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Un Centesimo che vale oro - Imperscrutabile affascinante Giro

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Si può anche dire che ogni Giro che nasce ci riempie di gioia come ragazzini, per cui vediamo tutto rosa e tutto pare bello e fantasioso, e figurarsi se ciò non viene anche amplificato dalla corrispondenza del compleanno centenario.
Però, fatta la tara al fanciullesco entusiasmo che di anno in anno si rinnova ad ogni nascita di Giro, resta lo stesso una curiosa, divertita interdizione nello sguardo di chi era abituato a scenari ormai piuttosto consolidati; e oggi si sente un po' colto in contropiede. Le anticipazioni di Gianluca Trentini che abbiamo pubblicato nei giorni scorsi erano giuste (non che ne dubitassimo!), il Giro 2009 si svilupperà davvero da Venezia a Roma, e ciò comporterà una vera e propria rivoluzione: gli Appennini a dirimere la questione, e non le Alpi, che vengono "liquidate" già nella prima metà del tracciato. Le Dolomiti addirittura arriveranno a metà della prima settimana, e il Giro che così è nato crescerà in maniera imprevedibile. La curiosità di vederci chiaro è pari almeno all'indecifrabilità di questo percorso, e l'effetto è di elevare a potenza la voglia di ciclismo che già ci attanaglia, a neanche due mesi dalla fine della stagione 2008.
Armstrong e Basso, e Sastre, e Evans (se viene), e Di Luca, e gli altri italiani, e le possibili sorprese, e i giovani stranieri avranno di che patire, in ogni caso e come al solito nella corsa rosa. La cronosquadre del Lido di Venezia aprirà le danze e ci offrirà da subito una maglia rosa blasonata: le squadre si presenteranno infatti necessariamente già rodate, vista l'imminenza delle Dolomiti, e quindi avremo tutti i migliori davanti sin dal primo momento.
Due giorni veloci tra Trieste e Valdobbiadene, poi i due arrivi in salita consecutivi: San Martino di Castrozza e Alpe di Siusi, e nessuno potrà bleffare. I quasi 500 km (in parte notevolmente accidentati) che il gruppo dovrà sorbirsi in due giorni per rendere possibile lo sconfinamento austriaco a Mayrhofen-Innsbruck, sommati agli oltre 200 della tappa di Bergamo (anche questa passibile di colpi di mano) di sabato 16, faranno arrivare i corridori sfiatati alla passerella milanese di domenica 17: un circuito cittadino che non chiuderà il Giro, come eravamo ormai abituati, ma darà la possibilità di respirare un po', in attesa della volata e soprattutto del riposo del giorno dopo.
Si riparte martedì 19 dalla Cuneo-Pinerolo, che se non si chiamasse Cuneo-Pinerolo considereremmo alquanto insensata (cinque colli, ma troppa distanza dalla vetta della già non difficile salita del Sestrière all'arrivo). Pagato il giusto dazio ad uno dei luoghi mentali più importanti del ciclismo, si scende in Liguria, dove, dopo l'interlocutoria frazione genovese, il Giro vivrà nelle Cinque Terre uno degli snodi fondamentali: da Sestri Levante a Riomaggiore una crono di 61 km, attraverso i passi di Bracco e Termine: una cronometro che in teoria lancerebbe in orbita Armstrong e Basso, se Armstrong e Basso fossero quelli che avevamo lasciato. Il 2009 lo dirà; mentre i velocisti dicono già ora che le occasioni per loro sono pochine: una sarà di sicuro Firenze (13esima tappa), alla vigilia di un interessante trittico appenninico che, attraverso Bologna, Faenza e una ventina di scalate non più che medio-lunghe, culminerà con l'arrivo in quota di Monte Petrano, nelle Marche.
Secondo giorno di riposo martedì 26, quindi il quarto traguardo in salita del Centenario, al Blockhaus, al termine di una minitappa di appena 79 km; e poi la volata finale, dopo la tappa da finisseur a Benevento: i mille metri del Vesuvio rappresentano l'ultimo arrivo in quota del Giro 2009, prima dello strappetto di Anagni, antipasto della cronometro decisiva ai Fori Imperiali: una prova di cui già siamo innamorati al sol pensare al percorso attraverso cui si snoderà, tra le sublimi bellezze di Roma.
Il cronometro avrà un importante peso specifico, più che nelle ultime edizioni, in cui i chilometri contro il tempo erano controbilanciati da salite assassine, che invece nel 2009 non ci saranno (parliamo di Gavia, Stelvio, Mortirolo, Zoncolan, Finestre, Marmolada e compagnia danzante). Le montagne, tuttavia, non mancano, e pare di poter essere abbastanza ottimisti sul livello di spettacolo che un tracciato simile garantisce, con pochi momenti morti e molte possibilità di rilancio: in fondo una Cuneo-Pinerolo (per tornare a una tappa che sarà comunque tra quelle simboliche della prossima corsa rosa) potrà non avere effetti devastanti sulla cima della classifica, ma potrebbe permettere il rientro a qualche protagonista arrivato in ritardo di condizione che avesse pagato dazio sulle Dolomiti, e che avrebbe poi a quel punto ancora mezzo Giro davanti per dire la sua.
Di sicuro un Giro così disegnato ci fa propendere per una certa cautela in sede di analisi tecniche: come definire quest'oggetto misterioso, come inquadrarlo, come catalogarlo? Ci penseremo, nel frattempo un incoraggiamento a Zomegnan lo vogliamo dare: innovare non è mai spiacevole, tanto se va male si può sempre tornare indietro. Ma è bello vedere che c'è qualcuno che, nel ciclismo, guarda anche un po' avanti.

Marco Grassi

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