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Se Cavendish fa rima con... - ...fotofinish: Boonen 2°, Freire ko | Cicloweb

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Se Cavendish fa rima con... - ...fotofinish: Boonen 2°, Freire ko

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Non sono bastati cinque Gran Premi della Montagna per scongiurare la seconda volata consecutiva nella terra di California, sotto un sole che magari non spacca in quattro, ma è pur sempre uno scenario diametralmente opposto a quello che ha inzuppato la carovana nei primi giorni di Tour. Malgrado l'assenza di acqua sul percorso della quarta tappa, da Merced a Clovis, a qualcuno le polveri son rimaste bagnate: per la precisione a Tom Boonen, che ha visto infrangersi su Mark Cavendish e su un (largo) verdetto del fotofinish le speranze di mettere un punticino anche nel Nuovo Continente, dopo essere andato a segno come al solito in Qatar. Da dove però il sempre più maturo ragazzone di Mol se n'era tornato a casa sì con una vittoria più la classifica finale, ma anche con un vago doloretto alle giunture, idealmente mazzolate da uno spacconcello britannico che si era preso il gusto di batterlo due volte su due sprint disputati faccia a faccia.
Lo spacconcello in questione, tanto per non perdere l'abitudine, si è ripetuto oggi in California, altro scenario, dal deserto al mondo del progresso più sfrenato, da un giretto intorno a Doha riservato in pratica ai velocisti, a una corsa che ambisce ad essere seria (e vista la partecipazione di quest'anno si direbbe che ne ha i numeri).
Si è ripetuto, lo spacconcello, che è noto al mondo come Mark Cavendish, e l'ha fatto nel modo più doloroso per il collega-rivale: con un fotofinish che gli ha dato ragione di brutto: un po' come quando un tennista contesta un punto, chiede l'uso della moviola in campo (o quel che è quella diavoleria) e quella lo smentisce senza appello. Stare lì lì indecisi se esultare o meno, e poi aver perso di 15 centimetri non lascia certo il dolce in bocca.
A dire il vero eravamo stati lungamente indecisi, nel corso della tappa, se predisporci a scrivere un pezzo su uno sprint, o su una fuga riuscita: i tre attaccanti di giornata erano McCartney, Pauwels ed Hamilton (ipse), ultimi superstiti di vari e reiterati attacchi che avevano movimentato i primi chilometri di gara. Tra gli altri mòssisi all'attacco, come non citare l'impagabile Mancebo, che par diventato un piccolo Piccoli alla disperata ricerca di punti Gpm sulle prime salite di giornata? Ma non solo Paco ha attaccato, anche Landis (con notevole insistenza), anche Danielson, anche Lövkvist, e Horner, e Voigt, e pure Nocentini per un breve tratto: media alta e continui rivolgimenti in testa finché i tre succitati fuggitivi hanno avuto il via libera.
Hanno cercato di gestirsi, i tre, e ci è voluta una caduta spaccagruppo per permettere loro di arrivare a 5'40" di vantaggio massimo, poco dopo la metà della tappa: il fatto che il plotone avesse rallentato notevolmente nell'occasione aveva moltiplicato le chance di riuscita della fuga, ma le cose per loro avrebbero dovuto girare in maniera più che perfetta, per far sì che si arrivasse all'esito sperato da Hamilton e soci; e invece sarà per un'altra volta, e quest'oggi i ragazzi si accontenteranno di essere arrivati a quattro chilometri e mezzo dalla meta prima di gettare la spugna.
La volata, come ieri, è stata impostata dalla Cervélo, solo che oggi il Team Columbia si è mosso meglio e ha messo in condizione Cavendish di lanciarsi nel migliore dei modi ai 150 metri. FurBoonen si era messo alla ruota del britannico, saggia scelta, ma aveva deciso quasi subito di scendere nell'agone per affrontare a viso aperto il giovane collega. E affiancatolo, ha dato l'impressione di poterlo superare, prima o poi. Prima o poi? Poi. Ovvero solo dopo, appena dopo, la fatidica linea sull'asfalto: tanto è bastato per dargli, per qualche secondo, l'illusione di aver vinto lui, e invece aveva vinto Cavendish, un'altra sconfitta per Tom e di conseguenza un'altra moltiplicazione di stimoli per far meglio domani.
Già, domani, altra volata all'orizzonte, a Paso Robles si arriverà dopo i 216 km della tappa più lunga del Tour of California 2009. Scombinerà probabilmente qualche piano uno strappetto all'arrivo, uno di quegli strappetti che farebbero la felicità di Oscar Freire. Farebbero, perché non la faranno, in questo caso, visto che il tricampeón è caduto (nel ruzzolone di cui parlavamo sopra, e che ha coinvolto diversi corridori, non ultimo Landis) e si è fatto male: trasportato all'ospedale più vicino come anche Kim Kirchen (altro caduto eccellente), Freire vede chiudersi così malamente la primissima parte della sua stagione. Speriamo che nulla per lui resti compromesso.

Marco Grassi

 

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