra qualche anno, chissà...».
Non ci farai aspettare anche per sapere chi sono stati i tuoi riferimenti ciclistici, vero?
«No, certo che no. Da piccolo adoravo Miguel Indurain, infatti la prima divisa ciclistica che comprai fu proprio quella della Banesto. Ora ammiro tantissimo Basso e Ullrich, al quale sono stato lontanamente paragonato dal mio Fans Club, che appunto si chiama "Kaiser Canuti". Sarà per la postura che tengo in salita ed i rapportoni che sono solito spingere...»
Chi è Canuti giù dal sellino e cosa fa nel tempo libero?
«Il mio carattere è quello di un ragazzo molto tranquillo, disponibile, che non crea problemi. Nel tempo libero, che purtroppo è sempre troppo poco, mi riposo oppure vado su Internet. Facebook, naturalmente, ma anche Messenger o siti di sport, per parlare con i miei amici e con i familiari quando sono lontano da casa. Inoltre amo molto il nuoto, che praticavo anche da piccolo».
Sei fidanzato?
«No, al momento non lo sono».
Cosa fai quando ti rilassi?
«Naturalmente dormo, oppure ascolto musica. Mi piace molto la musica house, ma il mio cantante preferito è Robbie Williams».
L'anno scorso non hai partecipato al Giro d'Italia. Quest'anno poteva essere la volta del tuo esordio, ma la tua squadra purtroppo non è stata invitata. Quant'è il rammarico?
«Sicuramente tanto, avrei voluto misurarmi con una corsa di tre settimane. Inoltre la tappa del Petrano l'avevo cerchiata di rosso sin dalla presentazione. Il Petrano lo conosco a memoria, è una salita che non molla mai: non durissima, ma non ti dà un attimo di respiro. È anche la mia salita test, avrei voluto affrontarla in gara. Pazienza».
Da esterno "forzato", chi vedi protagonista nel prossimo Giro?
«Ivan Basso, senza dubbio!».
Con chi hai legato maggiormente in gruppo?
«Nella mia squadra, per me - ma non solo - è importantissimo Fortunato Baliani. Lui è quello che ti dice come muoverti in corsa, cosa fare, quando attaccare e quando startene calmo. Tra gli altri, invece, sono molto amico del mio compaesano - nonché compagno di allenamenti - Pierfelici, Giunti e Cardellini. Sono i professionisti di Pesaro con i quali mi alleno più frequentemente, se si escludono anche i miei allenamenti in Toscana con la mia vecchia squadra, la Bedogni».


Francesco Sulas

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