Hai voluto la bicicletta? - Scopriamo il mondo di Davide Torosantucci
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Inizia il suo quarto anno da professionista, il lancianese Davide Torosantucci, nonostante sia passato pro' già dall'agosto 2005. Come vedremo, però, i suoi primi 3 anni e mezzo sono stati abbastanza travagliati, ma nel 2009 - nella Centri della Calzatura di Primo Franchini e Floriano Torresi - ha la concreta possibilità di effettuare un calendario più fitto di corse e farsi così trovare più pronto quando ce ne sarà l'occasione, anche se già lo scorso anno - nel GP Gemenc - è riuscito a brindare al suo primo (doppio: tappa e classifica finale) successo da professionista.
Iniziamo proprio dal GP Gemenc in Ungheria, vinto da te nel 2008. Che tipo di corsa è?
«Abbastanza impegnativa, anche se il livello è quello che è; non ha niente a che vedere con le corse in Italia, ma girando ho imparato a considerare ogni vittoria come importante, perché il successo non te lo regala mai nessuno».
Per te una tappa e la classifica generale.
«Sono riuscito a vincere la cronoscalata e piazzarmi al 2° posto nell'altra tappa dura, così è arrivato anche il successo nella classifica finale».
Sei passato nel 2005 con Iacovozzi: senza nasconderci, ciò che si dice del team manager abruzzese nell'ambiente non è edificante. Tu hai mai avuto problemi con lui?
«Non è mia abitudine infamare nessuno, ma è pur vero che se in un gruppo 100 persone parlano in un certo modo di una persona, io penso che qualcosa di vero ci sia. Un conto è se lo dicono in 2-3 persone, ma quando sono in tanti... Ad esempio a me spettano ancora delle mensilità del 2008, ma ormai considero quella cifra come se fosse data in beneficienza».
Almeno andasse dove serve davvero, la beneficienza. Sei di Lanciano, quindi fuori dalla zona dell'Aquila. Come stai vivendo questi giorni del terremoto?
«Con molta angoscia, anche perché le scosse non sembrano cessare. Nella mia zona non ci sono stati danni, ma penso agli amici dell'Aquila, come il dilettante Daniele Innocenzi, che ha la casa seriamente danneggiata e sta dormendo nelle tendopoli allestite dalla Protezione Civile».
Come sono nati i contatti con Torresi e la nuova squadra?
«Ho firmato lo scorso agosto, e sono stato molto contento. Non sarà una squadra al livello di quelle Pro Tour, ma abbiamo il nostro calendario, le corse italiane le facciamo tutte, e gli stipendi arrivano regolarmente. Mi sento finalmente un professionista».
Che tipo di corridore sei?
«Mi considero un passista scalatore, visto che in salita mi difendo abbastanza bene nonostante i miei 183 centimetri di altezza, per 68 chilogrammi. Faccio parecchia fatica nelle cronometro piatte, anche perché né da dilettante né in questi primi anni da pro' ho mai fatto lavori specifici in tal senso».
Chi erano i corridori con cui lottavi da dilettante?
«A citarli tutti rischio di deprimermi, visto che hanno tutti combinato qualcosa, se non molto, ad alti livelli, mentre io... Comunque c'erano Sella, Riccò, Nibali, Aristide Ratti, Iannetti... un po' lo zoccolo duro delle Selezioni azzurre della stagione 2003, Mondiale Under di Hamilton compreso».
Chi ti ha messo per la prima volta su una bicicletta?
«Ho iniziato per gioco con la Mountain Bike, poi andai a vedere il Giro d'Italia quando arrivò a Lanciano: vinse Sgambelluri, e pochi giorni dopo mio padre mi comprò la mia prima biciclettina. La mia prima società è stata la U.S. Lanciano, anno 1998, categoria Juniores: non vidi mai la testa della corsa...».
Poi però le cose migliorarono.
«Il secondo anno vinsi 6 corse, poi nel 2000 passai dilettante in Toscana, nella Castrini del ds Tortoli, dove rimasi fino al 2002; l'anno successivo andai nelle Marche, nella Monturano, fino alla chiamata di Iacovozzi dell'agosto 2005, dopo aver vinto due "Internazionali"».
Ed eccoci allo sbarco nel professionismo.
«Mi sono trovato davanti ad un muro, che non era quello di Montelupone, ma molto più duro, tant'è che lo devo ancora scavalcare. Il brutto è che fino allo scorso anno mi sembrava di essere più un pro' quand'ero dilettante, visto che eravamo seguiti pochissimo e non avevo neanche molte occasioni di scambiarmi consigli coi compagni più esperti, visto che si correva poco e c'erano poche occasioni per incontrarci».
Abbiamo visto che quest'anno sei partito pianino.
«Ho passato un inverno da incubo, e sono uscito recentemente da un'influenza che mi è durata 3 settimane e mi ha sconvolto tutta la preparazione. In ogni caso io preferisco le stagioni calde, quindi a giugno inizierò a carburare per poi - spero - andare forte da luglio in poi».
Qual è la corsa che vorresti vincere?
«Mi piace molto la Tirreno-Adriatico, anche se non è il "mio" periodo. Restando più coi piedi per terra, nel 2007 arrivai nei primi 20 al Brixia Tour, che è una corsa che mi piace molto. Un'altra gara che mi affascina è la Tre Valli Varesine, oppure il Trofeo Matteotti, visto che si corre nella mia regione».
Hai degli idoli da cui cerchi di trarre ispirazione?
«Tra i ciclisti del passato sicuramente Miguel Indurain, mentre tra quelli di oggi dico Davide Rebellin, un esempio di serietà e gentilezza: ogni corsa si ritrova con decine di corridori al fianco che vogliono "rubargli" qualche segreto con lo sguardo, e lui è sempre molto disponibile con tutti».
Hai qualche vero amico nel ciclismo?
«Oltre a tutti gli abruzzesi, con cui mi alleno praticamente tutti i giorni, mi sento di nominare Duma e Giordani».
Mario Casaldi