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11 marzo, San Fuggitivo - Nizza: Vande Velde; Tirreno: El Fares

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Alla Parigi-Nizza hanno deciso di non farci vivere neanche una giornata di relax, così - con la speranza di non doverci rimangiare queste parole nelle prossime tappe; ma, visto l'andazzo, non dovrebbe accadere - nella quarta tappa di questa scoppiettante gara arriva anche il primo successo in solitaria. A Saint-Étienne vince Christian Vande Velde, portacolori della Garmin-Slipstream che si era lanciato in fuga con altri sei attaccanti (Dumoulin, Roche, Moreno, Kolobnev, Tony Martin e Florencio) al km 67, bravi a sferrare l'attacco decisivo dopo gli innumerevoli tentativi registrati in gruppo nei chilometri iniziali.
L'americano alla vigilia era uno dei papabili per il podio di questa corsa (se non per il successo finale), ma una caduta nel nubifragio di Amilly l'aveva pressoché tolto dai giochi sin dalla prima tappa, visto il ritardo di 1'15" patito da Contador. Poi però s'è ripreso, riuscendo a limitare i danni ieri (arrivando col terzo gruppetto a 2'50" dai battistrada) e lanciandosi in questo bel tentativo oggi; bello sia per i nomi in testa alla corsa, con corridori come lo stesso Vande Velde e Moreno, già in grado di finire una grande corsa a tappe (il Tour per l'uomo Garmin, la Vuelta per l'uomo Caisse) nella top ten, ed ancora Florencio e Kolobnev, protagonisti delle classiche vallonate (ma anche Dumoulin, Martin e Roche non sono certo degli sparring partner), sia per l'azione di forza dello statunitense, nata a 19,5 km dalla conclusione e parsa sin da subito irresistibile. Così la Quick Step, anche se non eccessivamente preoccupata per la vicinanza di questi sette atleti alla maglia gialla di Sylvain Chavanel, non s'è mai fidata più di tanto, lasciando a malapena 2'05" come vantaggio massimo (al km 115).
Una mano alla Quick Step l'hanno data la Lampre (scopriremo poi perché) e la Bbox Bouygues Telecom, con quest'ultima che a 40 km dall'arrivo ha attuato un vero e proprio forcing per una decina di chilometri con Voeckler prima, Trofimov poi e Gene come pesce pilota per l'attacco del giovane Pierre Rolland, scalatore di belle speranze, che s'è portato dietro i connazionali Lequatre e Le Mevel (di nuovo all'attacco dopo le fatiche di ieri). I tre si sono riportati nel giro di 15 km sui battistrada, nel frattempo rimescolati dall'attacco già descritto di Vande Velde, dal tentativo di inseguimento di Roche e dall'abbandono di ogni velleità da parte di Moreno prima e di Martin, Dumoulin e Florencio nel momento in cui Rolland, un secondo dopo essersi riportato su di loro, ha rilanciato l'azione suscitando la reazione degli stessi due connazionali di prima più Kolobnev, che aveva perso il treno passato in precedenza.
A 12 km dalla conclusione i quattro si sono riportati su Roche, ma Vande Velde veleggiava ormai con 55" di margine, mentre il gruppo - sempre tirato dalla Lampre - era lì che rosicchiava sempre più secondi. Dopo lo sprint intermedio di Saint-Chamond, dedicato al compianto corridore kazako Andreï Kivilev (morto il 12 marzo 2003 in seguito ad una caduta proprio alla Parigi-Nizza), è stato Van den Broeck a rompere gli indugi in un gruppo maglia gialla sempre più assottigliato dalla Côte de Rochetaillée, in apparenza una salita non impossibile, ma che evidentemente - posta dopo 162 km di gara, con altri 5 Gpm prima e un falsopiano di 10 km a fare da antipasto alla salita vera - ha smosso la fantasia di tanti, e di Alberto Contador su tutti.
L'uomo dell'Astana è partito secco ad 8,5 km dalla conclusione, praticamente a metà salita, ed ha subito lasciato tutti al palo. I fuggitivi, già ripresi in precedenza dal gruppo, sono rimbalzati; Kolobnev ha provato la reazione d'orgoglio, così come Samuel Sánchez, LL Sánchez e Colom, mentre un gruppetto con Gárate, Kreuziger ha tenuto duro e - al contempo - la maglia gialla di Chavanel s'è trovata in difficoltà, addirittura in un terzo gruppettino.
In cima alla salita il meraviglioso Contador aveva comunque 20" da recuperare a Vande Velde, ma è stato chiaro sin da subito che non era l'americano l'obiettivo del madrileno; il capitano dell'Astana ha voluto ristabilire una gerarchia, ha voluto far capire agli Chavanel ed ai Gárate che ieri l'hanno sorpreso e che l'Astana è mancata, è vero, ma in salita è lui il più forte, e la squadra non gli servirà. E quest'obiettivo è stato raggiunto da Albertino anche se prima Samuel Sánchez, LL Sánchez (che forerà a circa 2 km dal traguardo; gli verrà accreditato il tempo del gruppo Contador) e Colom, e poi un gruppetto di una ventina di corridori, si sono rifatti sotto ed han chiuso con lui a 14" dal vincitore di tappa.
Vi dicevamo del lavoro della Lampre: ebbene, in una tappa così difficoltosa Mirco Lorenzetto s'è piazzato al 3° posto, unico velocista (o comunque ruota veloce) tra i più immediati inseguitori di Vande Velde. E poco importa se Hivert l'ha battuto nella volata per il 2° posto; ciò che importa è che il veneto sta dimostrando sempre di più una gran tenuta sui percorsi misti e la maglia verde che porterà sulle spalle domani magari farà venir voglia al corridore della Lampre di giocarsi il successo a Vallon-Pont-d'Arc, arrivo che giungerà dopo 204 km e ben 7 Gpm (anche uno di 1a categoria - il Col de Benas - a metà percorso) da affrontare.
In classifica generale Chavanel, che ha pagato 27" di ritardo da Contador e soci, ora ha appena 6" su Gárate, 36" da Contador, 55" su Colom e 1'09" da Samuel Sánchez, un quartetto di spagnoli che oggi hanno dimostrato di andare meglio del francese in salita, anche se non dovrebbe essere la tappa di domani - ma in questa Parigi-Nizza il condizionale è d'obbligo - a metterlo in difficoltà. Chi invece in difficoltà ci è andato sin dai primi chilometri di questa corsa è Cadel Evans, anche oggi staccato di 1'35"; chissà, magari in una delle prossime tappe tenterà la sortita per un successo di tappa. (Mario Casaldi)

Grande festa in queste giornate per il ciclismo francese: alla leadership di Sylvain Chavanel (con annessa vittoria di tappa ieri) alla Parigi-Nizza, oggi si è aggiunta una bella gioia sulle strade toscane della Tirreno-Adriatico grazie al 23enne Julien El Fares, vittorioso a sorpresa sul traguardo di Capannori.
Per la prima volta nella sua storia la "Corsa dei Due Mari" prende il via dalla Toscana, da Cecina per la precisione, ma subito offre una grande sorpresa con il corridore provenzale della Cofidis che è riuscito a coronare nel migliore dei modi una fuga a lunga gittata, in compagnia dell'ucraino della Flaminia Vladimir Duma, partita dopo appena una trentina di chilometri dal via: da un lato la freschezza e l'entusiasmo di Julien, dall'altro l'esperienza e la solidità di Vladimir, un mix che alla fine si è rivelato vincente.
Al momento dello scatto mancavano circa 120 km dal traguardo e probabilmente solo strada facendo si sono resi conto che questa poteva essere la giornata buona, visto il vantaggio lievitava e la reazione del gruppo tardava ad arrivare: ai piedi dell'impegnativa salita di Valgiano, lunga 4 km e con pendenze che toccavano anche il 12%, il vantaggio della coppia di testa era ancora superiore ai tre minuti e in vetta, a circa 16 km dal traguardo, il distacco era sceso solo a 1'54".
Bisogna dunque fare i complimenti a El Fares che, nonostante la giovane età, ha dimostrato ottimi numeri (in queste fughe, oltre ad un pizzico di sana follia, serve anche una gran gamba) e una grande lucidità nelle fasi salienti della tappa, cosa che non ti aspetti da un ragazzo che vanta un solo successo tra i professionisti (una tappa del Tour de Pyrénées nel 2006): prima è stato molto intelligente ad aspettare Duma in discesa, dopo averlo staccato in salita, per non dover affrontare i 10 km finali pianeggianti tutti da solo; poi è stato furbo a mettersi in scia prima dell'ultimo km e ad uscire solo agli ultimi 200 metri, lasciandosi l'ucraino alle spalle per appena mezza ruota dopo una volata molto equilibrata.
Grossa delusione invece per le squadre dei velocisti, che si sono visti beffare in una tappa adatta a loro: forse per paura di attacchi importanti sulla salita di Valgiano, o forse per non voler dare vantaggi agli avversari, fatto sta che nessuna squadra, se non la Liquigas (quando ormai però era già troppo tardi), ha cercato di prendere in mano le redini del gruppo per organizzare un inseguimento efficace.
Probabilmente l'uomo con più rimpianti è proprio Daniele Bennati, visto che l'aretino aveva retto benissimo il ritmo in salita e nella volata per il terzo posto aveva regolato abbastanza nettamente Petacchi e Boonen. Per loro domani c'è subito un'occasione per riscattarsi, visto che i 177 km da Volterra a Marina di Carrara presentano nuovamente un finale simile a quello di oggi, con un paio di salite negli ultimi 20 km che potrebbero fare un po' di selezione e con gli ultimi 10 km completamente pianeggianti che favoriranno il lavoro degli squadroni dei velocisti.

Sebastiano Cipriani

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