Cavendish, Paso Dobles - Intanto ET ci ricorda una cosetta
Interrompiamo la normale programmazione riguardante il Giro della California per una notizia che ci lascia quantomai sgomenti: i famosi sportivi non ciclisti implicati in Operación Puerto, che credevamo sperduti sull'isola di Lost o inghiottiti in una voragine dimensionale, ci sono ancora! Non solo ci sono, ma hanno lasciato in giro degli indizi della loro presenza: un fuoco ancora acceso, delle provviste, tende, amache, e una quantità imprecisata di sacche di sangue. I naufraghi di OP sono stati localizzati nientemeno che dal tom-tom di Ettore Torri, che come tutti sanno ha un margine d'errore di appena 3 punti di ematocrito e 1 di emoglobina.
I suddetti naufraghi non verranno però per ora recuperati, visto che non si trova una nave disposta a fare il viaggio. La stessa portaerei Coni, quando (forse) avrebbe avuto la possibilità di raggiungerli incrociando nelle loro acque, ha preferito ignorare i segnali di sos lanciati da tutti noi, che abbiamo molto a cuore le sorti di quei ragazzi. Non verranno recuperati, quei poveretti, ma almeno sappiamo che ci sono, che sono ancora vivi e attivi, che lottano con noi e che sono pronti ad essere celebrati su tutte quelle prime pagine che al contempo infangheranno tutta la carriera di un Alejandro Valverde, nei prossimi giorni (già s'è cominciato, per dire la verità).
E mentre noi, tra uno sprint di Cavendish e l'altro, discuteremo a lungo sulla posizione dell'Embatido, su Spagna e Italia, su procure e giudici 31, l'opinione pubblica continuerà a ignorare tutto di quei poveri naufraghi, la cui esistenza, che avevamo quasi dimenticato, ci è stata per l'appunto ricordata oggi da ET. L'opinione pubblica non ne saprà niente anche perché decine di telecronache ciclistiche saranno infarcite di chiacchiere sul doping dei corridori, ma non faranno menzione degli altri, quando invece sarebbe il caso che fossero aperte (tutte quante) da qualche frase necessaria. Qualcosa del tipo: "Ricordiamo che, mentre il nostro sport è stato gettato nel fango, con l'immagine orrendamente deturpata, per la sola ragione di aver voluto lottare contro il doping in maniera più approfondita di altre discipline, altri atleti correi dei nostri ciclisti non sono stati toccati da inchieste, controlli, sospetti, accanimenti giudiziari, e continuano indisturbati a fare il loro lavoro, possibilmente osannati dal pubblico e incensati da una stampa troppo miope per essere vera".
E torniamo con ciò a Cavendish, l'unico corridore ad essere omaggiato di una prolessi in un nostro articolo del 2009, e anche l'unico che si frega le mani quando la Quick Step lavora forsennatamente per tutto il giorno con lo scopo di inseguire una fuga parecchio insidiosa (sei uomini in azione contro i quattro di ieri: stavolta è toccato a Chadwick, Gunn, Cameron Evans, Louder, Crane e quel Weening già avvezzo a qualche traguardo di maggior prestigio, tipo una tappa al Tour de France, vinta a Gérardmer nel 2005).
I 6'50" di vantaggio massimo non sono bastati ai sei attaccanti per portare a casa la pellaccia, nemmeno quando i sei sono diventati quattro (staccati Gunn e Louder su una salitella) e hanno conservato un rilevante minuto e mezzo ai 10 km: poca roba, se poi a un certo punto smetti di collaborare come si deve: in quei casi anche pochi chilometri bastano a sperperare un tesoro, se dietro il gruppo non dorme. Nell'occasione, non ha dormito, e ai 5 km ha chiuso ogni vertenza.
I tentativi di anticipare lo sprint ci sono pure stati, nel finale, ad opera di Tim Johnson e soprattutto di Landis, chiuso ottimamente da Daniel Oss, che ha lavorato per la conquista di un quarto posto con Chicchi. Non granché, ma il velocista toscano almeno dimostra di esserci, dopo una presenza fin qui ectoplasmatica nella corsa californiana.
La volata vera, invece, è stata "protagonizada" da Mark Renshaw, che ha portato in testa il suo giovane capitano Cavendish, il quale ancora una volta ha dato la giusta mercede a un Tom Boonen che (anche se siamo in una fase interlocutoria della stagione) sta facendo un preoccupante callo alla sconfitta contro il britannico. Il quale, dal canto suo, assume ogni giorno maggiore consapevolezza e sfrontatezza, tanto che oggi si è concesso sul traguardo di Paso Robles (Dobles per lui) un'esultanza perfino un po' smargiassa.
Domani, dopo tre volate, si cambia aria e si corre contro il tempo. A Solvang 24 km a cronometro attendono il gruppo, guidato ancora e sempre da Levi Leipheimer, che ha le carte in regola per vincere la tappa e chiudere il discorso della classifica prima delle insidiose due ultime frazioni; ma occhio, che potremmo anche trovarci a fare i conti col ritorno al successo di una nostra vecchia conoscenza. Una delle due, insomma, e avete capito a chi ci riferiamo. A o B? L'alfabeto ciclistico di questo 2009 si propone il suo primo spelling approfondito.