Hai voluto la bicicletta? - Scopriamo il mondo di Pasquale Muto
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Pasquale Muto, corridore napoletano della Miche-Silver Cross-Selle Italia, è professionista dal 2004. Da allora solo una vittoria per lui, il 15 settembre 2007 in una piccola corsa in Bulgaria, ma non tragga in inganno questo dato perché Pasquale di anno in anno è cresciuto in maniera sorprendente sfiorando più volte il successo. Nei mesi di luglio e agosto è quasi sempre protagonista di ogni corsa cui prende parte tanto che il CT della nazionale Franco Ballerini ha avuto spesso parole di elogio per lui. Pasquale ha anche sposato una causa per lui molto importante, quella della promozione del ciclismo in Campania, per cui è uno dei pochi corridori professionisti che risiede stabilmente al sud, cosa che lo rende davvero un corridore sui generis.
Pasquale, ma davvero non hai mai pensato di trasferirti altrove?
«Ho sempre declinato ogni invito che la mia squadra mi ha fatto per trasferirmi al nord, dove avrei avuto la possibilità di allenarmi con molti miei colleghi. Ma io non riesco a staccarmi da Napoli, qui ho tutto, non solo la mia ragazza e la mia famiglia, ma anche altre cose che non potrei ritrovare altrove, come il mare di Napoli o la possibilità di potersi rilassare in una strada come via Caracciolo. Ho vissuto tanti anni in Toscana quando ero tra gli juniores e tra gli under 23, quella è una terra di ciclismo e di ciclisti, ma anche in Campania si può fare il corridore, e io lo sto dimostrando, diventando un esempio per tanti giovani appassionati di questa regione».
In che modo cerchi di promuovere il ciclismo tra i giovani?
«Innanzitutto sono diventato un vero e proprio punto di riferimento per tutti i giovani ciclisti. Molti dilettanti della zona si allenano con me e imparano molto. Sono diventato la loro chioccia tanto che quando ci alleniamo sembriamo la famiglia delle paperelle: tutti in fila con in testa la mamma. Poi ho cercato di creare tutta una rete di rapporti con radio, televisioni e giornali locali per poter parlare del nostro ciclismo: su Radio CRC parliamo di ciclismo due giorni a settimana; in una televisione che va sul satellite abbiamo creato un programma, "Velò", che va in onda settimanalmente; mentre per la carta stampata abbiamo una pagina intera il venerdì nel "Corriere di Caserta" che ha una tiratura di 50.000 copie. Spesso sono io che intervengo nei programmi o addirittura scrivo qualche pezzo per il giornale».
E in mezzo a tutti questi impegni riesci ad allenarti tranquillamente?
«Lo devo fare per forza, mi alleno la mattina insieme a D'Aniello, che ha sposato la mia stessa causa, ma devo spegnere il cellulare perché squilla sempre in continuazione. Ormai sono coinvolto in tantissime cose, sto dando anche una mano agli organizzatori della "Granfondo del Volturno", e quindi le persone mi cercano sempre».
Per portare avanti questi tuoi progetti avrai avuto sicuramente modo di avere rapporti diretti con politici e istituzioni varie. Come ti poni nei confronti della politica e dei politici?
«È naturale venire a contatto con molti politici perché c'è bisogno anche delle istituzioni per promuovere e dare visibilità al ciclismo campano. Per fortuna nei politici locali ho trovato poca politica e molti fatti. Vale a dire un grande aiuto disinteressato visto che molte volte i politici cercano di politicizzare qualsiasi cosa, come è successo nel caso della povera Eluana».
Abbiamo letto sul tuo sito che ti piace leggere, vedere film che inducono a riflessioni profonde, inoltre hai detto che ogni tanto scrivi per un giornale: supponiamo quindi che hai studiato.
«Purtroppo no, non mi sono diplomato. Ho la licenza media e poi ho frequentato per due anni l'istituto tecnico-commerciale ma mi sono fermato lì. Però mi piace dire che ho la laurea della strada, mi sono fatto le ossa nella strada, andando già da ragazzo a correre in Toscana. Però sono stato sempre guidato da una grande curiosità e ciò mi ha portato a interessarmi di tante cose, per cui ogni tanto mi improvviso giornalista, poi leggo tanto e mi appassionano i film non banali, come "I colori dell'anima", un film che parla della storia di Picasso e Modigliani».
Corri in una piccola squadra e nonostante i bei piazzamenti forse non godi della stessa visibilità che potrebbe darti una squadra più forte.
«Probabilmente a fine anno lascerò la Miche, ma finora è stata una mia scelta quella di rimanere qui visto che molte squadre mi hanno cercato. Mi trovo bene, sono uno degli uomini di punta e mi lasciano tutto lo spazio che voglio. La Miche è una piccola realtà ma ha comunque solide basi. Poi non bisogna sottovalutare il fatto che lo sponsor della squadra vive di ciclismo. Bisogna pensare anche a quello che succederà quando terminerà la mia carriera: sono divenuto un uomo simbolo per i miei sponsor che, se devono promuovere i loro prodotti nella mia terra, si rivolgono a me e sanno che attorno a me ruotano tante persone».
Quest'anno vi siete rafforzati con l'arrivo di Moletta, ma abbiamo notato che sono arrivati in squadra diversi giovani corridori sanmarinesi sconosciuti.
«Sì, sono sei, tutti giovani. Li abbiamo dovuti tesserare per forza perché la squadra è affiliata nella Repubblica di San Marino e le squadre Professional devono avere obbligatoriamente una parte di corridori locali. Tra l'altro alcuni ragazzi italiani per questo motivo sono rimasti appiedati, ma non so di preciso come sono andate le cose, sono cose di cui si occupa la squadra, quello che a me importa è che alla fine anche se siamo 10 in squadra, siamo tutti buoni corridori che vendono cara la pelle».
Molti ti conoscono per le tue ottime prestazioni degli ultimi anni. Raccontaci invece dei tuoi risultati migliori ottenuti in precedenza.
«Da giovane ero quasi un baby fenomeno. Tra gli under ho vinto 25 corse tra cui Mercatale e il Campionato toscano, poi ho vestito la maglia azzurra una volta agli europei e sono stato riserva a Zolder. Correvo nella Vangi che adesso è affermatissima tra gli under, ma anche allora aveva una bella squadra: c'erano Rogers, Bernucci e altri. Invece sin dai primi anni da professionista sono andato forte in estate, mi sono piazzato sempre in corse come Camaiore, Melinda, Industria e Artigianato e al Matteotti dove do sempre il meglio di me».
Sarà che è la corsa più vicina a casa tua rispetto alle altre?
«Penso di si. Ogni anno per il Matteotti partono diversi pullman di tifosi da Napoli per venirmi a vedere, e io li ripago tutti con splendide prestazioni. Dal primo anno di professionismo mi sono piazzato 4°, 18°, 2°, 8° e l'anno scorso 3°. Poi il Matteotti dell'anno scorso è stato forse il giorno in cui mi sono sentito più forte da quando corro. Peccato che sulla mia strada si è messo un certo Bettini... comunque in salita non gli sono stato inferiore. Abbiamo fatto la differenza e gli ho dato pure i cambi, se la salita era più lunga sicuramente arrivavamo io e lui al traguardo soli, invece a giocarci la corsa in volata alla fine eravamo in cinque».
Quest'anno quando inizia la tua stagione ufficiale?
«Dal 13 al 15 sarò impegnato al Giro della Provincia di Grosseto, dove spero di ben figurare perché penso di essermi allenato bene; sono soddisfatto del mio attuale stato di forma e poi il profilo altimetrico di questa piccola corsa a tappe è interessante. Dopo farò il Laigueglia, dove già un paio di volte mi sono comportato bene».
Per concludere: Pasquale, lancia un appello a tutti i corridori giovani del sud che vogliono intraprendere la tua stessa strada tra mille difficoltà.
«Più che altro l'appello si deve lanciare alle famiglie. I padri devono lasciare che i propri figli prendano la strada che vogliono e non devono assillarli né nel tentativo di dissuaderli dal desiderio di correre né nel cercare di mettergli addosso tante pressioni. La mia famiglia in tal senso è stata encomiabile, e adesso lo è anche la mia ragazza».