Van Avermaet castiga-Italia - Rebellin stranamente secondo
Quanta Italia c'era nella fuga a 12 che ha caratterizzato la nona tappa della Vuelta 2008? Tanta, e anche di ottima qualità. E allora com'è che usciamo dalla frazione battuti e scornati? Semplice: perché se nel gruppetto all'attacco c'è un uomo veloce come il belga Greg Van Avermaet, e nessuno dei nostri considera utile staccarlo prima della volata, è chiaro che poi quello mazzòla tutti quanti.
Il 23enne fiammingo ha vinto a Sabiñánigo battendo un filotto regale, formato da Davide Rebellin (al settimo secondo posto stagionale, compreso l'argento olimpico di Pechino), Juan Antonio Flecha, Rinaldo Nocentini e Damiano Cunego. Tra i 12 attaccanti c'erano anche l'altro azzurro Tonti, il francese Moncoutie (vincitore a Pla de Beret ieri), ed Egoi Martínez, il meglio piazzato in classifica con poco più di 6' da recuperare sul leader Leipheimer; la fuga è partita al km 53, a 147 dal traguardo, dopo che in tanti si erano affannati nei primi chilometri di tappa per avvantaggiarsi (Cunego su tutti, ma anche Bettini).
All'Astana dei primi due della classifica andava bene questo tipo di azione, ed ecco che allora l'attacco è lievitato, fino a sfiorare i 7' di vantaggio in vetta al Puerto de Serrablo (km 134): a quel punto, con 65 km da coprire ancora, era chiaro che l'azione sarebbe andata in porto: restava solo da capire chi e come si sarebbe giocato le sue chance per anticipare lo sprint, in cui - come detto - lo spauracchio Van Avermaet partiva abbondantemente favorito.
Mentre Alan Pérez dava tutto per tenere il margine a quel livello e permettere così al suo capitano Egoi Martínez di raggiungere un'agognata maglia oro (conquistata per soli 11" su Leipheimer), gli altri si studiavano. L'Astana, presa da sin troppo lassismo, lasciava intanto che il gap lievitasse fino a quasi 8' (per poi essere rilevata nel finale da CSC e Caisse, che col loro tirare qualcosa hanno limato); ai 6 km è stato Moncoutie a rompere gli indugi, ai 5 è toccato a Tonti, Flecha e Halgand, con Cunego a chiudere.
Al contropiede di Flecha ha risposto ancora Damiano, ma un po' tardivamente, visto che gli altri 10 hanno ripreso facilmente i due ai 3 km (proprio Van Avermaet ha operato il ricongiungimento). Tonti ha riprovato la stoccata (con Moncoutie e Nocentini), ma un'altra volta ha chiuso Cunego, e a quel punto non rimaneva altro da fare che predisporsi allo sprint ristretto.
Moncoutie ha preso la volata in testa, posizione ideale per essere battuto; ai 300 metri il francese si è spostato, lasciando Tonti davanti a tutti, con Van Avermaet alla ruota del marchigiano e Cunego che, chissà perché, con uno scarto sul lato destro della strada è rimasto subito al vento. Dalla parte opposta, immediatamente dopo è partito Nocentini anticipando Rebellin che però gli ha preso la ruota, mentre al centro Van Avermaet ha superato Tonti per poi lanciarsi definitivamente ai 200 metri. Cunego a quel punto era già ingolfato, mentre Nocentini stava allungando, profondendo il suo massimo sforzo ai 150 metri.
Dalla ruota del toscano è uscito prepotentemente ai 100 metri Van Avermaet (mentre Rebellin era scoperto accanto al belga), e nessuno ha potuto più frenare il promettentissimo corridore della Silence. Davide, come troppo spesso gli accade, si accontenta della seconda piazza, Flecha in rimonta è terzo, Nocentini quarto e Cunego quinto, con Tonti ottavo. Che dire su questo epilogo poco azzurro rispetto a quanto ci si aspettava?
O che i ragazzi di casa Italia non conoscono bene gli avversari, visto che si solo troppo tardi si son decisi a pungere in qualche modo il belga: Rebellin non ne aveva per tentare qualcosa ai 10-15 chilometri, magari in società con qualche collega che non fosse Van Avermaet? O serviva per forza quest'altro piazzamento al suo palmarés? Lo stesso dicasi per Nocentini. Ma se Davide ha la maglia azzurra per i Mondiali assicurata, e quindi si potrebbe anche pensare che non aveva nemmeno tanta verve mentale per affannarsi più del necessario, Rinaldo non è in queste condizioni, e per lui possiamo tranquillamente parlare di occasione sprecata.
Tonti ha fatto appena meno del suo (anche lui poteva provarci prima), mentre Cunego continua ad essere il corridore enigmatico con cui tutti abbiamo ormai imparato a familiarizzare: si affanna per promuovere la fuga, ci riesce, collabora bene, ma nel finale anziché agire seriamente in prima persona si occupa di chiudere su tutti, per poi sbagliare la volata come un pivellino: va bene la foga di ottenere un risultato, ma uno sprint sgangherato come quello odierno del veronese fatichiamo a ricordarlo. Per Damiano si mette maluccio anche in chiave nazionale, visto che le punte ce le abbiamo, le mezzepunte (più vincenti dell'atleta della Lampre) pure, e per i posti da gregario si può puntare tranquillamente su altri nomi, più avvezzi alla fatica.
Certo, Cunego lo scorso anno disputò un bel Mondiale, faticando tanto e bene, e in aprile ha pur sempre vinto l'Amstel, una delle classiche più importanti della stagione. Ma da allora son passati quasi 5 mesi, mentre rispetto al 2007 i candidati a vestire l'azzurro sono molti di più. Ergo, ci sta che poi Ballerini ci sorprenda e convochi il biondo di Cerro Veronese; ma allo stato dei fatti, quest'ipotesi è sempre più sbiadita.