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Hai voluto la bicicletta? - Scopriamo il mondo di Fabio Terrenzio

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Suona il telefono in casa Terrenzio, risponde con voce squillante Fabio: «Aspetta, vado al piano di sopra così mi sentite meglio». Fabio Terrenzio, nato il 12 settembre 1985, pescarese del team Carmiooro–A-Style e professionista dal 2008 con la stessa squadra (che si chiamava A-Style-Somn), con la quale ha vinto la seconda tappa del Tour de Slovaquie, vuole farsi sentire, in ogni senso, e non passare del tutto inosservato. Ha vinto al primo anno da professionista, sa di essere forte e vuole dirlo a tutta Italia, uscendo dalla realtà regionale del suo Abruzzo. E allora siamo andati a conoscerlo meglio, questo giovane emergente, giusto prima della sua partenza per il primo ritiro del 2009 della Carmiooro–A-Style.
Ciao Fabio, come procedono i preparativi per la partenza?
«Ciao! Procedono bene, anche se la data d'inizio del ritiro è stata posticipata di qualche giorno. Sarà il primo meeting della squadra nel 2009, ci siamo rinforzati molto con Colli e Raisoni, Tamayo e Pardilla. Il ritiro si volgerà a Benidorm, in Spagna».
Benidorm è un luogo indimenticabile per il ciclismo italiano.
«Già, lì Gianni Bugno vinse il suo secondo Mondiale. Bugno è stato ed è attualmente uno dei miei idoli. Ricordo quando lo vedevo correre vicino a casa mia, durante il Trofeo Matteotti. Sognavo di diventare come lui, in qualche modo il sogno si sta avverando!».
Come hai iniziato ad andare in bici?
«Diciamo che il ciclismo ce l'ho nel DNA, infatti anche mio padre era un corridore. Io invece non ho seguito subito le sue orme, come molti tendono a fare, perché ho iniziato a praticare sport giocando a calcio. Quando mi ruppi tibia e perone, dopo otto mesi di gesso dovetti fare una riabilitazione. Cosa poteva essere migliore della bicicletta? Così iniziai ad andare in bici ed a 13 anni cominciai a fare sul serio, gareggiando nella categoria degli Esordienti al secondo anno, nella Rabottini. Il mio babbo dice che è stato giusto così, perché se avessi iniziato troppo presto magari dopo un po' mi sarei stancato. Invece, iniziando quasi per caso, arrivi a desiderare la bici, l'allenamento, la gara, perché non è una routine».
L'Abruzzo è stata ed è tuttora terra di grandi ciclisti, non ultimo Di Luca, vincitore del Giro 2007. Tu con chi sei solito allenarti?
«Diciamo che tutte le mattine ci incontriamo con Di Luca, appunto, e poi con Cataldo, i fratelli Masciarelli, Spezialetti, Ruggero Marzoli ed altri dilettanti della zona. Ci vediamo e lavoriamo tutti insieme. In questo modo la passione della bicicletta da lavoro diventa un piacere, anche perché molti dei corridori che ho citato sono miei colleghi, ma prima di tutto amici. Ad esempio, tra me e Marzoli c'è un ottimo rapporto, ma mi trovo molto bene anche con Cataldo e Francesco Masciarelli, miei coetanei, coi quali ho corso insieme nella Selezione abruzzese ai campionati italiani, categoria Allievi. Con Masciarelli, inoltre, ho corso in squadra insieme da dilettante».
Proseguendo dunque con la tua carriera ciclistica, dove hai corso prima di passare professionista?
«Da Juniores ho corso nella Rabottini Cicli Sport, con la quale ho vinto il Giro del Friuli ed altre corse. Da dilettante ho corso nella Vega-Acqua&Sapone. I primi due anni sono stati duri, tutto sommato ho colto qualche piazzamento ma nessuna vittoria. Dal terzo anno ho iniziato a vincere. Il cambio di marcia si vede, nei dilettanti, perché è molto difficile per un diciottenne appena passato confrontarsi con ragazzi di 23 e 24 anni».
Invece nel passaggio tra Under 23 e Professionisti hai trovato difficoltà? E soprattutto, perché invece di correre con l'Acqua&Sapone–Caffè Mokambo hai scelto l'A-Style–Somn?
«La scelta della squadra è stata quasi casuale, una serie di destini che s'incrociano. Infatti con l'Acqua&Sapone avevo fatto uno stage nell'estate del 2007 e sarei dovuto passare con loro, ma si sono verificati dei problemi, come l'esclusione della squadra di Palmiro Masciarelli da Sanremo e Giro, ad esempio. Così Lorenzo Di Silvestro mi ha preso con sé nella A-Style ed è nato un bellissimo rapporto, professionale ed umano, con lui. Quanto alla difficoltà del passaggio tra i pro', indubbiamente un po' c'è stata, ma ho vinto subito una tappa al Giro di Slovacchia ed in precedenza avevo terminato la Vuelta a León in seconda posizione, dietro all'olandese Poels per soli 2". Era una corsa difficile, quella spagnola, basta dire che vi partecipava Lars Boom, vincitore di una tappa, con la sua Rabobank Continental e poi c'era anche la squadra satellite dell'Astana. Ciononostante, ho vinto la classifica della montagna, la classifica a punti e per poco non mi affermavo anche nella generale».
Nonostante i tuoi buonissimi risultati, i media non ti hanno tenuto molto in considerazione...
«Già, l'ho notato (ride). Purtroppo, noi del ciclismo "del sud", diciamo, siamo meno conosciuti dei ragazzi del ciclismo "del nord", dove ci sono più appassionati che tendono a seguire i corridori della loro zona. Con i media ho un buon rapporto, spesso mi invitano al programma televisivo Velò, trasmesso sul satellite, ma tutto rimane circostanziato nella realtà regionale, purtroppo».
Certamente, però se un ragazzo è bravo c'è poco da fare. Tu quanto ti ritieni bravo?
«Diciamo che mi do un 7. Nel 2008 ho vinto, non ho fatto sfracelli, è vero, ma non sono nemmeno da buttare via».
Tecnicamente che tipo di ciclista sei?
«Sono un passista scalatore, in un gruppo ristretto posso vincere anche la volata. Mi piacciono le gare in linea e le brevi corse a tappe. A cronometro mi difendo. Non ne ho fatte molte, ma in quelle poche che ho disputato non ho né fatto la differenza, né corso malissimo. Quando correvo tra gli Juniores ho pure vinto una cronoscalata!».
Giù dal sellino che tipo di ragazzo sei?
«Sono un ragazzo molto tranquillo, rispetto gli altri e mi piace essere rispettato. In squadra cerco di andare d'accordo con tutti, non mi piace fare lo spavaldo o dettare leggi, anche perché sono giovane e non potrei permettermelo, anche se lo volessi».
Che cosa fai nel tempo libero, quando sei lontano dalle corse?
«Mi piace molto fare shopping!».
Ah sì? E che cosa compri di bello?
«In linea generale sono uno che ama comprarsi bei vestiti».
Correndo nell'A-Style non poteva che essere così...
«(ride) A parte il brand, sono uno che ama vestirsi bene, non voglio essere per forza stiloso, vesto non troppo casual ma nemmeno classico. Diciamo che un completo con una camicia o ancora meglio una maglietta sotto sono l'ideale».
Hai altri modi per svagarti?
«A volte vado al cinema, ma non sono un appassionato. Amo molto i film d'azione, quello sì. Per il resto mi rilasso stando a casa, andando in vacanza al mare e naviganado su Internet».
Quali sono i tuoi siti preferiti?
«Eh... Cicloweb ovviamente! (ride). Controllo sempre i siti di ciclismo, Cicloweb è il mio preferito, davvero, è completo e poi ha dei titoli impareggiabili. Inoltre utilizzo Facebook, passo un po' di tempo con gli amici e chatto con i familiari quando sono all'estero».
Sei fidanzato?
«Sono felicemente fidanzato con Debora».
Mare o montagna?
«Decisamente mare! Ci abito ad un chilometro e non posso mai andarci per via degli allenamenti o delle corse. Così a novembre mi sfogo andando al mare con la mia ragazza».
Il posto più bello che tu abbia mai visitato?
«La Guadalupa, dove ho anche corso. È speciale, è una delle isole dei Caraibi, spettacolare».
Augurandoti un 2009 ricco di soddisfazioni, puoi svelarci qual è la corsa dei tuoi sogni?
«Andrò contro corrente. Il sogno di molti è la vittoria alla Sanremo o la tappa al Giro, ma per quella devi essere veramente il numero uno. Io per adesso mi accontenterei del Matteotti, perché si corre in casa, perché avrei il tifo di tutti i miei cari e sarei molto motivato. Darei il 200% per fare bene!».

Francesco Sulas



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