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Amica Chips, nemica UCI - Wild card, nervo ancora scoperto

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo, nel tentativo di fare ulteriore chiarezza sui rapporti tra UCI e squadre in merito alle questioni legate al programma del Passaporto Biologico e all'assegnazione delle wild card.

In risposta alle ultime dichiarazioni dell'UCI sul passaporto biologico e considerato che avete accordato la vostra cortese disponibilità ad ascoltare chiunque avesse voluto intervenire al riguardo, vorremmo rendere pubbliche le considerazioni del Team Aeronautica militare-Amica Chips-Knauf sull'argomento.

Wild card e passaporto biologico: tra club esclusivi e discriminazione economiche.
Albert Camus, famoso scrittore di origine francese, era solito dire "Chi scrive in modo chiaro ha dei lettori, chi scrive in modo oscuro ha dei commentatori". Fino a quando i chiarimenti dell'UCI saranno di questa portata, non solo si continuerà a scrivere e a parlare di passaporto biologico, ma non si potrà smettere di commentare.
Ci si augurava, che le dichiarazioni dell'UCI fatte per mezzo del capo ufficio stampa, dott. Enrico Carpani, potessero essere chiare a tal punto, da far compiere almeno qualche passo sulla via della conoscenza delle motivazioni alla base dei diversi costi di adesione al programma del passaporto biologico. Purtroppo, non solo non è stato compiuto alcun passo in tal senso ma, almeno per quanto attiene il nostro modo di percepire, proprio a seguito delle affermazioni dell'Unione Ciclistica Internazionale, molte sono le cose che sfuggono alla comprensione del reale significato che l'UCI attribuisca all'adesione al programma del passaporto biologico.
Premesso il fatto che è evidente che per risolvere il problema doping serva una cura che sicuramente il passaporto biologico è in grado di produrre, ciò che si contesta non è il fine ma il mezzo attraverso il quale tale fine vuole essere conseguito.
Abbiamo sempre pensato al mondo del ciclismo, come ad una realtà, un patrimonio, "un bene" che appartenesse a tutti e non un privilegio o un beneficio il cui godimento fosse riservato a pochi eletti.
Questo sino ad una fredda ma limpida domenica di inizio primavera, quando apprendiamo dalle spiegazioni dell'UCI che esistono nel ciclismo club esclusivi, paragonabili a "circoli di tennis o di golf".
Nell'immaginario collettivo quando si parla di "club esclusivi", in genere si pensa a qualcosa di chiuso, elitario, un mondo appunto fatto di privilegi e benefici, tanto esclusivi quanto i costi spesso proibitivi richiesti per accedervi e come tale, quindi, riservato ad un ristretto gruppo di persone.
Ed, in effetti, l'adesione al passaporto biologico rimanda all'idea di un qualcosa di esclusivo, se non altro per quanto attiene il prezzo di accesso, tendente in effetti, ad escludere molti team, che pur volendo far parte del programma, per esigenze di bilancio devono rinunciare.
D'altro canto molte delle lamentele in merito ai costi di adesione al passaporto biologico, provengono proprio dai Team che avendo Licenza Pro Tour ed appartenendo, quindi, a quei "club esclusivi" di cui l'UCI parla, devono versare solo - si fa per dire - 120 mila euro.
L'UCI scrive: «A fronte di un impegno economico oneroso, i team Pro Tour ottengono nel caso del passaporto biologico una sorta di sconto, proprio per l'appartenenza a questo club esclusivo che impone loro molti impegni. In pratica vale il paragone con i soci di un circolo di tennis o di golf: a fronte di una quota annua, c'è un netto risparmio per le singole partite».
Poiché siamo semplicemente alla ricerca di "spiegazioni" più specifiche di quelle semplicistiche e generiche fino ad ora concesse, poniamo alcune domande alle quali speriamo l'UCI voglia, per il bene del ciclismo, dare sollecite risposte.
L'affermazione su trascritta dell'UCI è poco comprensibile. Si parla di "impegno economico oneroso" per i Team Pro Tour, (qual è la quota di iscrizione al club esclusivo????), che però "ottengono nel caso del passaporto biologico una sorta di sconto" perché appartengono "a questo club esclusivo" proprio come "i soci di un circolo di tennis lo ottengono sulle singole partite".
Se l'adesione al "passaporto biologico" prevede, lo stesso tipo e numero di controlli per tutti i corridori di tutti i team, sempre dichiarazione del dott. Carpani: "Nel primo anno per ogni corridore di qualsiasi squadra che partecipa al passaporto biologico, indipendentemente dallo status della stessa, 10 controlli del sangue e 4 delle urine. Dal secondo anno, una volta che il suo profilo individuale è stato aperto, si procede in media a 7 controlli del sangue ed a 3 delle urine".

· Domanda: in cosa consisterebbe lo sconto applicato ai team Pro Tour e a cosa ci si riferisce quando si parla di "singole partite"? Quando ci si iscrive ad un circolo di tennis, la quota associativa annuale garantisce l'utilizzo delle strutture senza limitazioni.

Se per un team Pro Tour costa 120 mila euro aderire al passaporto biologico quanto costa, invece, accedere o "iscriversi" al club esclusivo "Licenza Pro Tour?

L'UCI afferma "una squadra matura il diritto di beneficiare di costi inferiori grazie ai contributi versati dagli altri attori del settore (UCI, organizzatori e corridori)". A quanto ammontano i contributi versati dall'UCI e dagli organizzatori?

Quando l'UCI tiene a precisare, a mezzo sempre del dott. Enrico Carpani: «È la Commissione delle Licenze, organismo indipendente, a decidere autonomamente in merito ai parametri e alle scale di punteggio per l'assegnazione ai Team delle etichette Wild Card», si ha quasi l'impressione, ci sia passata l'espressione, del classico "scarica-barile".
Riteniamo che ognuno nel ciclismo, debba avere una responsabilità definita ed univoca, per cui se è giusto che un ciclista si assuma la sua, pagando con la squalifica quando riconosciuto colpevole di doping non si possono, poi, quando si devono giustificare le scelte fatte in termini di concessione delle "etichette wild card", invocare responsabilità collettive (Commissione delle Licenze) e come tali inafferrabili.
L'UCI ha stabilito, affinché la "wild card" possa essere concessa, che siano soddisfatti precisi canoni qualitativi e di merito ma soprattutto che i Team abbiano (e capiamo bene il perché, visti i costi) una solidità e affidabilità finanziaria, per tale motivo i bilanci delle squadre sono posti sotto osservazione e controllati da una società di revisione.

· Domanda: non sarebbe adeguato che l'UCI rendesse pubblica la somma totale derivante dall'operazione di addizione dei contributi versati dagli organizzatori, dei contribui versati dall'UCI stessa e dei contributi finanziari versati dai Team per l'adesione al passaporto biologico, oltreché i risultati della gestione degli stessi, rendicontando, proprio come le squadre devono fare con la società di revisione, tutte le spese sostenute per i controlli eseguiti?

È necessario che si cominci a parlare anche degli aspetti economici legati al mondo del ciclismo, vorremmo capire quali sono le premesse giuridiche sulla base delle quali viene operata una simile discriminazione nella richiesta economica ai Team per aderire ad uno stesso programma.
Ci teniamo a sottolineare che condividiamo pienamente l'intento perseguito con il passaporto biologico, perché sono proprio i manager dei team ed i ciclisti ad avvertire la necessità di controlli serrati in materia antidoping, per ritrovare il senso più vero e profondo della pratica ciclistica. Tuttavia, se è vero che senza equità competitiva nessuno merita di vincere, anche la disparità di richiesta economica operata dall'UCI nei confronti dei team, per l'attribuzione della wild card o per l'accesso al passaporto biologico, rischia di danneggiare ed affossare il ciclismo.
Non capiamo ancora come l'UCI motivi, proprio sulla base del numero e del costo dei controlli previsti dal passaporto biologico, i vari contributi finanziari:

- 60 mila euro per chi ha la Wild Card;
- 120 mila euro per chi appartiene al club esclusivo "Licenza Pro Tour";
- 7300 euro per ogni singolo corridore di team che non abbia "wild card" o non sia "membro" del club.

Non va, poi, trascurato che ogni team per fare richiesta di concessione della "etichetta wild card" deve presentare all'UCI una domanda e versare un contributo di 5000/5400 euro, che sia in caso di esito positivo che negativo non sono restituiti. Non sarebbe giusto rendicontare anche queste somme?
L'UCI ha il potere di decidere e di condizionare con le sue scelte l'intera stagione ciclistica di un team. Dall'esercizio di questo potere gli derivano grandi responsabilità, perciò ha il dovere morale di rispondere chiaramente, dissipando ogni possibile dubbio, in nome di quella trasparenza che tanto si invoca ma che dovrebbe pretendersi solo a condizione di garantirne la reciprocità.
Il ciclismo appartiene a tutti ma per poterlo praticare a tutti devono essere date le stesse opportunità senza alcuna forma di discriminazione economica.
Aspettiamo fiduciosi le risposte dell'Unione Ciclistica Internazionale, per amore e nell'interesse "esclusivo" di questo meraviglioso sport, perché dopo essere stato mortificato dal doping, non vorremmo mai vederlo immolato anche sull'altare del dio denaro.

Stefania Verrecchia (Ufficio Stampa Team Aeronautica Militare Amica Chips Knauf)

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