Era possibile Impeydirlo? - Bos, sprint e lotte per gli abbuoni
Ci piange sinceramente il cuore dedicare la prima homepage a Theo Bos puntandogli il dito contro, quantomeno per lo spavento che ci ha fatto prendere, sebbene non in presa diretta - domenica c'era l'Amstel Gold Race, ci capirete - guardando il video, e poi i vari rallenty, dell'ultimo chilometro dell'ultima tappa del Presidential Cycling Tour of Turkey, vinta (la tappa) da Siedler e (la corsa) da Impey, seppur tra mille peripezie che andiamo giust'appunto a raccontarvi.
Succede che l'arrivo di Alanya sarà uno sprint di gruppo, vista l'altimetria, e i corridori lo sanno bene. Succede anche, però, che al mattino i primi 4 corridori della classifica generale sono separati in classifica da 10"; ciò vuol dire che, ottenendo l'abbuono del successo di tappa (dieci secondi, appunto), anche lo spagnolo César Veloso (il 4°) avrebbe potuto ambire al successo finale, guardando comunque agli eventuali abbuoni degli altri. Malacarne (2° a 1") ci aveva provato a Finike, appena ripreso Marangoni, ma partì lunghissimo e tutto il gruppo lo recuperò.
Succede che negli ultimi 4 km la velocità è altissima e, giocoforza, è altissimo il rischio di cadute, anche per via di alcune transenne non drittissime e contornate da quei fastidiosissimi "piedini" che dovrebbero sparire da ogni arrivo di ogni corsa di ogni categoria. Tante squadre, per tanti sprinter, si alternano in testa al gruppo: la Milram per Förster, la CSF per Frapporti, la PSK per Hondo e Schulze, l'Acqua&Sapone per Milan e Palumbo; ma poi con loro c'è la Barloworld per il leader Impey, la Quick Step per Malacarne, e già ai meno 3 km c'è una caduta che coinvolge la coda del gruppo.
Ai 2 km c'è in testa la Quick Step, aiutata dalla PSK, e Impey - sentendo odore di beffa - si porta avanti, sulla destra della sede stradale. Il sudafricano viene aiutato da Caccia a risalire, ma sono tanti i capovolgimenti in testa al gruppo. All'ultimo chilometro il fattaccio: in testa c'è un Acqua&Sapone, Impey è intorno alla decima posizione e nel frattempo ha perso la ruota di Caccia, abile a resistere alla spallata di Ljungblad; il sudafricano si sfiora con un altro atleta Acqua&Sapone proprio nel momento in cui, sulla sua sinistra, in uno spazio che non c'è (e che stava cercando di crearsi con la "classica" manata sul posteriore), l'ex pistard Theo Bos, olandese che - proprio grazie alla pista - ha certamente colpo d'occhio, sangue freddo e capacità di destreggiarsi, prova ad infilarsi.
Però stavolta è andata diversamente: è andata che - un po' per le transenne di cui vi abbiamo già detto, un po' per una concausa simile alla baraonda già vista al GP Escaut (sbandamento centrale che coinvolge il corridore laterale) - per via del rallentamento del leader, Bos si è trovato con la mano che è passata dal fondoschiena di Impey alla sua spalla sinistra in una frazione di secondo, proprio mentre - per via del piccolo contatto del leader con l'atleta Acqua&Sapone (non lo abbiamo riconosciuto, ma poco importa) - il corridore sudafricano ha dovuto per forza di cose disattendere "la richiesta" (a tanto equivale la manata sul fondoschiena) dell'olandese di farlo passare. Bos s'è trovato con la ruota sul piedino della transenna e col ginocchio sinistro sulla transenna stessa, trascinandosi (per reazione istintiva, sentiamo di sbilanciarci, altrimenti parleremmo di un criminale a piede libero) Impey a terra, tirandolo giù per la maglia.
Sulle prime, certamente, l'indice lo abbiamo puntato tutti contro Theo Bos: se lo spazio non c'è, non c'è, inutile rischiare così tanto (per una tappa del Giro di Turchia, poi); è anche vero, però, ragionando a mente fredda, che tanti corridori in un finale così concitato (come tutti quelli che arrivano allo sprint) non possono stare, soprattutto quando non abituati alle volate di gruppo e, di conseguenza, non troppo portati alla scaltrezza ed al colpo d'occhio necessario in determinate situazioni.
Con questo non stiamo giustificando il comunque deprecabile gesto di Theo Bos (coinvolgere un altro corridore nella propria caduta è bruttissimo anche solo a vedersi), né stiamo additando Impey di essere un corridore poco abile a guidare la bici, anche perché questa caduta non è solo figlia di questi due principali protagonisti, ma anche di una corsa e di un'organizzazione che, evidentemente, devono pensare un po' meglio al percorso, magari anche istituendo una piccola cronometro (basterebbero meno di 10 km), tanto per scavare un po' più marcatamente il solco tra i protagonisti della classifica.
Che poi non è neanche detto che una cronometro possa risolvere la situazione, visto che un epilogo simile lo vedemmo al Tour of Benelux 2006 (che pure aveva un prologo di 5,8 km e una crono di 16,1), con Schumacher che passò Hincapie in testa alla classifica all'ultima tappa, ottenendo un 3° posto in volata e vincendo per 1" in classifica, dopo aver praticamente sprintato con lo statunitense per quell'abbuono; sprint che sorrise al tedesco, anche perché Hincapie, dopo un contatto con l'ex Gerolsteiner, cadde...
Insomma, è assolutamente naturale che un corridore che ha 1 o 3 secondi di distacco da una vittoria ci provi, anche rischiando più del dovuto, o semplicemente mettendoci più foga del necessario in un frangente in cui sarebbe molto più saggio tirare i freni e starsene tranquilli. Anche lo scorso anno i primi 4 terminarono nel giro di 21" di distacco; quest'anno siamo scesi a 10" e - casualità della sorte? - abbiamo dovuto assistere a questo finale drammatico. Forse la ricetta per evitare cadute e finali a rischio non esiste, però crediamo si possa lavorare per far sì che i problemi - per tutti i protagonisti (perché è importante anche una vittoria di tappa, mica solo il successo finale) - siano ridotti al minimo. Aver introdotto la neutralizzazione ai meno 3 km dall'arrivo (prima era ai 1000 metri) è stato un primo passo, ma evidentemente si deve fare qualcosina di più.
Per Impey, che è riuscito comunque a finire la gara e vincere così il 45esimo Giro di Turchia, il bollettino medico parla di frattura della terza vertebra lombare, una microfrattura della vertebra cervicale, un trauma facciale, la rottura di vari denti e profondi tagli alle labbra ed ha già annunciato la volontà di far valere i suoi diritti in seno all'UCI (che, per inciso, visionando il filmato della volata turca non ha preso provvedimenti contro nessuno).
È andata parecchio meglio al giovane Thomas Kvist della Quick Step, che in tre settimane dovrebbe completamente recuperare dalla frattura alla clavicola destra. E Bos? L'olandese non dovrebbe aver patito particolari traumi, essendo stato anche uno dei primi a rialzarsi dopo la caduta. Essendo uno sprinter, e proveniendo dalla pista, quanto accaduto ad Alanye sarà da lui catalogato come un "banale" incidente di percorso.
E forse anche noi, tra qualche tempo, lo ricorderemo così. Tra qualche tempo, però; perché per adesso prevalgono ancora i brividi che ci hanno percorso la schiena.
Mario Casaldi