Il Portale del Ciclismo professionistico

.

È stato bello il loro duello? - Le nostre pagelle della corsa rosa

Versione stampabile

Denis Menchov - 10
Ha vinto questo Giro con merito e sagacia, dando modo a Di Luca e Basso di scontrarsi e scornarsi sull'Alpe di Siusi, andando a prendersi poi una vittoria che gli ha dato morale. Il capolavoro di Riomaggiore gli vale la rosa, che poi amministrerà senza particolari patemi (noie col cambio sul Blockhaus a parte). La caduta di Roma poteva essergli fatale, ed invece gli toglie solo un probabile terzo successo di tappa. Bello anche il bacio alla maglia rosa sul podio finale. Ci teneva davvero, e si è visto.

Mark Cavendish - 9
Dopo aver perso per 3 a 2 contro Bennati lo scorso anno, il vincitore della Sanremo batte Petacchi con lo stesso score. Lui dà il merito alla squadra, molto più in grado di supportarlo durante questa edizione, ma lui ci ha messo del suo, imparando a sprintare in testa. Unica pecca, la volata in maglia rosa ciccata a Trieste ed il ritiro dettato dal team per preservare il Tour de France.

Danilo Di Luca - 9
Se questo Giro ha avuto qualcosa di appassionante lo dobbiamo al biondo di Spoltore, che più che con la grinta che con l'intelligenza tattica - in verità - ha provato a disarcionare lo strapotere del russo in maglia arancione. Due vittorie di tappa, sei giorni in rosa e la maglia ciclamino portata a casa; ma la sensazione di aver corso - da un certo punto in poi - per il secondo posto, e quindi contro la Liquigas (sopratutte), c'è e rimarrà.

Franco Pellizotti - 8,5
La cosa migliore del Giro di Pellizotti è stata senza dubbio la personalità: sicuramente ben supportato dalla squadra anche dopo la piccola crisi sull'Alpe di Siusi, il friulano si è andato a prendere un 3° posto in classifica ottenuto con prestazioni sempre in crescendo, contornate dalla bella vittoria sul Blockhaus e col tentativo (forse un po' in ritardo) sul Vesuvio, che gli è valso il 2° posto dietro Sastre. A volte si è avuta l'impressione che corresse più per difendere la paternità del ruolo di capitano nella Liquigas che non per provare a vincere il Giro, o comunque provare a farlo perdere a Menchov e Di Luca.

Alessandro Petacchi - 8,5
A Trieste gli riesce qualcosa di difficilmente ripetibile, non solo per lui, ma per chiunque vada in bici e faccia il velocista di mestiere: l'anticipo a Cavendish. Sprint che gli vale la rosa e doppietta - con l'effige del primato - a Valdobbiadene. Mezzo voto in più per il grande supporto dato a Di Luca nelle tappe successive, dove per forza di cose le energie per altre soddisfazioni personali gli sono venute meno.

Edvald Boasson Hagen - 8,5
Al primo Giro d'Italia, questo sbarbatello scandinavo già noto agli osservatori di ciclismo più attenti, è andato a vincere una tappa sotto il nubifragio di Chiavenna, piazzandosi poi in altre tappe: ricordiamo la splendida volata di Mayrhofen (per il 2° posto), la trenata per Cavendish a Firenze e la bella crono (3°) di Roma.

Carlos Sastre - 8
La dimostrazione che forse a questo Giro del Centenario ci tenevano più gli stranieri che gli italiani: il vincitore del Tour 2008 è un po' snobbato all'inizio, abituati come siamo a pensare che chi non è italiano venga al Giro per preparare chissà quale altra corsa più importante: e invece Carlitos inizia sì in sordina, non è molto brillante a Riomaggiore, ma poi Monte Petrano ed il Vesuvio dicono che se questo Giro fosse stato un po' più duro, e se si fossero evitate tappe con chilometraggi da categoria Allievi (ogni riferimento al Blockhaus non è puramente casuale), magari un po' di spettacolo in più ci sarebbe stato, e la lotta sarebbe stata tra più di due corridori.

Michele Scarponi - 7,5
Esce di classifica quasi subito, sull'Alpe di Siusi. Però poi reagisce alla grande vincendo con una bell'azione a Mayrhofen, provando l'azione nella tappa di casa, quella marchigiano del Monte Petrano, e facendo il bis a Benevento, trovando la fuga buona e colleghi un po' troppo polli per poter alzare le braccia al Giro d'Italia.

Stefano Garzelli - 7
Gli manca maledettamente una vittoria di tappa, ma il Giro d'Italia di Stefano Garzelli è stato veramente ottimo, non tanto per il 7° posto finale (che comunque fa curriculum), ma quanto per la maglia verde, la classifica della combattività, i (tanti) piazzamenti, le belle cronometro (eccezionale a Riomaggiore!) e la grande lucidità in gara. Reagisce da signore ai fischi subiti sul Blockhaus.

Kevin Seeldraeyers - 7
Succedere ad Andy Schleck e Riccardo Riccò nella speciale graduatoria della maglia bianca, dedicata agli Under 26, del Giro d'Italia non è uno scherzo: vero che il belga non arriva 2° in classifica come i due colleghi nei due anni precedenti, ma è altrettanto vero che Kevin è un ragazzo più acerbo rispetto agli altri due. Chiude al 14esimo posto e chissà che non possa tornare in Italia per puntare a qualcosa di più.

Philippe Gilbert - 7
Può una sola tappa, anzi un solo chilometro e mezzo, stravolgere il voto ed il giudizio di un corridore all'interno di una corsa di tre settimane? Sì, la risposta è un fermo e convintissimo sì. Se non siete d'accordo con noi, andatevi a rivedere la splendida azione del vallone sulla salitella conclusiva di Anagni. Roba da standing ovation. Roba da Gilbert.

Ivan Basso - 6,5
Fa il suo compitino, preoccupandosi forse più di non dare nell'occhio, e non di non farsi troppi (altri) nemici, più che di fare la propria corsa. Sull'Alpe di Siusi era sembrato il più forte in salita, ma gli è mancato quel cambio di ritmo che il Cuvignone, per quanto salita tosta e fatta dietro motore, non gli poteva donare con i quasi tre anni esatti di assenza da una grande corsa a tappe. Finisce 5°, ma mai seriamente in lotta per la vittoria, e forse neanche per il podio.

Francesco Masciarelli - 6,5
Scalatorino di razza con l'accento del sud e la coda di cavallo, il più giovane della stirpe Masciarelli ha conteso fin sul Vesuvio la maglia bianca a Seeldraeyers, che gli finisce davanti di 2'55". Alla prima grande corsa a tappe, un 17esimo posto che vale molto di più di un semplice dato statistico e storico.

Lance Armstrong - 6,5
Cosa sarebbe successo se non fosse caduto alla Vuelta Castilla y León? Il Giro disegnatogli su misura da Zomegnan e Vegni l'avrebbe visto trionfatore? Non lo sapremo mai, ma quel che sappiamo è che il texano - forte dei 2 milioni di euro netti percepiti per la semplice partecipazione - ha chiuso con un dignitoso 12esimo posto, pur non essendo quasi mai nel vivo della corsa (discesa dal Turchino e tentativo sul Blockhaus a parte), la sua prima partecipazione al Giro d'Italia. Tanti lo vedono favorito per l'imminenente Tour: noi continuiamo a preferirgli - e di gran lunga - Contador ed Andy Schleck.

Michael Rogers - 6,5
Il suo Giro è finito a Sestri Levante, nonostante chiuda 8° in classifica generale. Steccando la cronometro, ha compromesso la sua corsa, che pure è stata piuttosto onorevole, considerando le aspettative della vigilia. Nell'ultima settimana però non si è praticamente mai visto, andando male anche nell'ultima crono.

Yaroslav Popovych - 6+
Fa piacere rivedere Popo a certi livelli, anche se la 15esima piazza appannaggio della terza punta (anzi, primo gregario) dell'Astana in classifica è segno evidente della scarsità di corridori da grandi corse a tappe in circolazione. In ogni caso, alla vigilia ci si attendeva forse più Brajkovic dell'ucraino, che invece in qualche tappa (la discesa dal Catria è stata da brividi!) è andato veramente molto forte.

Thomas Lövkvist - 6
Chiude malamente e nettamente in calando, ma per chi è andato forte sin da febbraio, con quell'Eroica vinta staccando tutti sul km all'insù di Siena, poteva essere anche messo in preventivo. Veste la maglia rosa per un giorno, poi si sfalda verso Pinerolo, scivolando all'8° posto per poi concludere al 25esimo, ben lontano dalla maglia bianca di Seeldraeyers.

Evgeny Sokolov - 6
Altroché maglia nera! Il russo della Bouygues Telecom (che almeno viene citata!) si è già quasi assicurato anche quella del 2010, visto che il penultimo (Bart Dockx) gli finisce lontano di ben 25'29". Bravo comuunque a restare in corsa nonostante la brutta caduta patita dal Turchino.

Allan Davis - 6-
Non vince neanche una tappa, ma bravo ed orgoglioso a finire una corsa che nelle ultime tappe gli sorrideva poco. Era rimasto per Benevento ed Anagni, ma la fuga nella tappa campana e la straripante azione di Gilbert in quella laziale lo hanno lasciato al palo. Sarebbe bello rivederlo con un paio di uomini in più a disposizione.

Christian Vande Velde - s.v.
Il primo "big" a lasciare il Giro è stato lo stanunitense della Garmin-Slipstream, prima maglia rosa al Giro 2008. Cade in discesa nella tappa di Valdobbiadene e deve dire addio agli eventuali sogni di gloria. Per qualche tappa ci ha provato Wiggins a tenere la classifica, poi tutto il team ha cercato un successo di giornata che non è arrivato.

Pedro Horrillo - s.v.
Il più grande spavento del Giro ci è arrivato da questo spagnolo, onesto gregario e discreta ruota veloce, finito giù in un burrone nella tappa di Bergamo. Tanta paura, tante operazioni, ma è ancora vivo e questo è quello che conta. Non sappiamo se potrà tornare in bici, ma questa è una notizia secondaria.

Levi Leipheimer - 5,5
Semmai dovesse vincere una grande corsa a tappe, il ciclismo - che già non se la passa benissimo - vivrebbe forse una delle pagine più buie della sua storia. È un corridore da 6° posto, al massimo da podio, ma per vincere devono accadere davvero troppe cose a suo favore. Non scattando mai, e pagando sempre dei minuti almeno in una tappa, la vediamo complicata.

Tyler Farrar - 5,5
Cinque piazzamenti, i due secondi posti a Valdobbiadene ed Arenzano come migliori risultati. Non impensierisce mai Cavendish e Petacchi per i successi di tappa, semmai balza agli onori della cronaca per qualche "vaffa" (gratuito) ricevuto da Petacchi e contraccambiato (con un po' più di signorilità, nevvero) un paio di tappe dopo. Una prestazione non certo trascendentale.

Giovanni Visconti - 5+
Lui ci mette del suo, andando in fuga quando dovrebbe salvare la gamba e non andandoci quando dovrebbe, percorrendo a tutta la crono di Riomaggiore e non trovando lo spazio per degli sprint che potevano fargli gola; anche la sua ISD-Neri però, lo mette nella condizione per farsi sbeffeggiare. Da comiche la spiegazione di Grabovksyy a Benevento: «Non sapevo ci fosse un altro giro», e così è scattato. Staccando Visconti. Si consola con la vittoria della classifica dei traguardi volanti.

Juan Mauricio Soler Hernández - 5
Sul suolo italiano lo scalatore colombiano proprio non riesce a tenersi in piedi, anzi in bici. Cade subito, poi prova ad anticipare tutti a San Martino di Castrozza, ma Di Luca non è stanco come a fine Giro e lo va a riprendere. Si arrende nelle Marche, quando in classifica era ormai lontanissimo. Speriamo di rivederlo con un po' più di fortuna.

Marzio Bruseghin - 5
Veniva dal podio di un anno fa e da due cronometro vinte (Oropa e Pesaro) nelle ultime due edizioni. Alla fine di un Giro meno duro, e quindi potenzialmente più adatto al passista scalatore veneto, è 10° in classifica facendo 10° a Riomaggiore e 5° a Roma. La migliore prestazione in salita è il 6° posto sul Blockhaus, segno che aver corso così poco prima del Giro non è stata una scelta felicissima. Se la Lampre-NGC è furba, gli farà fare classifica al Tour de France.

Filippo Pozzato - 4,5
Voleva prendersi la maglia rosa a Valdobbiadene, ma la cronosquadre della Katusha gli tarpa un po' le ali. Poi il biondo di Sandrigo non ne azzecca mezza: non attacca, non va in fuga, e aspetta lo sprint contro Petacchi (Valdobbiadene, appunto), oppure si fa anticipare dalla fuga (Mayrhofen). Tiene duro a Bergamo, cade verso Arenzano, e la sua corsa in pratica finisce lì: un bicchiere continuamente mezzo vuoto.

Joaquím Rodríguez Oliver - 4,5
Si ritira verso Arenzano per via di un'infiammazione al ginocchio: era 12esimo a meno di 4' da Di Luca ed era meglio piazzato di Valjavec e Bruseghin (che hanno chiuso nei 10). Nella crono di Riomaggiore avrebbe pagato, ma sul San Luca e sul Blockhaus poteva andare più che bene. Un gran peccato, perché il regolarista Arroyo di certo non è spettacolare quanto lui.

Robert Förster - 4
Ci aveva abituati un po' meglio, almeno lottando con un po' più di piglio negli arrivi in volata. Invece il Giro dello sprinter tedesco è in linea con quello di tutto il Team Milram: decisamente una presenza impalpabile e sottotono.


Fabian Cancellara - 3,5
Il fantasma di sé stesso. Annata iniziata male e che sta proseguendo peggio, ci stupirebbe vederlo in grande forma al Tour de France, perché finora è stato sempre costretto ad inseguire il gruppo, che gli scappa di continuo da sotto le ruote. Non parte prima della crono di Riomaggiore, e per uno che è stato due volte campione del mondo di specialità è un segnale più che allarmante.

Gilberto Simoni - 3
Il suo Giro somiglia tanto ad un canto del cigno. 5° a San Martino di Castrozza, non riesce più a trovare il passo e lo spunto per far male, perdendo sempre qualcosa (mai troppo), e guadagnando mai fino a Faenza, città che gli consegnò gran parte del Giro 2003 e che quest'anno gli lascia solo 18' di distacco dai primi. Prova l'orgoglio sul Blockhaus e sul Vesuvio, ma i primi hanno un altro passo.

Damiano Cunego - 2
Con Damiano si rischia sempre di essere troppo duri o troppo teneri. Va da sé che il Giro del veronese è uno sfacelo totale, che gli regala solo due piazzamenti in tappe di media-bassa difficoltà, come Valdobbiadene e Bergamo, dove pure s'era fatto vedere all'attacco. All'attacco ci torna anche nelle Marche, ma il passo non gli consente di distanziare nessuno. Prova incolore che va analizzata per bene.

Angelo Zomegnan - 2
Due arrivi in salita (Siusi e Blockhaus) con chilometraggi da Juniores e Allievi. Troppe squadre invitate per portare soltanto la bici dalla partenza all'arrivo (Xacobeo, Milram e Fuji su tutte). La brutta presa di posizione in quel di Milano, dove l'atteggiamento di padre (poco)-padrone (molto) è stato parecchio sgradevole. E poi i continui tagli di percorso, dalla Cuneo-Pinerolo mozzata al Blockhaus spuntato. La bellissima scenografia della crono di Roma non toglie la pecca per un'ultima settimana che non è stata dura quanto doveva essere. Un grosso buco nell'acqua.

Mario Casaldi    

 

RSS Facebook Twitter Youtube

30/Jul/2017 - 20:30
ESCLUSIVO: le immagini del folle che ha tagliato la strada al gruppo facendo cadere decine di corridori al Giro d'Italia

24/May/2016 - 21:06
All'An Post Rás giornata di gloria per James Gullen nella tappa "di montagna": Fankhauser diventa leader

24/May/2016 - 17:07
Giro, nel giorno della nuova delusione di Vincenzo Nibali vince Alejandro Valverde davanti a Kruijswijk e Zakarin

23/May/2016 - 22:12
An Post Rás, nella seconda tappa vince il padrone di casa Eoin Morton

23/May/2016 - 16:00
Giornata di rinnovi: André Greipel e Marcel Sieberg alla Lotto Soudal fino al 2018, Geraint Thomas prolunga con la Sky

23/May/2016 - 13:11
Benjamin Prades vince l'ultima tappa del Tour de Flores ma non basta, la generale va a Daniel Whitehouse

23/May/2016 - 12:39
Brutte notizie per il ciclismo elvetico: l'IAM Cycling comunica che cesserà l'attività a fine stagione

23/May/2016 - 11:22
Conclusi i Campionati Panamericani: l'ultimo oro è dell'ecuadoriano Jonathan Caicedo

22/May/2016 - 23:59
Il Tour of California si conclude con una imperiosa volata di Mark Cavendish. Classifica finale a Julian Alaphilippe

22/May/2016 - 23:39
Il Tour of Bihor si chiude nel segno dell'Androni Giocattoli-Sidermec: tappa a Marco Benfatto, generale a Egan Bernal

22/May/2016 - 23:20
Women's Tour of California: gioie finali per Kirsten Wild e Megan Guarnier. Le altre corse: ok Bertizzolo e Lepistö

22/May/2016 - 22:44
Velothon Wales, Thomas Stewart supera Rasmus Guldhammer e Ian Bibby

22/May/2016 - 22:24
Dilettanti, ulteriori vittorie per Nicola Bagioli e Riccardo Minali alla Due Giorni Marchigiana

22/May/2016 - 22:22
Scatta l'An Post Ras: la prima tappa va all'olandese Taco Van der Hoorn grazie ad un colpo di mano