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Chicchirichì! Bonjour 2009 - TDU a Davis. S. Luis: ecco Amarán

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In gratia coeli si chiude il Tour Down Under 2009, e si chiude con un sorriso grosso così per i colori italiani: Francesco Chicchi, 28enne grande promessa mai avveratasi per intero, dà il buongiorno alla sua stagione con una vittoria in cui, a dire tutta la verità, avevamo un po' smesso di credere. Visto il Chicchi dei giorni scorsi, sempre arrancante in seconda fila quando si trattava di venire al dunque, ci eravamo convinti che la condizione del toscano non bastasse a bagnare il suo esordio 2009 con un successo.
Invece, sarà per la nostra idiosincrasia con le previsioni sportive, sarà per il chilometraggio ridotto dell'ultima tappa, praticamente un criterium per le strade di Adelaide (meno chilometri=maggior competitività di chi non è ancora al top), fatto sta che Chicchi ha smentito tutte le cassandre e ha infilato sul rettilineo finale Robbie McEwen e Graeme Brown, ovvero due particolarmente affamati di vittorie, mentre Allan Davis, una volta appurato che si arrivava tutti insieme e che quindi la sua vittoria nella generale (la prima per lui in una corsa a tappe) non era più in pericolo, onde evitare rischi di cadute e quant'altro, ha rinunciato a partecipare alla tenzone; tanto aveva in tasca anche il record di vittorie (3) in una singola edizione del TDU.
Della tappa non c'è poi molto da riportare, un biliardino con un'unico strappetto (si fa per dire), chiamato Montefiore Hill, che non si poteva prendere realmente sul serio: l'unico Hill che faceva più ridere di questo era la buonanima di Benny. In uno scenario del genere, il volatone era la logica a cui non sfuggire, anche se più di qualcuno ha provato azioni in parte estemporanee. Visti all'opera i soliti fuggitivi di questa settimana, da Lafuente (immancabile!) a Bobridge (un interessante prospetto), da Wesley Sulzberger a Cameron Meyer, a Lance Armstrong.
Come come come? Certo, anche oggi Lance non ha voluto far mancare agli spettatori la loro brava scarica di adrenalina, e si è messo a tirare il collo al gruppo nel finale. Niente di più che un po' di cinema, ma l'avvicinamento del texano alla stagione vera e propria sconfessa tutti i dogmi a cui si era (e ci aveva) abituato, ovvero concentrazione massima e univoca verso un solo obiettivo, il Tour. Il Lance Atto Terzo è più generoso delle precedenti versioni, e non trova disdicevole come un tempo dare qualche sgasata agli albori della stagione.
In un modo o nell'altro, la presenza dell'americano ha rappresentato un grande salto di qualità a livello di immagine per la corsa australiana. Il che non vuol dire che nel 2010 Contador non farà il Tour de France per puntare tutto sul Down Under, ma semplicemente che le grandi storie del ciclismo (e quella del secondo ritorno di Lance lo è, al di là della simpatia o meno che si può avere per il personaggio) fanno ancora presa sulla ggente (con 2 g). Per fare le grandi storie ci vogliono però i grandi protagonisti: proprio quelli che il ciclismo affossa senza pietà; ma questa è un'altra storia.

Così come un'altra storia è quella di Luis Amarán, che potrà raccontare ai suoi nipotini di quella volta che vinse una tappa in una corsa in cui c'era anche Ivan Basso. Quasi trent'anni, cubano, compagno di squadra (nella statunitense Colavita) di quel Lucas Haedo che è stato buon protagonista di questo Tour de San Luis, Amarán ha avuto buon gioco nel finale di una frazione in cui le selezioni argentine, in difesa di Alfredo Lucero leader della classifica, hanno tenuto serrate le fila della corsa fino a quando non hanno avuto la certezza di non correre più rischi.
A quel punto spazio all'azione del cubano, che sulle strade dell'autodromo di Potrero de los Funes, sede della tappa, ha guadagnato qualche decina di secondi conservando il margine fino al traguardo. Breschel ha battuto il nostro Belletti e Carlström per il secondo posto, Serpa (con Proni) ha anticipato tutti i migliori di 6", ma la sostanza dice che Lucero, se passa indenne anche la giornata di domani, potrà fregiarsi del titolo di vincitore del Tour de San Luis 2009.
L'ultima tappa, tutta intorno a San Luis, presenta qualche insidia, ma oggi le due selezioni argentine hanno dimostrato che se fanno corsa parallela riescono a tenere in pugno la situazione. Basso, che abbiamo citato en passant poco sopra, si è accontentato di un'altra schilometrata in gruppo, tutto buono per far fondo e per preparare gli appuntamenti che contano. Non ha avuto bisogno, in questi giorni, di azioni eclatanti per dimostrare chissacché: in fondo tutto quello che doveva dire agli scettici l'aveva già detto alla Japan Cup dell'ottobre scorso, quando al rientro alle gare colse un notevole terzo posto. Ora l'unica cosa da fare è contare i giorni che mancano alle sfide vere.

Marco Grassi    

 

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