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Gilbert mette tutto a posto - Tiritera abbuoni chiusa: era ora!

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L'abbiamo aspettato praticamente tutto il Giro, ma alla fine il colpaccio di Philippe Gilbert è arrivato, all'ultima occasione utile.
Ad Anagni, a dire il vero, molti si aspettavano tutt'altro ordine d'arrivo: con Di Luca secondo in classifica a soli 18" da Denis Menchov, era auspicabile, per i tifosi dell'abruzzese e per un'ampia fetta di pubblico italiano, che Danilo facesse incetta di abbuoni nella penultima tappa del Giro: per il veloce pescarese c'era la chimera di 6" al traguardo intermedio di Frosinone, e di ben 20" se avesse sprintato davanti a tutti al traguardo.
Chiaro che, se i sogni dei tifosi si fossero tramutati in realtà, domani ci saremmo accinti alla crono conclusiva, per le vie di Roma (partenza da Piazza Venezia, arrivo ai Fori Imperiali dopo aver attraversato tutti i punti più belli della città), con tutt'altra disposizione d'animo: quella di chi sa che tutto può ancora succedere, visto che contro il tempo Menchov è superiore all'italiano, e Di Luca avrebbe avuto un pur minimo gruzzoletto da difendere.
Invece già al traguardo volante i mirabolanti progetti di rimonta venivano frustrati dall'intelligenza di Menchov e da un discutibile approccio di Danilo alla volatina: ben lanciato dalla sua LPR (che aveva lavorato già tanto, con l'aiuto di altre squadre, per annullare la fuga del mattino), con Petacchi che si è speso nel ruolo di ultimo uomo prima dello sprint, l'abruzzese si è visto anticipare a 200 metri dallo striscione proprio da Menchov: e anziché buttarsi sulla ruota del russo, Di Luca ha cincischiato, ritrovandosi così impossibilitato a limitare lo scatto della maglia rosa. Fortuna per lui che Petacchi, vista la mala parata, ha dato una zampata per togliere il primo posto a Menchov. Ma fatto sta che Denis ha incamerato 4", Danilo (alle sue spalle) 2", e la classifica parziale proiettava il margine tra i due a 20", e non più 18".
In queste condizioni, con la presa di coscienza che nemmeno stavolta il russo sarebbe stato battibile, Di Luca ha avuto un calo di zuccheri e non ha più trovato energie residue per lanciarsi nella volata del traguardo (non che in questi ultimi giorni avesse dimostrato di avere la forza delle prime due settimane).
Sicché, dopo un estremo tentativo di evasione orchestrato nel finale da Charteau, Huzarski, Tiralongo e Pinotti, i migliori si sono presentati tutti insieme ai piedi dello strappetto di Anagni: presi ai 2 km i 4, subito dopo (ai 1500 metri) è partito come una scheggia Philippe Gilbert, uomo da grandi classiche che al Giro non aveva ancora raccolto niente: a contrastare il belga ci hanno provato Popovych (che è scoppiato subito) e un commovente Voeckler, che ha tenuto coi denti fino ai 400 metri, per poi arrendersi alla preponderanza dell'avversario.
Una rasoiata fantastica per Gilbert (prima vittoria di tappa nella corsa rosa), bricioline per gli altri: terzo Garzelli, sesto Pellizotti, undicesimo Menchov, dodicesimo Di Luca. Di fatto, il sipario cala: al 99% il russo vincerà, con gran merito, avendo speso il giusto - ovvero neanche un grammo di energia in più del necessario - e avendo controllato con estrema sicurezza, lasciando l'impressione che comunque, se ce ne fosse stato bisogno, avrebbe potuto dare qualche sgasata in più: sarebbe stato anche bello, ma probabilmente in conflitto col progetto di far bene anche al Tour. Così stando le cose, la crono di domani resterà come una cartolina bellissima ma un po' vuota di significati. Tutte le altre analisi le rinviamo alla fine del Giro del Centenario.

Marco Grassi    



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