Hai voluto la bicicletta? - Scopriamo il mondo di Andrea Pagoto
Versione stampabile Il 2009 segna l'inizio di una nuova avventura per Andrea Pagoto. Il ciclista emiliano, nato a Montecchio Emilia l'11 luglio 1985 ma residente in Veneto, a Pezzan, località del trevigiano nel Comune di Carbonera, è giunto alla sua quarta stagione da professionista: un veterano, direbbe qualcuno, anche se ha solo ventitrè anni. Per la verità Andrea ha corso relativamente poco nelle tre stagioni tra i pro'. Tra infortuni, malattie ed una gestione dell'atleta che ha sollevato alcuni dubbi, Pagoto non ha cert avuto molte possibilità di mettersi in evidenza davanti al grande pubblico. Ora approda alla corte del Team Corratec, o meglio del Team Utensilnord, guidato da due ex corridori del calibro di gabriele Missaglia e Zbigniew Spruch. Un nuovo inizio per Pagoto, questa volta con tre anni di esperienza, che può sempre tornare utile.
Quando ha iniziato a correre? Che ricordi hai dei primi anni?
«Ho cominciato a correre in bici quando avevo dieci anni, sono partito dai giovanissimi e ho corso sempre, fino ad arrivare al professionismo. Nei primi anni avevo molta grinta, forse perché era più un gioco, ci mettevo l'impossiblie, se oggi si potessero affrontare le gare con quella grinta andrebbe molto meglio. Il problema è che le gare ora sono lunghe, se parti a tutta fai pochi chilometri, devi dosare le forze».
Qual è la corsa che ricordi con più piacere prima del tuo approdo tra i professionisti?
«La Milano-Busseto, che ho vinto da dilettante nel 2005, l'ho spuntata in volata su un gruppo ristretto. L'anno dopo sono passato professionista con la Panaria di Reverberi».
Tra i professionisti, pensiamo che il ricordo migliore sin qui sia il Giro di Lombardia del 2006, una corsa fatta da protagonista almeno fino a che un certo Bettini si è scatenato...
«Fu un'emozione grandissima correre quella gara di livello mondiale in mezzo a grandissimi campioni. Andai in fuga in quattro per più di duecento chilometri, ci hanno ripreso sul Ghisallo, sull'ultima salita, il San Fermo, ho mollato, alla fine non ti metti a contare in quanti ti passano; quando sono arrivato al traguardo mi hanno detto che avevo fatto decimo, sono stato contentissimo».
Al primo anno da professionista un decimo posto al Lombardia corso da protagonista per tanti chilometri. Sembrava l'inizio di una fiaba. Ma una fìaba ha anche dei "cattivi" e nel tuo caso sono soprattutto gli infortuni.
«Nel 2007 ho iniziato la stagione con dei problemi al ginocchio, poi ho fatto il Giro ma ero troppo giovane e alla fine della corsa ero stremato, praticamente non sono riuscito a combinare più niente per il resto dell'anno. L'anno scorso sono partito bene, andavo molto forte prima del Giro d'Italia ma sono stato escluso perché la squadra ha deciso di far correre Pérez Cuapio. In estate ho preso parte a qualche gara ma le gambe non giravano: ho fatto delle analisi e ho scoperto di avere la toxoplasmosi: stagione finita».
E con la stagione è finita anche la tua avventura alla corte di Roberto Reverberi.
«Mi hanno detto che in tre anni sono mancati i risultati ed hanno deciso di non rinnovarmi il contratto. È vero che non ho vinto neanche una gara, ma ho corso anche molto poco. Spesso dovevo fare il gregario e per uno scalatore è difficile imporsi quando si è molto giovane: o fai il vuoto oppure non ce la fai perché non hai la resistenza che si ha dai ventotto anni in su. Con Reverberi ho sempre avuto un rapporto tranquillo, mi è dispiaciuto che sia finita, loro sono una squadra vicino a casa mia, a Reggio Emilia, a Treviso ci sono finito per amore. Nella vita si fanno delle scelte».
Come ti trovi nel tuo nuovo team?
«Bene, ad inizio anno abbiamo corso poco, ora iniziamo a fare più gare. Non ci manca niente e Gabriele Missaglia sa come è fatta una corsa. In squadra abbiamo Axelsson e Honchar, che sono i due capitani, quando loro non fanno la corsa tutti possiamo giocarci le nostre carte. Fino ad ora ho corso Donoratico, Laigueglia e Friuli, adesso farò la Settimana Lombarda e poi il Nobili. Mi manca il ritmo gara, non posso pensare di stare ai livelli di chi ha tante gare nelle gambe ma spero di fare qualcosa di buono già nelle ultime tappe della Settimana Lombarda. Comunque il top della forma l'avrò tra maggio e giugno, la squadra prenderà parte a due corse a tappe in Polonia e ad una in Spagna, poi c'è il Giro dell'Appennino e voglio far bene in queste corse».
Ciclismo a parte, che tipo è Andrea Pagoto?
«Ho un carattere particolare, non è facile starmi dietro, sono volubile, ma quando mi prefiggo un obiettivo sono determinato a centrarlo. Mi ritengo una persona umile e corretta».
Che fai nel tempo libero?
«Tra corse e allenamenti ce n'è poco, arrivi a casa che sei sfinito. Avrei l'hobby del modellismo ma, come ho appena detto, non ho molto tempo per dedicarmici. Mi piace giocare alla playstation. Una volta l'anno mi concedo una vacanza, l'ultima l'ho fatta a Santo Domingo insieme alla mia fidanzata Serena».