Serra i denti DiquiGinanni - Panoramica sul giovane toscano
Versione stampabileLe prime settimane di gara di questo 2009 hanno senza dubbio messo in vetrina una squadra su tutte: la Diquigiovanni-Androni di Gianni Savio. Vittorie e piazzamenti giunti su tutti i terreni, dalle performance in salita di José Serpa a quelle in volata di Mattia Gavazzi, fino a giungere al brillantissimo avvio di stagione di Davide Rebellin, autore di due successi alla Ruta del Sol in cui si è avvalso anche dell'eccellente collaborazione di Gilberto Simoni e Michele Scarponi. Ma è stato anche un avvio di stagione che ha riproposto al pubblico il talento di Francesco Ginanni, capace di apporre la sua firma sul Trofeo Laigueglia, una corsa che negli anni precedenti non si è rivelata mai banale e che spesso è servita per intravedere chi in questo mestiere qualche "numero" ce l'ha, e sul GP dell'Insubria, la neonata classica ticinese-varesina che in calendario ha sostituito il GP Chiasso. Due successi, quelli del toscano di Casalguidi che, agli albori della seconda stagione tra i professionisti, sono andato ad aggiungersi a quelli già molto significativi ottenuti alla Tre Valli Varesine e Giro del Veneto edizione 2008, senza dimenticare il primo squillo di tromba a Carnago. Vittorie che danno lustro ad un'intera stagione e di cui non tutti i novizi riescono al primo colpo, in barba all'inesperienza e quant'altro; eppure anche per Ginanni le cose non sono state subito così semplici, soprattutto ripensando ai felici trascorsi nella Finauto di Luca Scinto in ambito dilettantistico.
Un anno fa di questi tempi notavamo in gruppo un giovanotto alle prime armi nel mondo del professionismo, ora invece ci troviamo ancora a commentare il tuo recente doppio successo a Laigueglia ed Insubria. Sono decisamente cambiate tante cose nell'arco di 12 mesi, vero?
«Sì, decisamente molte cose. L'anno scorso mi ero rilassato e adagiato un po' troppo sugli allori, perché pensavo che le cose fossero più semplici, più facili ed invece non era così. Quest'anno invece l'inizio è stato senza dubbio migliore, anche per il fatto di aver cambiato il modo di allenarmi».
In proposito: quali sono state le differenze tra i primi due inverni del Ginanni ciclista professionista?
«Ho cambiato tutta la preparazione: ho iniziato il 17 novembre, sfruttando anche il fatto che le condizioni climatiche e meteorologiche, proprio come lo scorso anno, lo consentivano. Anche nell'effettuare la distanza ora le differenze sono molte, visto che se prima stavo in bici per 4 ore, adesso ci sto per 6-7. Inoltre faccio molta più attenzione anche in altre cose, come l'alimentazione. Come dicevo prima lo scorso anno mi ero un po' rilassato e quindi magari non facevo molto caso a tutti questi particolari, che hanno indubbiamente la loro importanza».
Indubbiamente giungere al professionismo da plurivittorioso tra i dilettanti presuppone una certa considerazione, sia da parte degli addetti ai lavori che tra i semplici appassionati che, magari quasi quotidianamente, "masticano ciclismo". Ti sei sentito subito in dovere di dimostrare qualcosa?
«Più che agli altri sentivo di doverlo fare per me e per la mia famiglia, per il sostegno avuto ed i sacrifici fatti. Poi logico che, avendo vinto tanto, dovevo far bene, quindi meglio che le cose siano andate così finora».
Superate le difficoltà iniziali ti abbiamo visto grande protagonista da agosto in poi. La svolta vera e propria è arrivata a Carnago col primo successo, oppure avevi già capito nelle settimane precedenti che qualcosa stava cambiando?
«Sinceramente credo che lo sblocco vero e proprio sia arrivato a Carnago. Nelle settimane precedenti ero stato in preparazione a Livigno, ma comunque di sensazioni realmente particolari non ce n'erano, per cui una volta ottenuto il primo successo tutto viene più facile, sia da un punto di vista psicologico, sia dallo stare in bici».
Torniamo al presente. Non si può certo dire che voi della Diquigiovanni siate passati inosservati in quest'avvio di stagione. Vista la grande varietà di successi già ottenuti, si può dire che l'armonia e il rispetto dei ruoli sono alla base di questa nuova Diquigiovanni?
«Senza ombra di dubbio. Si ha proprio l'idea che il tutto sia impostato diversamente, poiché già lo scorso anno vedevo molta professionalità all'interno della squadra e quest'anno posso dire che il tutto viene fatto con una professionalità ancora maggiore. Naturale che con questi presupposti si riesca a far bene in ogni tipo di gara. Poi che dire: avere a mia disposizione nei finali di Laigueglia e Insubria un atleta come Davide Rebellin, che è un vero campione sia nello sport che nella vita, è stato un qualcosa di indescrivibile, che mi ha fatto onore».
Soprattutto l'avere un Davide Rebellin in più ha la sua importanza. In una recente intervista fatta sul nostro sito, alla domanda: "C'è un giovane corridore in cui ti rivedi?", Davide ha indicato proprio in te il corridore che più si avvicina alle sue caratteristiche. Un'investitura niente male, no?
«Davvero? È una cosa che apprendo proprio ora (sorride)... eh no, decisamente niente male, è una cosa che mi fa molto piacere e non mancherò di ringraziare Davide».
Ma qualcuno, proprio in virtù delle tue caratteristiche, si lancia già in paragoni con qualche altro grande protagonista recente. Un nome a caso: Paolo Bettini. Più soddisfatto o più deciso a mantenere i piedi ben piantati in terra?
«Ovviamente cerco di restare con i piedi per terra. Per giungere ai livelli di un grande campione come Bettini è necessario fare veramente molta ma molta strada, per cui io penso che un certo tipo di valutazioni siano possibili solamente una volta conclusa la carriera, facendo un bilancio di ciò che si è ottenuto. Naturalmente sono valutazioni che fanno molto piacere, ma comunque si vedrà nel corso nel tempo».
Dicevamo di Rebellin... sappiamo tutti che uno degli obiettivi primari del veneto sono le classiche delle Ardenne, eppure al momento gli organizzatori dell'Amstel Gold Race non hanno ritenuto opportuno invitarvi ed ancora si attendono ufficializzazioni dall'ASO per Freccia e Liegi. Come stai vivendo personalmente questa situazione?
«Parlavamo proprio in questi giorni della situazione. Al momento la Freccia Vallone e la Liegi-Bastogne-Liegi dovremmo disputarle con certezza, mentre riguardo l'Amstel c'è ancora incertezza. In ogni modo penso di disputare queste gare con l'obiettivo di fare esperienza e di essere d'aiuto a Davide, poiché trattandosi di gare con determinati percorsi e con una certa distanza da percorrere sarà molto difficile pensare alle ambizioni personali. Per cui la mia preoccupazione è quella di fare una buona esperienza e di essere utile alla causa di Rebellin».
Molti in quella volata a Laigueglia hanno inevitabilmente cominciato a sentire aria di Sanremo, tanto più che la riproposizione della salita delle Mánie potrebbe far sì che qualche ruota veloce risenta dello sforzo nel finale. Troppo ottimistico pensare a un Ginanni che non lotta solo per un piazzamento di rincalzo o addirittura ritieni già possibile tentare il colpo grosso?
«Non nego che l'ottimismo c'è, però occorrerà vedere se all'ottimismo farà seguito una buona gamba. Indubbiamente la scelta di riproporre la salita delle Mánie mi rende molto felice, perché sono convinto che anche quest'anno si farà sentire nelle gambe dei velocisti. Nel finale spero di essere lì e magari di aiutare Rebellin, ma comunque se non dovesse arrivare il risultato cercherò di studiare un po' le situazioni e apprendere così ciò che magari può essere necessario per vincere. Anche in questo caso quindi fare esperienza sarà molto importante». Assodata la tua buona tenuta nelle salite non troppo lunghe e il tuo ottimo spunto veloce, c'è un qualcosa in cui pensi di dover necessariamente migliorare? Pensi di poter dire la tua un giorno anche in una classica come il Giro delle Fiandre?
«Per ora direi che le cose procedono bene, magari in futuro valuterò la possibilità di curare la classifica in una breve corsa a tappe, come ad esempio la Tirreno-Adriatico o la Settimana Coppi&Bartali. Per quanto riguarda il Giro delle Fiandre, al momento non sono in grado di esprimere un giudizio in merito, in quanto anche qui io credo che si possano fare valutazioni solo dopo aver disputato una gara del genere e aver fatto quindi la dovuta esperienza».
È anche l'anno del Giro del Centenario, in cui saranno molti i protagonisti illustri annunciati al via. Hai già messo in programma la partecipazione oppure ti concentrerai su altri obiettivi?
«No, il Giro non rientra tra i miei programmi, per cui mi concentrerò su altri obiettivi. La prima parte della mia stagione si concluderà con la Liegi-Bastogne-Liegi e poi riprenderò con l'obiettivo di una nuova chiamata in Nazionale, con la speranza in questo caso di poter attaccare il numero dietro la schiena».
Sei conterraneo di Franco Ballerini, non si può quindi non pensare alla Nazionale. Cosa significa per un neoprofessionista vivere l'esperienza del Mondiale, seppur da riserva?
«È un tipo di esperienza a sé stante, in cui s'impara molto. Poi vivere una vittoria come è accaduto lo scorso anno è un qualcosa che si può comprendere solo essendo lì dentro, senza dubbio. Inoltre c'è anche molto rispetto con colleghi con cui in gara si è rivali, ma con cui poi in quelle giornate si condivide un'esperienza comune, correndo con la maglia della propria Nazione».
Hai già avuto modo di visionare il circuito iridato di Mendrisio? L'avvicinamento al mondiale ricalcherà quello del 2008?
«No, non ho ancora avuto modo di vedere il percorso, ma sicuramente nei prossimi mesi ci sarà l'occasione. Per quanto riguarda l'avvicinamento, il programma sarà identico a quello del 2008, con la disputa del Giro dell'Austria, del Brixia Tour, del Trittico Lombardo e di tutte le altre gare a cui ho preso parte nella scorsa estate».