Che mondo desolante - Farsa a Milano. Vince Cavendish
Signore e signori, ecco a voi il ciclismo. Un documentarista del National Geographic non avrebbe potuto ritrarre meglio il momento che questo sport sta vivendo. E per una volta non c'è stato bisogno di qualche caso doping per far emergere l'assoluta mediocrità che permea l'intero ambiente: l'ennesima prova, se mai ce ne fosse bisogno, che il problema del ciclismo non è, per l'appunto, il doping, ma proprio l'inadeguatezza delle risorse umane.
I fatti. Ritenendo troppo pericoloso il circuito milanese della tappa di oggi, i corridori ne hanno chiesto la neutralizzazione, anche sull'onda dell'emozione per la tremenda caduta di Pedro Horrillo ieri (a proposito: lo spagnolo non è più a rischio di vita, le sue condizioni sono stabili).
L'organizzazione, con notevole malleabilità - va detto - ha accontentato i ciclisti, ordinando la neutralizzazione della tappa ai fini della classifica: come dire, giocatevi il successo di giornata, ma se vi staccate non perderete niente in graduatoria.
Ma quando i velocisti hanno fatto presente ai boss del gruppo che non avrebbero nemmeno disputato la volata, i corridori hanno deciso di fermarsi sotto lo striscione del traguardo per spiegare la situazione al pubblico presente: Danilo Di Luca, in maglia rosa, ha preso il microfono e parlato alla gente, dicendo che il circuito non era sicuro e quindi si procedeva ad andatura rallentata fino alla fine. E ha parlato a nome di tutti.
Da questo momento in poi è andato in scena il più classico e stomachevole tutti contro tutti.
Gli organizzatori
Gli organizzatori, di fronte a tanto smacco, si sono inviperiti, attaccando (per bocca di Zomegnan) alcuni corridori (che strano, vengono attaccati i corridori!) che «con l'età hanno le gambe più corte e la lingua più lunga», e forse il riferimento è ad Armstrong, che da qualche giorno si lamenta della pericolosità dei percorsi. Ma Zomegnan farebbe bene a fare anche autocritica: intanto Armstrong l'ha voluto lui al Giro, ora se lo tenga con onori e oneri; e poi effettivamente sul circuito c'erano dei punti molto pericolosi, con binari di tram delimitati da semplici coni di plastica, e addirittura con macchine in sosta o in movimento sul percorso!
Ma Zomegnan si è ben guardato dall'entrare nel merito di questi appunti, limitandosi ad attaccare prima di essere attaccato, anche perché forse avrebbe dovuto rendere conto di una tappa nata già storpia, una frazione inutile - di domenica, a questo punto di Giro - pensata in questo modo.
Perché c'erano delle macchine sul percorso? Non venga Zomegnan a fare l'angioletto, perché quei mezzi avrebbero potuto provocare danni anche al primo giro del circuito (in effetti ci sono subito state delle cadute in gruppo), e non è protestando la propria disponibilità a neutralizzare i tempi che RCS Sport giustificherà tali falle organizzative degne delle più scalcinate prove amatoriali.
Il circuito era praticamente sprovvisto di transenne. Il traffico non è stato chiuso per tutta la prima parte della tappa, gli automobilisti scorrazzavano allegramente in senso opposto a quello di corsa subito dopo il passaggio dei corridori. O anche subito prima: quante automobili private hanno fatto irruzione sul circuito dietro le staffette della polizia (e quindi tra esse e la corsa!!!) durante il primo e il secondo giro?
In queste condizioni, chi si stupirebbe della presa di posizione dei corridori? Il problema è che nessuno chiederà davvero conto di questi fatti a Zome e soci, perché, come tutti sanno, la sicurezza per i ciclisti è un problema per nulla importante (rispetto ad altri che non citiamo...).
I presidenti e i team manager
Gli sponsor più importanti d'Italia, mister Lampre e mister Liquigas, sono subito scesi in campo per alzare la voce contro i loro stessi corridori, con toni al limite del nevrastenico. Ovvia l'eco che i vari team manager hanno dato a queste accuse, che vengono a confermare una volta di più la considerazione che le squadre hanno dei loro corridori: dei burattini, che non devono neanche prendere in esame l'ipotesi di avere voce in capitolo in qualsivoglia questione.
Gli ex corridori e la stampa
I più clamorosi commenti vengono da alcuni ex corridori come Cipollini ma anche Bettini. Gente che fino all'altro giorno era in gruppo e in prima fila a protestare per i percorsi pericolosi, e oggi, forse perché pedalare aumenta la produzione di fosforo, e quindi smettere di farlo fa perdere la memoria, era sempre in prima fila, ma stavolta a contestare la protesta.
Che dire poi di certi esponenti della stampa che senza sapere veramente quale fosse la situazione (quelle delle auto sul circuito, per intenderci) si sono anche permessi di ironizzare sui corridori, dopo aver dato fondo a ogni retorica per descrivere la vicenda del povero Horrillo? Niente, se non che sono parte integrante e attiva dello scatafascio del ciclismo.
I corridori e la loro miserabile associazione
Ma il peggio, inutile dirlo, è stato lo scaricabarile tra i corridori, che pure sulle prime si erano trovati uniti (per una volta). Un evento assai raro in questo sport che vive di individualismi e miopia: tanto è vero che possiamo sognarci di ritrovare i ciclisti che fanno fronte comune per qualche protesta seria, che vada a colpire veramente il sistema che li vuole incatenati. Testa bassa e pedalare.
Il solo Di Luca ha rivendicato ai microfoni e davanti alle telecamere la decisione della protesta, ma che Danilo sia un hombre vertical, uno dei pochi in questo gruppo di smidollati, lo sapevamo e lo sappiamo. E sappiamo che, come ha pagato in passato questo suo insopprimibile gusto per la giustizia, probabilmente e purtroppo lo pagherà ancora. In che modo, non lo sappiamo, ma andare in televisione a mettere gli organizzatori e i dirigenti delle squadre davanti alle loro responsabilità non è la cosa più salutare del mondo, in questo ciclismo.
Anche per questo ringraziamo e ammiriamo il pescarese, mentre se si volge appena lo sguardo si nota il fuggi fuggi di molti altri davanti alla responsabilità. Lo stesso Danilo, che ha spiegato anche il motivo della fermata (c'era un fatto nuovo da segnalare, ovvero la minaccia dei velocisti di non fare la volata), ha citato alcuni colleghi che prima sono d'accordo con la protesta, poi al primo richiamo dello sponsor si mettono in testa a tirare. Pare la didascalia di quanto successo con Cunego e la Lampre dopo l'intervento rabbioso di patron Galbusera, ma del resto anche la personalità di Damiano ormai la conosciamo bene. Ma al di là del veronese, le voci di corridori contrari alla protesta si sono moltiplicate dopo il traguardo, nel malinconico (e già citato) scaricabarile, che non è altro che il presupposto per l'ennesimo linciaggio che la categoria ha già iniziato a subire e continuerà allegramente a patire domani.
Un linciaggio cominciato peraltro proprio da lui, The Voice, Amedeo Colombo, presidentissimo dell'Assocorridori, che si è affrettato a dare addosso ai suoi associati (come al solito, verrebbe da dire), accusandoli così, sulla fiducia, prima ancora di chiedere loro conto di quanto successo. In un mondo normale, quest'uomo stasera non sarebbe più il presidente dell'ACCPI, e invece continuerà tranquillamente a fare il sindacalista, a modo suo, certo. E la colpa è ancora delle amebe a pedali che l'hanno eletto una prima volta (stolti) e poi, non contenti, pochi mesi fa l'hanno pure rieletto!
In questa miseria e in questa mancanza di un minimo di coerenza e anche dignità, il ciclismo spera forse di risorgere e tornare ad antichi fasti? Pia illusione.
La volata conclusiva
Alla fine c'è pure stata la volata, a chiudere questa giornata assurda, e finalmente Mark Cavendish ha dimostrato di non aver dimenticato come si sprinta. Ben pilotato dai suoi Columbia (nell'ordine Barry, Rogers, Lövkvist, Boasson e Renshaw: uno spettacolo di treno, insomma), il britannico non ha dovuto nemmeno curarsi di un Petacchi che prima dei 500 metri aveva già perso la sua ruota, e allora ha fatto sprint di retroguardia (solo quinto AleJet).
Cavendish si è dovuto invece preoccupare più che altro di Davis (secondo) e di Farrar che ha fatto una bella rimonta, ma si è fermato al terzo posto, subito davanti al promettente Goss.
Prima di ripartire dalla Cuneo-Pinerolo di martedì, domani è previsto il primo giorno di riposo. Riposo e - per qualcuno, speriamo - riflessione.