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E quest'uomo non va a Liegi - Super Di Luca! Classifica a Basso

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Poche battute, la Liegi incombe. Poche battute per sottolineare una volta di più l'insostenibile insensatezza del ciclismo di questi anni, che si permette di impedire a un uomo della classe di Danilo Di Luca di gareggiare in una corsa che avrebbe potuto tranquillamente vincere ma che, chissà per quale strana alchimia, da due anni non può disputare.
Siccome Di Luca è un uomo di molta sostanza, quei titoli sulla stampa che probabilmente gli sarebbero comunque spettati in questo week-end, se li è conquistati lo stesso, scegliendo un altro campo di battaglia su cui fare sfoggio della sua grinta che non pare fiaccata nemmeno dalle 100 avversità che l'abruzzese ha dovuto fronteggiare nella sua carriera.
Ha vinto in Trentino, Danilo, a Pejo Fonti, in cima a una salita pedalabile ma non banale, su un arrivo che ha visto una bella lotta per il successo, lotta circoscritta a 5 uomini dopo che il forcing della Liquigas aveva fatto fuori tutti gli altri. E tra le vittime dell'azione combinata dei vari Carlström, Noè, Miholjevic, Pellizotti e Szmyd, la più lampante era Janez Brajkovic: lo sloveno era in maglia di leader in seguito alle sue discrete prestazioni nella crono d'apertura e nella tappa di Pampeago, chiusa al quinto posto a 1'01" dal vincitore Niemiec. Ma quella frazione aveva lasciato in eredità al 25enne dell'Astana appena 4" di vantaggio su un Basso che aveva dimostrato di avere una marcia in più in salita.
E quello che il troppo facile arrivo austriaco di Innervillgraten non aveva permesso al varesino, si è compiuto a Pejo Fonti, appunto: una salita di 10 km che, unita al precedente passaggio sulla Mendola, ha permesso quella selezione tanto cercata dagli uomini Liquigas.
Quando a poco meno di 2 km dalla vetta Domenico Pozzovivo ha proposto un bell'allungo, e Basso in prima persona si è impegnato per inseguire, Brajkovic era ormai ben più che in affanno. Alla ruota di Ivan son rimasti solo Di Luca, Garzelli e Caruso (in quest'ordine), e le trenate del secondo in classifica hanno permesso al drappello di tenere Pozzovivo a distanza di sicurezza, pronto per essere risucchiato dalla volata degli scattisti in agguato alle sue spalle.
Il momento decisivo è giunto ai 300 metri, quando con potenza non meno efficace della rabbia che esprimeva, Di Luca ha fatto la sua sparata: in due (sì, ce n'era qualcuna in più, si fa per rendere l'idea) pedalate Danilo ha affiancato Pozzovivo e l'ha lasciato sul posto, andando a prendersi un successo che due giorni fa, dopo la sua débâcle di Pampeago, pareva utopia, ma che già ieri aveva assunto le forme di un'ipotesi molto avverabile.
Alle spalle di Di Luca si è piazzato Caruso, primo nella classifica del Gpm e corridore che al Giro rimpiangeremo molto (la sua Flaminia è stata lasciata a casa da Zomegnan, tanto per citare un'altra gestione di inviti particolarmente traballante), poi Garzelli, bravo ma non fulminante in questi giorni trentini (nella generale chiude quarto), quindi Pozzovivo e Basso, che torna così alla vittoria dopo essere tornato alle gare a fine 2008.
In chiave Giro possiamo dire che Ivan merita in pieno il ruolo di primo favorito: in salita fa la differenza, a cronometro ha margini di miglioramento (anche se contro il tempo non abbiamo ancora visto il Basso del 2006), e la condizione ovviamente non è ancora al top. Di Luca crescerà, e quel pre-finale nella sua terra potrà stimolarlo a scrivere pagine importanti; Simoni invece, mai realmente nel vivo nei momenti decisivi, dovrà lavorare ancora molto per poter tornare a puntare ad un podio che gli è reso complicato anche dalla latitanza di montagne iperselettive nella corsa rosa; ma chissà che il ruolo del vecchio Gibo non diventi, strada facendo, quello di angelo custode di Michele Scarponi o di qualche sudamericano voglioso di esplodere.


Marco Grassi

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