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Denis sprinta, Danilo brinda - Menchov vince, Di Luca è in rosa

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Man mano che i giorni passano e i chilometri si accumulano nelle gambe dei corridori presenti al Giro, tutto si delinea più chiaramente, tutto assume proporzioni sempre più veritiere, l'albero dei favoriti viene sfrondato dai rami secchi, e lo sguardo d'insieme sulla corsa rosa è più chiaro.
La tappa, al di là dei nomi, al di là di chi è andato bene e chi è andato male, è stata abbastanza deludente, come può esserlo una frazione in cui non si vede un solo scatto su quella che è la salita più dura dell'arco alpino (modestissimo) previsto dal menu del Giro 2009.
Sull'Alpe di Siusi lo spettacolo che qualcuno sperava di trovare non c'è stato, sostituito da un inesorabile forcing della Liquigas (e segnatamente di Sylwester Szmyd) che ha prima cancellato le tracce della fuga partita al km 5 (con Capecchi, Pietropolli, Gavazzi, Voeckler, Visconti, Serpa e Ochoa - azione che poteva lasciar presupporre intenzioni bellicose di chi, come Simoni, Di Luca o Cunego, aveva uomini davanti. Nulla è successo), e poi ha via via sgranato il gruppetto dei migliori.
Chilometro dopo chilometro, non c'è altro da fare che riportare le defezioni che si sono susseguite dietro al ritmo della squadra di Basso.
Il primo nome rilevante a perdere terreno è stato Garzelli, ma sin da subito si è capito che Armstrong non era in giornata di grazia, e che nemmeno Bruseghin lo era. Infatti i due si sono staccati - con Scarponi - a 6 km dalla vetta, e poco dopo anche Cunego ha vissuto l'identica esperienza: nulla di nuovo sotto il sole per il veronese.
Se in casa Lampre il (molto aleatorio, in realtà, visto che tra un podio del 2008 e un corridore che sul podio non ci va dal 2004 non c'era molta lotta) dubbio tra chi fosse l'effettivo capitano si è risolto con una patta tra Bruseghin e Cunego (circa 2'30" di ritardo per entrambi), in casa Liquigas l'ambizioso Pellizotti ha dovuto sbattere contro la realtà dei fatti: una realtà che ci dice che Basso forse vincerà il Giro, e invece il friulano gli farà da gregario.
E Basso, ecco: confermandosi l'uomo più temibile in salita, a 4 km dal traguardo, una volta spostatosi Szmyd, Ivan è andato a fare l'andatura, assestando gli ultimi fendenti della giornata: a fare le spese dell'azione del varesino sono stati Simoni, Sastre, Arroyo, Ten Dam, Rogers e Kessiakoff. E davanti son rimasti un Di Luca in grande spolvero, Leipheimer (che ormai non subirà più nemmeno l'ombra di Armstrong, che ha perso 3' oggi), Horner (compagno di Levi), Menchov (sempre a ruota) e un sorprendente Lövkvist in maglia rosa.
Ma siccome nel finale lì davanti c'è stato un rallentamento, Sastre e Arroyo son rientrati e nell'ultimo km si son rifatti sotto anche Ten Dam, Rogers e Kessiakoff. Il colpo buono è stato comunque quello di Menchov, che dopo tanto mimetizzarsi, a 300 dal traguardo è partito tenendosi dietro un Di Luca che non avrebbe mai creduto di non riuscire a battere il russo in volata.
E invece il successo è per Denis, e Danilo si consola con la maglia rosa, che ha strappato al comunque ottimo Lövkvist grazie ai 12" di abbuono per il secondo posto. Il resto della classifica dice che il biondo di Spoltore precede lo svedese del Team Columbia (di 5"), e poi Rogers di 36", Leipheimer di 43", Menchov di 50", Basso di 1'06" e Sastre di 1'16": se non ci saranno scossoni, il Giro se lo giocheranno loro, visto che grossi tapponi per gli scalatori rimasti già attardati non ce ne saranno (a parte il giorno di Monte Petrano). L'unica speranza è che quei sette uomini se la giochino mettendoci un po' più di fantasia rispetto a oggi.

Marco Grassi        

 

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