C'è chi cade e chi è AleJet - Petacchi, Fiandre e tanti rimpianti
Magari visto il clima e il modo in cui si è sviluppata la corsa Alessandro Petacchi non sarebbe comunque stato in lotta per la vittoria alla Gent-Wevelgem ma vedendo la volata con cui si è aggiudicato la Scheldeprijs Vlaanderen, la semiclassica belga che di fatto chiude la prima parte della campagna del nord, ci viene comunque qualche rimpianto. E i rimorsi aumentano se analizziamoa fondo come è arrivato questo successo, il primo in carriera in Belgio e il sesto stagionale: una volata piuttosto caotica e senza treni che prendessero in meno la situazione nell'ultimo km, uno di quegli arrivi in cui spesso in passato abbiamo visto Ale-Jet "rialzarsi" per evitare rischi. Purtroppo negli anni forse migliori della sua carriera, ossia prima dell'infortunio al Giro 2006, Petacchi non si è mai voluto misurare seriamente sul pavé nonostante queste corse gli si addicessero particolarmente, come testimonia il terzo posto alla Gent-Wevelgem del 2006 senza aver fatto prima altre classiche fiamminghe; adesso invece che vorrebbe testarsi a fondo non può partecipare per via del discorso Pro-Tour e Wild Card e deve "accontentarsi" di una bella semiclassica ma dal fascino decisamente inferiore rispetto ad un Fiandre o una Gent-Wevelgem.
Questa vittoria potrebbe però essere molto utile in vista dell'anno prossimo quando gli organizzatori ci penseranno più d'una volta prima di lasciare a casa un Petacchi che finalmente s'è scoperto vincente anche su queste strade: d'altronde chi non vorrebbe vedere uno scontro diretto tra Petacchi e quello splendido talento che risponde al nome di Mark Cavendish magari mettendogli tra i piedi anche Boonen, Hushovd, McEwen e compagnia cantante?
Da un lato quindi l'ennesimo capolavoro di Ale-Jet, dall'altro il grande spavento per una terribile caduta che ha coinvolto quasi tutti gli altri velocisti di grido che erano a ruota dello spezzino quando questi si è lanciato: una piccola sbandata di Van Avermaet ha creato il finimondo con il giovane belga che cade portandosi dietro McEwen (senza dubbio quello che ha preso la botta peggiore), Cadamuro, Boonen, Weylandt e almeno un'altra decina di corridori lasciando così un buco incolmabile dietro all'italiano. Tra coloro che si sono salvati i più rapidi sono stati Van Hummel e Rollin, rispettivamente secondo e terzo, mentre Cruz per poco non regalava un podio quasi insperato alla BMC Cycling Team.
Ma la LPR-Farnese non è stata protagonista solo con Petacchi visto che l'altro spezzino, Lorenzo Bernucci, è stato protagonista della lunga fuga del giorno insieme a Brutt (Katusha), Louder (BMC) e Pronk (Vacansoleil) esauritasi ad appena 4 km dalla meta dopo che proprio Bernucci, assieme a Brutt, aveva tentato un ultimo disperato tentativo a 8 km dal traguardo: adesso il prossimo obiettivo della squadra diretta da Fabio Bordonali si chiama Giro d'Italia e siamo sicuri che vedremo spesso la maglie grigio-verdi in testa al gruppo a battagliare.
Così come in Belgio, oggi anche in Turchia dobbiamo registrare numerose cadute ma la notizia di giornata è la crisi del leader Mauro Finetto perde più di 2' dal vincitore di giornata, il sudafricano Daryl Impey, e lascia così la maglia sulle spalle dello svizzero della Lampre-NGC David Loosli.
La tappa era partita di Rabuñal e Cheula a cui si sono aggiunti qualche km dopo anche Facci e Kaisen ma è sulla seconda salita di giornata, con scollinamento a 50 km dall'arrivo, che la tappa si anima con un gran forcing dell'Acqua&Sapone per un Alessandro Donati scatenato: al gpm si forma quindi un gruppetto di 10 uomini composto da García Dapena, Cesar Veloso, Malacarne, Rogina, Finetto, Savini, Loosli, Donati, Impey e Fothen dietro ai quattro fuggitivi che però sono ormai nel mirino. Nella lunghissima discesa la pioggia ha reso la strada estremamente viscida: restare in piedi è quasi un'impresa, le carte (anche a causa delle cadute) si rimescolano completamente ed è qui che iniziano i problemi per Finetto. Se ne vanno Donati, Malacarne, Valach, Jacobs, Cesar Veloso, García Dapena, Brandt, Fothen, Loosli e Impey mentre in gruppo la maglia gialla fatica addirittura a rimanere in scia: davanti si tira in doppia fila e quando il vantaggio a 10 km dall'arrivo sale fino a 1'43" si capisce che saranno proprio i battistrada a giocarsi il successo di tappa. Sull'ultimo strappo di giornata attacca deciso un sorprendente Malacarne ma lo spagnolo García Dapena, vincitore della passata edizione, risponde e in contropiede saluta tutti: subito prima dello scollinamento viene raggiunto a Fothen, è l'azione giusta visto che i due riescono a guadagnare 13" sugli inseguitori. Ma la pioggia e la strada bagnata vogliono ancora dire la loro in questa tappa e ad appena 3 km dall'arrivo García Dapena scivola e Fothen non può far altro che finirgli addosso, cadono entrambi e i giochi per la vittoria di tappa si riaprono clamorosamente: Jacobs prova a sorprendere tutti partendo lunghissimo ma Impey, terzo ieri, è lesto a prendergli la scia e a saltarlo cogliendo quindi in quel di Marmaris una delle vittorie più importanti della carriera. Noi ci possiamo consolare con le ottime prove del giovanissimo Malacarne, secondo al traguardo e terzo nella generale, e di Alessandro Donati, molto bravo a fare selezione in salita e a chiudere la tappa in sesta posizione.
La classifica generale vede ora in testa lo svizzero Loosli, terzo oggi, con appena 2" su Impey, 3" su Malacarne, 4" su Jacobs, 5" su García Dapena, 7" su Donati e 12" su Cesar Veloso: il giochi per la vittoria sembrano ristretti a questi sette uomini e probabilmente potranno risultati decisivi gli abbuoni.
Sebastiano Cipriani