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Tutti x uno, Betto x tutti - Vuelta, per García Dapena fuga ok

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Rebellin, Ballan, Cunego, Paolini, Bosisio, Tosatto, Tonti, Bruseghin: saranno loro gli otto scudieri di Paolo Bettini per il Mondiale di Varese.
Il ct Franco Ballerini ha comunicato stamattina, all'interno del Cycling Stadium (così sarà ribattezzato l'ippodromo Le Bettole durante la settimana iridata) di Varese, la formazione che proverà a conquistare il terzo titolo mondiale consecutivo. Anzi, sarebbe più opportuno dire che sarà lo stesso Bettini, bi-campione del mondo uscente, a cercare lo storico tris consecutivo; impresa che, nel caso, sarebbe unica nella storia di questo sport.
Che Bettini sarebbe stato il capitano di questa Nazionale non c'era alcun dubbio. I dubbi, come sempre, riguardavano la schiera delle cosiddette "seconde punte", cioè quei corridori in grado di muoversi nel finale assicurando sia una maggiore copertura del capitano in pectore, sia un risultato importante nel caso di débâcle, o di eccessivi giochi tattici, che possono capitare all'uomo designato per la vittoria.
Su due nomi i dubbi erano stati diramati da tempo: Davide Rebellin s'è conquistato negli ultimi due Mondiali e nel corso delle varie stagioni, il ruolo di regista in corsa e di maggiore alternativa a capitan Bettini. Il 2° posto ottenuto a Pechino è stata solo l'ulteriore conferma della competitività del 37enne vicentino. L'altro è Alessandro Ballan, sempre in prima linea nelle corse importanti e dure, sempre pronto a ricoprire il doppio ruolo di capitano e di uomo di fatica: il successo in salita alla Vuelta, con tanto di maglia amarillo portata a spasso per ventiquattr'ore, ha posto la ciliegina sulla torta alla stagione (buona, ma poco vittoriosa) del "cigno" di Castelfranco Veneto.
I dubbi nascevano dunque dopo queste tre certezze: quanti uomini di fatica portare? Quanti gregari veri? Quanti battitori liberi? E c'è lo spazio per il velocista?
Il circuito di Varese è particolare. Il dislivello complessivo è notevole (3600 metri, anche se ci sono delle versioni che si "fermano" a 3405), ma le salite non sono durissime, anche se ripeterle 15 volte non sarà divertente per molti. La particolarità è la vicinanza tra la vetta della salita dei Ronchi e l'arrivo: non i 10 km canonici delle precedenti edizioni, quando gli attaccanti spesso venivano inglobati dal gruppo in rimonta, ma soli 3,56 km (metro più, metro meno). Pochi, pochissimi.
Lo spauracchio Spagna potrà contare su Freire e Valverde, nonché su quel Samuel Sánchez fresco campione olimpico (ora è impegnato in Polonia) proprio davanti Rebellin. L'Italia ha bisogno di una corsa dura e di fantasia. Bettini e Valverde si sono annullati a vicenda a Pechino; in volata sono veloci quasi allo stesso identico modo (soprattutto dopo 260 km) ed il murciano non ha certo paura delle corse dure (ha vinto due Liegi, proprio come il toscano).
Samuel Sánchez può avere il suo corrispettivo in Rebellin, ma all'Italia manca un Freire: poteva essere Daniele Bennati, ma lo stesso aretino si è tolto fuori dalla "lotta" per la convocazione ammalandosi alla Vuelta.
Corsa dura, abbiamo detto, ma con due come Valverde e Sánchez (già sul podio di un GT; entrambi alla Vuelta) non sarà facile ugualmente.
Ed allora Ballerini ha scelto di puntare forte su Bettini, almeno a parole. La scelta di lasciare a casa Di Luca e Pozzato, uomini di fiducia del ct e della Nazionale, uomini vincenti e già in grado di far bene in corse importanti e storiche, può avere un doppio significato. Maggiore fiducia in Bettini, certo, a maggior ragione se si chiamano Tonti e Tosatto in totale appoggio al campione di La California, ma anche maggior fiducia in Rebellin e Ballan, negli anni scorsi spesi (soprattutto il secondo, e soprattutto a Salisburgo) per sfaldare il plotone ed incatramare i polpacci delle ruote più veloci.
E poi ci sono tre corridori di mezzo, tre corridori che potrebbero venir sottovalutati da tanti e che invece sono in grado di interpretare una corsa come il Mondiale al meglio: parliamo di Luca Paolini, Damiano Cunego e Gabriele Bosisio. Paolini s'è già preso un bronzo iridato (Verona 2004); Cunego è stato 9° nella sua Verona quattro anni fa e fu molto bravo lo scorso anno a Stoccarda, andando poi a vincere il Lombardia un mese dopo; Bosisio è un corridore veloce, ma atipico, perché tiene alla grande anche in salita, come dimostra il successo al Giro a Pescocostanzo e la vittoria al Giro del Lazio ed alla Pre-olimpica di Pechino un anno fa.
Loro tre potrebbero essere gli uomini decisivi di questa Nazionale, apparentemente Bettini-centrica, ma in sostanza con parecchie alternative, soprattutto se la corsa sarà interpretata in maniera tatticamente ineccepibile, magari bluffando anche in qualche occasione per tentare di mettere in scacco la corazzata di Antequera (che potrà contare anche su Joaquín Rodríguez e qualche altro bel corridore).
Certo, il morale di Pozzato e Di Luca non sarà certamente alto, così come quelli di altri esclusi eccellenti come Garzelli (si correva a casa sua e ci teneva ad esserci), Pellizotti (ha corso a Pechino ed è stato molto attivo ad Amburgo) e Gasparotto (secondo alla Placci e primo in Romagna), e forse anche Bertagnolli e Ginanni, convocati col ruolo di riserve, non staranno facendo i salti di gioia.
Ma si sa, i posti sono nove e delle scelte andavano fatte. I nove che correranno sembrano assolutamente in grado di disputare una buona prova in linea, così come Quinziato e Pinotti sembrano abbastanza in palla per provare a far fare bella figura allo Stivale tricolore anche nella prova contro il tempo. E chissà che il bolzanino, facendo una bella crono, non strappi anche una maglia da titolare per la prova in linea. Ballerini non è nuovo a cambi in corsa (vedi Hamilton 2003) e l'alfiere Liquigas è molto adatto al percorso (il sacrificato, nel caso, crediamo sarebbe Tonti).


Alla Vuelta è andata in scena una commedia in tre atti che ha visto come protagonista il bravo García Dapena, che è entrato al km 80 (con Tiralongo) nella fuga di giornata partita al km 37 (in cui si trovavano Gilbert, Breschel, Vanotti, Zandio, Haussler, Astarloza, Minard, Jacobs, Arroyo, Eltink, Bonnaire, Arrieta, ed Ignatiev) e poi ha dapprima seguito il filone giusto sull'asperità verso Lombailo, posta a circa 10 km dall'arrivo e che, non essendo stata segnalata come Gpm, ha sicuramente tratto in inganno molti.
García Dapena ha gestito poi con scaltrezza il finale, nel momento in cui s'è trovato in testa con Nuyens, Gárate ed Arroyo, che si sono divertiti per un po' a scattarsi in faccia l'un l'altro e poi, a poco più di 2,5 km dal traguardo di Ponferrada, hanno visto la maglia bianca della Xacobeo-Galicia andarsene, rivedendola soltanto sotto lo striscione conclusivo, già incredula ed esultante (nonostante Nuyens abbia nel finale provato il ricongiungimento).
García Dapena ha fatto anche un bel balzo in classifica: ora è 13esimo, ed anche Gárate ed Arroyo sono risaliti (14esimo l'uomo Quick Step, 16esimo il gregario di Valverde). Perde qualche posizione Nocentini, che s'è fatto sorprendere dalla salita nel finale.
Per il resto, buon 4° posto di Tiralongo (a 33" dallo spagnolo), discreto 14esimo di Vanotti (a 5'58") e piccola caduta (senza conseguenze) per Contador a poco più di 40 km dal traguardo.


E per oggi la Vuelta ha vinto la sfida a distanza col Giro di Polonia in quanto a divertimento, aiutata anche da un'altimetria un poco più interessante.
La fuga a tre di Longo (che l'anno scorso, al debutto tra i pro', vestì la maglia di leader al termine della cronosquadre d'apertura vinta dalla Lampre), Lafuente e Lukasz Bodnar viene gestita in scioltezza dal gruppo per favorire la prima delle tante (preventivate) volate di questa corsa polacca.
Qualche trambusto all'interno del circuito cittadino (cadute sparse con alcuna conseguenza grave per nessuno) non evita lo sprint di gruppo, col canguro Allan Davis che sfrutta il buon lavoro della Quick Step (e di De Jongh in particolare) e va a prendersi la tappa davanti a Murilo Fischer (che si consola con la maglia gialla di leader) e Mirco Lorenzetto (stretto con furbizia da Davis al momento dello "sparo"), con Bernaudeau, Hutarovich e Roelandts più dietro.
Volata viziata dalla caduta a 400 metri dall'arrivo di Gerald Ciolek, l'uomo preposto allo sprint per la Columbia (Cavendish s'è andato a divertire nel Missouri, Greipel ha vinto ieri il GP Norimberga), che s'è portato dietro Förster (altro bel velocista), Kiendys e Uran, designato ad aiutare Rojas (solo 11esimo) allo sprint.
La lotta tra i due giovanotti rampanti (Ciolek e Rojas) è dunque rimandata a domani, così come è prevista la rivincita tra Vuelta e Polonia tra chi ci saprà far più divertire.
Quest'ultima cosa, in effetti, riesce sempre molto facile all'UCI, che in una corsa Pro Tour permette la partecipazione di una selezione polacca (la Polska-BGZ), quando il regolamento dice(va?) che solo le squadre Pro Tour e le squadre Professional inserite tra le Wild Card UCI ed invitate dagli organizzatori possono prendere il via di questo tipo di corse. Ma l'UCI è stata già in grado (al Tour Down Under) di far prendere il via alla Nazionale australiana, con un corridore (Allan Davis; vi dice qualcosa?) che arrivò 2° e non prese ovviamente punti per il ranking (non era in una squadra Pro Tour). Ora Allan Davis, che mesi addietro veniva addirittura osteggiato (pubblicamente e privatamente) dall'UCI nella ricerca di un nuovo team, corre nella Quick Step (team Pro Tour), vince le corse Pro Tour (o arriva sul podio: vedi Amburgo) e prende punti per questo ranking.
Ovviamente niente contro l'australiano, anzi, ma chi non ci trova da sorridere forse non ha ben chiara la situazione dirigenziale del ciclismo.
Ma sì, che lo vinca Allan Davis il Pro Tour! W l'UCI!



Mario Casaldi

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