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Franco forte, ultrà cazzoni - Impresa di Pellizotti, poi i fischi | Cicloweb

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Franco forte, ultrà cazzoni - Impresa di Pellizotti, poi i fischi

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Poi dicono che uno perde la pazienza. Siamo sopravvissuti a tutto, a corse mortalmente noiose e all'addio di grandi campioni, ci siamo fatti una cultura medica e abbiamo sostenuto pedantissime discussioni sul doping, abbiamo difeso sempre e comunque il ciclismo dall'ignoranza di chi lo attaccava e dalla protervia di chi lo voleva (lo vuole) sport subalterno, abbiamo ingoiato alcune delle più grosse delusioni della nostra vita e ci siamo rimessi a pedalare: tutto abbiamo fatto, per questo sport. Ma questo no, questo proprio no, non è accettabile.
Non è accettabile che il ciclismo diventi l'arena di fazioni violente, né che si facciano spallucce di fronte a un episodio che è molto grave: minimizzare nell'attesa che succeda qualcos'altro? Che le strade del Giro diventino bivacchi di manipoli? Che il tifo degradi progressivamente verso guerre per bande? I ciclisti sono fragili. Sono esposti al pubblico, passano a 10 centimetri dagli appassionati. Dai tifosi. Dagli ultrà, anche, purtroppo.
Al Blockhaus oggi è successo un fatto che definire increscioso è poco: Stefano Garzelli, al termine della sua corsa, ha fatto la volata e strappato a Danilo Di Luca, idolo di casa, 4" di abbuono. Non l'avesse mai fatto: sul palco delle premiazioni (per la maglia verde, detenuta dal varesino) un'ondata di fischi ha travolto il corridore, che di fronte aveva una massa umana di tifosi di Di Luca, sistemati su un declivio naturale in modo da sembrare una vera e propria curva calcistica. Ecco, curva calcistica.
Ovvero ciò che non vogliamo più vedere nel nostro ciclismo. Non ha senso. Non ha senso umiliare in questo modo la fatica di un corridore, chiunque esso sia, e quali che siano i suoi avversari. Gli ultrà cazzoni che hanno agito evidentemente senza rendersi conto della portata del loro fare, avevano già fischiato Menchov (per quale motivo? Per quale motivo?), ma i radi ululati nei confronti del russo sono niente rispetto alla bordata che ha accolto Garzelli. Un imbarazzato, dispiaciutissimo Garzelli. Che ha giustamente protestato il suo diritto di correre come sa e come vuole. E soprattutto, come uno che non deve fare regali al primo o al secondo della generale.
La delusione è per l'atteggiamento di Danilo. Ci aspettavamo che salisse sul palco e abbracciasse Garzelli, zittendo in questo modo il becero esprimersi di quei fischiatori. Invece non è successo. Non è successo nemmeno che Di Luca prendesse le distanze da quanto accadeva davanti a sé. Una giustificazione indecente ("Nel calcio succede di peggio"), un farsi forza dal fatto di essere in casa che forse ha fatto perdere un po' il senso delle proporzioni all'abruzzese, che probabilmente ha intimamente goduto di una sorta di rivincita nei confronti dell'avversario. Ma una rivincita non sportiva, proprio antisportiva, ottenuta per mano (anzi, bocca) di terzi.
Ci pensi, Di Luca, ci pensi all'ipotesi contraria: che avrebbe provato a parti invertite? Si rende conto, Danilo, che i suoi caldissimi (e fino ad oggi correttissimi, va detto) tifosi hanno avuto un comportamento inaccettabile? Si rende conto che non ha senso non muovere un dito in un frangente del genere? Si rende conto della gravità di quanto accaduto?
Oggi possiamo dire che anche il ciclismo ha perso la sua verginità (quanto era che non succedeva una cosa del genere?) in questo senso. Danilo fa ancora in tempo, comunque. Scriva un comunicato, prenda le distanze dal comportamento indegno di quegli ultrà, e chieda scusa per il suo stesso atteggiamento. Fa ancora in tempo a confermarsi il grande campione che è sempre stato. Ma fa anche in tempo a veder crollare la stima che si aveva (si ha) di lui come uomo. Devi decidere tu, Danilo; agire, oggi più che mai, da leader. Coraggio.

Un grande Pellizotti sul Blockhaus
La minitappa del Giro 2009 si è consumata oggi sull'arrivo in salita del Blockhaus, e ha premiato un nome che troppo spesso viene accostato al termine «outsider»: Franco Pellizotti.
Appena 83 km di gara, classica fuga di comprimari in partenza, LPR a controllare che il margine non crescesse troppo: Di Luca voleva vittoria e abbuono.
Una bella mano a Danilo l'ha data la Cervélo di Carlos Sastre, altro uomo lusingato dall'idea di un'affermazione che lo rilanciasse per la lotta al successo finale: negli ultimi chilometri prima dell'ascesa conclusiva, i compagni dello spagnolo hanno imposto un forcing che ha messo i big nella condizione migliore per darsi da subito battaglia sulle non trascendentali rampe del Blockhaus.
A 15 km dalla vetta, su un allungo di Szmyd (uomo Liquigas in avanscoperta per fungere da supporto a Basso e/o Pellizotti), proprio Sastre ha provato ad accelerare: ma così facendo il vincitore di Monte Petrano è andato fuori giri, e poco dopo, quando era già partito in contropiede Pellizotti, si è staccato.
La stoccata del friulano, avvenuta a 13 km dalla vetta, ha frantumato il gruppo. Subito Armstrong ha provato a portarsi sul battistrada, ma non è riuscito nell'intento ed è rimbalzato indietro. Agli 11 km Di Luca ha proposto il suo, di scatto, ma Menchov come al solito non gli ha lasciato un metro: con l'abruzzese e la maglia rosa son rimasti solo Basso e Garzelli.
Da lì alla cima, il copione non è più cambiato: Pellizotti davanti a difendere mezzo minuto di margine (un vantaggio che è poi aumentato fino a più di 1', per fissarsi al traguardo sui 42"), Di Luca a imporre un ritmo forte ma senza quei cambi di ritmo e quegli scatti che forse avrebbero impensierito maggiormente Menchov.
E va a finire che Danilo resterà col rimpianto di non aver tentato una tattica diversa, visto che, nella volata per il secondo posto, Menchov per la prima volta ha mostrato segni di cedimento, lasciando 4" all'abruzzese, anticipato allo sprint da Garzelli. Di Luca recupera in totale 13", gliene restano 26" di ritardo da Denis.
In casa Liquigas, nel giorno della grande impresa di Pellizotti (13 km di scalata solitaria non sono in ogni caso uno scherzetto), si chiariscono anche le gerarchie, una volta per tutte (alla 17esima tappa: poteva anche andare peggio): Basso ha ceduto nel finale e si avvia a concludere il Giro del rientro con l'obiettivo di una vittoria di tappa. Garzelli, che è un corridore rinato, malgrado un po' di elastico si è confermato all'altezza dei migliori in salita. Sastre esce definitivamente dalla classifica, Leipheimer l'aveva già fatto due giorni fa, e a questo punto la lotta si limita veramente a Menchov e Di Luca: con tutta la fiducia del mondo nelle sue possibilità, sul Vesuvio sarà difficile per Pellizotti trovare lo spazio che ha trovato oggi.
Diversa la questione tra Denis e Danilo: può essere che il russo abbia patito la brevità della tappa (è un fondista), ma può anche essere che sia arrivato un po' cotto a questi ultimi giorni di gara. Di Luca non ha che da provarci: sul Vesuvio non dovrà più avere remore e sarà necessario per lui correre più d'attacco. Ci riuscirà? Se non dovesse farcela, il Giro avrà comunque un grande vincitore.

Marco Grassi    

 

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