Cavendish, conto chiuso? - 3-2 su Petacchi, ma forse si ritira
Benevento, Benevento. Benevento è lontana, e forse non sarà neanche un terreno buono per velocisti, visto che l'altimetria di quella frazione invita molto alla fuga buona.
E allora può essere che, come successo rarissimamente, il Giro d'Italia abbia chiuso i conti con volate e velocisti a otto tappe dalla fine. E li abbia chiusi però nella maniera migliore, con un bellissimo testa a testa tra i due più forti sprinter della corsa, in uno scenario incantevole come solo Firenze può essere.
Ha vinto Mark Cavendish, com'è anche naturale e giusto che sia, visto che lo sport è un racconto continuo di vecchi maestri che lasciano via via la strada a giovani talentuosi che emergono tumultuosamente.
Un po' la storia di quel che è stato il duello Petacchi-Cavendish in questo Giro: una corsa in cui lo spezzino, rientrato finalmente a pieno regime dopo una serie interminabile di problemi, ha incrociato le ruote col nuovo fenomeno dello sprint mondiale.
E per nulla intimorito dall'aria di (simpatico) bulletto del ragazzo dell'Isola di Man, l'ha battuto e ribattuto nelle prime due occasioni buone (Trieste e Valdobbiadene).
Ma poi la freschezza non può non venire fuori, ed ecco che Cavendish si è vendicato a Milano ed Arenzano, pareggiando il conto con AleJet.
Visto che, come detto, il tracciato del Giro non concederà praticamente più chance ai velocisti, a Firenze si è disputata la bella tra i due. Una volata giunta al termine di una tappa di trasferimento, con una fuga a tre (Ignatyev, Scarselli e Schröder) e poi a uno (Schröder, testardo!), annullata a 5 km dal traguardo.
Il treno del Team Columbia, in una situazione di sostanziale parità tra Cavendish e Petacchi, non può non avere un peso rilevante: mentre Mark se ne sta comodo a ruota di Renshaw fino ai 200 metri finali, AleJet deve fare tutto da sé (la LPR si risparmia per supportare Di Luca nelle prossime tappe): si invertono quindi i ruoli tra lo spezzino e il resto del mondo. E oggi per esempio Petacchi è rimasto al vento troppo presto, prima di riuscire a prendere la ruota di Mark (con una mezza scorrettezza ai danni di Farrar); d'altronde, se l'italiano non fosse uscito ai 300 metri per andare dietro a Cavendish, si sarebbe giocato anche la possibilità di arrivare secondo. Di fatto, sforzo doppio per Alessandro, e tante energie bruciate che non gli son poi tornate per permettergli la rimonta.
Cavendish fa così 3-2, e forse lascia il Giro, secondo quanto previsto dai piani del management della sua squadra. Perché, a sentirlo, Mark vorrebbe pure restare in gara, anche se non avrebbe forse più modo di mettersi in mostra. Valerio Piva (team manager Columbia) la pensa diversamente, bada al Tour da disputare e a non spremere troppo il suo pupillo. Ma del resto Piva è quello che cercava di dissuadere Siutsou da quell'assolo di Bergamo (che portò un memorabile successo di tappa al bielorusso): per dire che non sempre dall'ammiraglia si riesce a esprimere quella fantasia che è anche necessaria ai corridori.
Nell'attesa di capire se rivedremo Cavendish al via domani, ci mentalizziamo ovviamente sull'arrivo di Bologna, o - meglio - del San Luca: una rampa su cui nessuno potrà mai vincere un Giro, ma su cui un Danilo Di Luca (che qui ha conquistato l'ultimo Emilia) potrebbe avvicinare Menchov. In fondo gli abbuoni ci sono, non resta che provare a sfruttarne la presenza.