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Arrembaggio ad Arenberg - Riusciranno i nostri eroi a gioire? | Cicloweb

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Arrembaggio ad Arenberg - Riusciranno i nostri eroi a gioire?

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C'è una sola corsa al mondo che, dal 1896 ad oggi, sfianca gli atleti che la concludono più di una tappa alpina. Chi taglia il traguardo lo fa ricoperto di polvere o di fango, stremato, in cerca di una striscia di asfalto su cui far riposare i muscoli, di un prato su cui sdraiarsi o di un podio dal quale ringraziare la folla baciando quel magico trofeo costituito da una pietra di porfido. La "settimana santa" del ciclismo si conclude con la classica del pavé, la terribile Parigi-Roubaix, la corsa che più di tutte incarna l'Inferno del Nord. Ha fatto la storia del ciclismo ed è ancora una pietra miliare – è proprio il caso di dirlo! – di quel ciclismo eroico del tempo che fu.
«La Parigi-Roubaix è una corsa disumana. È una corsa che può impedire la vittoria del più forte. Adesso che l'ho vinta, posso finalmente smettere di partecipare...»: queste le parole rilasciate ai reporter da Bernard Hinault non appena il campione bretone conquistò la Roubaix nel 1981, sua prima ed unica vittoria. Parole che racchiudono soddisfazione per aver vinto una corsa leggendaria ed allo stesso tempo furore agonistico che trasuda da ogni poro, dimostrazione di forza di un uomo, un campione che questa corsa la odiava, ed anche per questo la vinse.
Non ci saranno asperità, abbiamo detto: sbagliato! Un Tranchée d'Arenberg o un Carrefour de l'Arbre sanno certamente fare più selezione di una Cipressa o di un Poggio. I 259 chilometri della gara saranno cosparsi di piccoli tratti di pavé, degli alberghi dove i corridori, cittadini del mondo, si troveranno a transitare per alcuni minuti: alberghi ad una o a cinque stelle, a seconda della difficoltà e della lunghezza. Tutto avrà inizio in quel di Compiegne, cittadina non molto distante da Parigi, alle undici del mattino. I corridori che i sveglieranno e si recheranno al foglio firma sapranno a cosa andranno incontro, una fatica bestiale, uno sforzo sovrumano per domare una bicicletta impazzita sul pavé come un cavallo imbizzarrito.
Il primo tratto sarà affrontato dopo 98 km a Troisvilles, l'ultimo, poco più di 400 metri, all'interno dell'abitato di Roubaix, poco prima dell'ingresso nel mitico velodromo. Superata Troisvilles e digeriti i primi dieci incontri con il pavé ecco, dopo 164 km, il giudice supremo, la vera strada (anche se è poco più che una mulattiera) che deciderà chi sarà degno di aspirare alla gloria e chi invece verrà respinto: si tratta della Foresta di Arenberg. Croce e delizia di chi vuole vincere questa classica, il Tranchée d'Arenberg misura 2,4 km in lunghezza ed è una stradina che taglia in due questa foresta fatata. Rettilineo che par non finire mai, si presta particolarmente agli attacchi, ai forcing, alle crisi tremende. Lì chi è in giornata di grazia – o chi riesce a tenere ancora il ritmo dei migliori – esce fuori. Esce fuori dalla foresta e crede di aver visto il peggio, di essere andato ad un incontro col diavolo. Crede che tutto sia finito. E invece altri 16 tratti attendono il corridore, alcuni dei quali, come il Tranchée d'Arenberg o il Mons-en-Pévèle, fanno malissimo e decidono da anni le sorti della corsa.
Un attacco nella Foresta d'Arenberg, quindi. Seguono progressioni micidiali che non danno tempo e modo al muscolo di ossigenarsi. Lì chi ne ha getta la maschera, non quella di polvere che copre il viso, e va verso il velodrome. Una corsa spietata che quest'anno sarà priva di due terzi del podio dello scorso anno, quando Boonen si impose su Cancellara ed il nostro Alessandro Ballan. Quest'ultimo sarà a commentare la corsa per la Rai, colpito dal virus ancor prima della Sanremo. Cancellara a dire il vero ci sarà, ma non pare in debita forma per aspirare ad un altro podio, se non ad una vittoria che andrebbe a bissare quella del 2006, anche se al Giro delle Fiandre - prima di rompere la catena sul Koppenberg - era lì coi migliori, seppure nelle posizioni di retrovia. Ma nell'aria c'è aria di bis, se non pure di tris.
Tutto accade in casa Quick Step, che dopo il dominio al Fiandre di domenica schiererà al via un Devolder voglioso di bissare la vittoria di domenica ed un Boonen grintoso come al solito, tanto quanto basta per voler inserire nel suo curriculum la terza Parigi-Roubaix. Il compito sembrerebbe semplice, e se il gioco tattico di domenica si ripeterà sul pavé francese non ce ne sarà per nessuno, o quasi. Anche perché da giocare ci sono anche le carte Sylvain Chavanel e Kevin Van Impe: senz'altro sarà la squadra da battere.
Dubitiamo della scarsa avvedutezza dei team avversari, che dovranno fare di tutto per mettere in difficoltà gli uomini di Lefévère e mettere in luce i propri talenti. Pozzato ha una gran gamba e potrebbe tentare di resistere, conscio di non essere supportato da una grande squadra, anzi. Il Team Katusha è quello che è, ma la gamba dovrebbe girare ancora a meraviglia. Chi la squadra l'avrà sarà l'eterno (per il 2009) piazzato Heinrich Haussler, secondo a Sanremo e a Meerbeke. Lui potrà contare su un team come la Cervélo, che vanta uomini da classiche del Nord come Hammond, Hushovd (che però è reduce dalla caduta al Fiandre che gli ha lasciato un bel po' di dolore al polso) e Klier, tanto per fare qualche nome. Con la giusta intelligenza i Cervélo potrebbero fare il colpaccio, così come potrebbero riuscirci i Rabobank, i Silence-Lotto e gli alfieri del Team Columbia.
Gli olandesi potranno disporre di un ragazzo tanto talentuoso quanto tatticamente scriteriato come Flecha, coadiuvato dalla coppia orange Langeveld e Posthuma, mentre i belgi giocheranno con le solite due punte: Van Avermaet ed Hoste (il più esperto ed affidabile dei due, anche se non pare in forma smagliante), ma anche Vansummeren, Sentjens e Staf Scheirlinckx potrebbero far bene. La Columbia, reduce dalla vittoria a Wevelgem di Boasson Hagen a Wevelgem, potrebbe puntare tutto sul numero di Hincapie, oppure spargere le proprie fiches e cercare di giocare anche su Burghardt e, perchè no?, l'austriaco Eisel.
Per l'Italia, fatto fuori Ballan - come detto in precedenza - le speranze sono ridotte al lumicino ed oltre alla fiamma del già citato Pozzato ci si affiderà anche al bolzanino Quinziato, apparso in grande spolvero al Giro delle Fiandre. Discorso a parte merita Enrico Franzoi: giunto ottavo all'esordio sul pavé nel 2007, è sempre andato in calando (complici i molteplici infortuni) e da speranza del pavé per il tricolore è diventato un ripiego. Felici di essere smentiti dal trevigiano domenica, non possiamo non citare chi nel 2008 all'esordio alla Roubaix ha sorpreso come fece Franzoi un anno prima: Martijn Maaskant, corridore nato per il pavé, lo scorso anno concluse quarto alle spalle del trio Boonen-Cancellara-Ballan ed ha pure tagliato la linea del traguardo dell'ultimo Giro delle Fiandre in quarta posizione. Nonostante la Pasqua, quindi, il giovane olandese della Garmin-Slipstream non potrà essere ritenuto una sorpresa in caso di ottima prova.
Ciò che ci si aspetta non è certo una condotta di gara come quella del Fiandre, dove la Quick Step ha gareggiato da sola, spadroneggiando, facendo e disfacendo a suo piacimento. Sono i più forti, e per questo devono essere contrastati. Da non sottovalutare infine la fortuna, che giocherà un ruolo decisivo almeno quanto il meteo, che parrebbe essere nuvoloso ma non piovoso (l'ultima Parigi-Roubaix bagnata si è corsa nel 2002). Chi non forerà nel momento sbagliato, o non cadrà, e semplicemente avrà quelle virtù e fortuna di machiavelliana memoria, entrerà tra gli applausi del velodromo di Roubaix col volto impolverato, solcato da due piccoli ruscelli: lacrime, si chiamano lacrime, e siano esse di gioia o di dolore, accompagnano da più di un secolo la classica regina del pavé.


Francesco Sulas

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